Un Solo Corpo: Il rinnovamento della nostra vita consacrata

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Dopo l’Anno della Vita Consacrata

Non molto tempo fa si è concluso l’Anno della Vita Consacrata. Potrebbe essere utile chiederci che cosa, in termini concreti è rimasto in noi e nelle nostre comunità dopo questo anno così particolare.

Ricordiamo il tema dell’Anno della Vita Consacrata: Svegliate il mondo! “Svegliate il mondo, illuminatelo con la vostra testimonianza profetica e controcorrente!” – ci ha detto Papa Francesco nel messaggio di apertura dell’Anno della Vita Consacrata. Nello stesso messaggio, il papa ci ha indicato tre atteggiamenti programmatici per attuare tale chiamata a svegliare il mondo: essendo gioiosi, essendo coraggiosi, ed essendo uomini e donne di comunione. Nella sua lettera apostolica, rivolta a tutte le persone consacrate, ha condiviso la prospettiva con cui dovremmo camminare: guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, e abbracciare il futuro con speranza.

Sarebbe molto utile se potessimo passare un po’di tempo nelle nostre comunità per intraprendere una riflessione sincera su quanto abbiamo ricevuto durante l’Anno della Vita Consacrata come comunità “concrete”. Quest’analisi in retrospezione ci potrebbe aiutare a cogliere e a intuire ciò che è stato raggiunto, come pure ciò che invece rimane ancora da compiere, ciò che ci ha dato nuova luce e vita, ma anche ciò che è diventato un ostacolo sul cammino della nostra vita consacrata.

Messaggio del Capitolo

L’ultimo Capitolo Generale nel suo messaggio alla Congregazione sviluppa temi già aperti durante l’Anno della Vita Consacrata; con le seguenti parole ci invita a una riflessione molto seria e sincera:

Ogni confratello analizzi in profondità la sua vita consacrata e veda quali siano gli aspetti della sua vita che hanno bisogno di conversione e rivitalizzazione. È fondamentale un’intima comunione con Cristo Redentore che tocchi le nostre ferite personali e comunitarie, le guarisca, rinforzi la nostra vita spirituale e ci renda disponibili per la missione. La nostra visione della Comunità Apostolica Redentorista sarebbe incompleta senza la promozione gioiosa della vocazione. Incoraggiamo tutti i confratelli a riscoprire la bellezza della loro vocazione redentorista, e a diventare i primi agenti della pastorale vocazionale nelle loro Unità, creando una cultura vocazionale, affinché molte persone si incorporino alla nostra famiglia redentorista.

Se prendessimo sul serio questo invito a svolgere un profondo esame della nostra vita consacrata, ognuno di noi potrebbe identificare i “territori interni di missione” in cui sono necessari conversione e rinnovamento.

Il Capitolo sottolinea che come base per questo processo di esame abbiamo bisogno di stabilire una comunione intima con Cristo Redentore. Solo in unione con Lui questo “intervento a cuore aperto” può avere successo, e diventare un processo di guarigione. Dobbiamo ripartire esaminando lo stato del nostro rapporto con Cristo. Lui è la fonte della mia vocazione ed è Lui che mi manda in missione nel mondo di oggi. Leggo la mia vita in questa prospettiva?

In secondo luogo, il Capitolo ci spinge a riscoprire la bellezza della nostra vocazione. Viviamo una vocazione comune che è la “somma” di molte vocazioni. In altre parole, le nostre storie sono legate: la storia della mia vocazione dall’inizio fino al momento presente si unisce alle storie della vita di ogni singolo Redentorista, e queste contribuiscono alla forma attuale della nostra Congregazione. La bellezza di questo sta nel riscoprire il “come” mi sono reso disponibile per la missione di Cristo nel mondo di oggi, con tutte le conseguenze di tale scelta. Ho fatto la mia scelta, e non ho rimpianti. Ho la profonda convinzione che, nonostante gli alti e i bassi, nonostante le molte difficoltà, ho vissuto una vita dedicata a Cristo, e posso ancora sentire che Egli cammina accanto a me.

In terzo luogo, la certezza che oggi valga la pena essere redentorista, mi porta a un certo tipo di fiducia che mi permette di promuovere questo stile di vita per gli altri. A causa di ciò che ho vissuto, voglio condividere, voglio fare altri partecipi di questa storia che ha avuto inizio prima di me, e continua nella mia vita.

Alcune domande per la riflessione e la discussione:

•         Pensi che la vita della tua comunità possa attrarre qualcuno ad unirsi a noi?

•         Consiglieresti questo tipo di vita ai giovani che incontri nelle tue attività missionarie?

•         Pensi che tu stia facendo abbastanza in questo campo della tua vita come Redentorista?

Le nostre Costituzioni

Nelle nostre Costituzioni e Statuti ci sono molti riferimenti alla nostra vita consacrata, alla vita professata e alla vita dedicata al Santissimo Redentore. Prendiamo qui un solo riferimento – Costituzione 56 – che dice: Mossi dalla forza dello Spirito Santo, i congregati cercano di arrivare al dono totale di se stessi per far del proprio essere, mediante il Cristo, come una risposta al Signore “che ci ha amati per primo (1Gv 4, 10)”. Questa risposta la danno con la professione religiosa dei voti di castità, povertà e ubbidienza.

Questa particolare Costituzione ci chiama ad offrire un dono totale di noi stessi. Dare noi stessi in questo modo è una decisione che può essere solo effettuata come frutto dell’azione dello Spirito Santo che si muove e ci rafforza nella nostra vocazione. Si tratta di una libera risposta da parte nostra all’amore di Cristo che ci ha amati per primo.

Ogni rinnovamento e ogni conversione inizia dall’esperienza dell’amore di Dio. La nostra risposta può essere totale e indivisa solo se siamo stati e siamo profondamente toccati da Dio. Solo allora possiamo trovare nuovo entusiasmo e nuove capacità di rinnovarci. I nostri voti di castità, povertà e obbedienza sono l’espressione della nostra chiara scelta e decisione. Questo è il motivo per cui la Costituzione 56 è descritta come una risposta d’amore. Ogni rinnovamento ci deve portare alla missione, ad una attività apostolica concreta che trova la sua fonte nella missione di Cristo.

Alcune domande per la riflessione e la discussione:

•         In che modo queste parole “idealiste” risuonano nelle mie orecchie?

•         Esse incontrano nel mio cuore una risposta immediata o forse, perché sono troppo “idealiste”, vi trovano resistenza?

•         Come possiamo rispondere a questo invito a livello individuale e comunitario?

•         Ci sono, nella nostra vita di comunità, “territori interni di missione” che hanno bisogno di essere rinnovati?

Bevendo dalla nostra fontana

Presto ci accingeremo a celebrare la festa di San Clemente Hofbauer. Questo confratello è sempre presentato come un esempio di dedizione e zelo apostolico. Il suo famoso detto è: “il Vangelo deve essere predicato in un modo nuovo!” I suoi tempi non erano molto diversi dai nostri, e ora lui si pone per noi come una guida, poiché è stato in grado di trovare modi efficaci di raggiungere i poveri e gli bbandonati.

La figura di San Clemente Hofbauer ci ispira e talvolta ci sfida. Ci domandiamo: “Come è stato possibile lavorare in questo modo?” Ha dovuto sopportare tante difficoltà nella sua vita apostolica, e tuttavia egli è chiamato “un mistico in azione”. Come mai questo uomo, a volte descritto come un “fallimento totale”, può ancora ispirare e attirare tutti noi?

Qui ci sono alcuni punti della sua fisionomia apostolica che forse ci possono incoraggiare sia nel nostro ministero nel mondo d’oggi, sia nel rinnovamento della nostra vita consacrata:

•         Clemente aveva una consapevolezza molto realistica della sua responsabilità e della sua speciale missione per il suo tempo, per il particolare periodo storico in cui si trovava il mondo, la Chiesa e la Congregazione.

•         Aveva il senso profetico di intendere l’evangelizzazione come un criterio normativo per la comunità apostolica.

•         Clemente conosceva il potere dell’Incarnazione nella periferia del mondo, delle nazioni, e della Chiesa, permettendo al Vangelo d’essere predicato ai più abbandonati in maniera più rilevante e significativa.

•         Ha sentito una forte urgenza di comunione nella comunità apostolica redentorista, sia nell’apostolato che nella vita ordinaria.

•         Egli è testimone di armonia tra la dimensione attiva della vita e quella contemplativa.

•         Egli ci offre la testimonianza di un atteggiamento e di una prospettiva lungimirante.

•         Clemente ci porta a vivere, come egli stesso ha vissuto, una creatività autentica e una fedeltà radicale al mondo in cui viviamo e in cui siamo stati chiamati al lavoro, alla Chiesa, allo Spirito, a Cristo, alla Congregazione, al carisma fondazionale incarnato da Alfonso, e alla chiamata personale attraverso la quale queste fedeltà ci invitano a servire i poveri.

Alcune domande per la riflessione e la discussione:

•         Che cosa dovrebbe significare per noi vivere in una Congregazione che ha come membro un apostolo del calibro di Clemente Hofbauer?

•         Che cosa Clemente ci dice circa l’amore per la Congregazione? … cosa sulla fedeltà alla tradizione? … cosa sull’innovazione?

•         In che modo Clemente ci può ispirare nel rinnovamento della nostra vita consacrata?

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UN SOLO CORPO è un testo mensile di preghiera proposto dal Centro di Spiritualità Redentorista. Per maggiori informazioni:

Fr. Piotr Chyla CSsR (Direttore del Centro di Spiritualità –  fr.chyla@gmail.com).