La giornata dell’ammalato al santuario San Gerardo Maiella

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La puntuale e suggestiva cronaca della Giornata a cura di Elisa Malanga, arricchita dalle sensazioni (le trovate in corsivo) di Giuseppe Gargano, medico che percepisce nei volti dei suoi ammalati una meravigliosa sensazione di benessere. Perché al Santuario ci si prende cura dell’anima.

 

Il 25 Aprile 2017 la Giornata dell’Ammalato al Santuario di Materdomini giunge al suo sessantesimo anniversario! Un cammino iniziato grazie alla collaborazione tra Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza di Pagani e Missionari Redentoristi che, negli anni, si è aperta a tante altre associazioni e si è arricchita di testimonianze di condivisione. È un appuntamento ricco di emozioni, un momento nel quale davvero si vive la carità verso i malati sentendoli e avendoli fisicamente vicini.

Avevo sentito parlare spesso della Giornata dell’ammalato, di quanto fosse suggestiva e, soprattutto, del formidabile coinvolgimento degli ammalati con difficoltà motorie. Ero quantomeno incuriosito da queste testimonianze e, quando Mario Ascolese e Maria Giuseppa Gargano, rispettivamente presidente regionale campano e presidente per la diocesi Nocera – Sarno dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, mi hanno prospettato la possibilità di partecipare a questa Giornata, non ho potuto che accettarla con entusiasmo. Avrei vissuto un’esperienza nella quale l’ammalato sarebbe stato curato diversamente, cioè nello spirito e non nel corpo. Ebbene, da subito ho desiderato di condividere questa esperienza con i pellegrini!

 

 

È una gioia vederli arrivare a Materdomini: sono pellegrini speciali che stanno a cuore a san Gerardo, malato anche lui nel corpo e che, proprio in questo Santuario, ha vissuto gli ultimi momenti di vita terrena segnata da tanta sofferenza ma anche da tanta fede, completamente abbandonato alla volontà del suo caro Dio! Sono pellegrini particolari perché accompagnati da tanti angeli custodi in carne ed ossa: i volontari, che non li lasciano mai, li sostengono, li guidano, li sollevano. In questa giornata si vive la più alta testimonianza della vita cristiana: quella che si arricchisce della  vicinanza e dell’accoglienza al fratello ammalato.

Arrivo a Materdomini nel momento dell’accoglienza ai pellegrini ammalati. Per deformazione professionale sono abituato alle ansie del paziente che accede ad uno studio medico, ad un ospedale… ma qui, al Santuario, sembra proprio che i malati stiano tornando a casa! I religiosi li accolgono come può fare solo un buon padre di famiglia che non vede i figli da molto tempo. Prima della celebrazione, il Vescovo esce dalla chiesa e va incontro agli ammalati per poi condurli verso il santuario. Ero abituato a dovermi recare in chiesa e, invece, qui a Materdomini, sembra che sia la chiesa a tendere la mano e a condurti verso di lei!

 

È Padre Davide Perdonò, Rettore del Santuario, che accoglie i pellegrini e li saluta all’inizio della celebrazione eucaristica presieduta dal mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della diocesi di Nocera – Sarno. “Cari fratelli ammalati – esordisce il Rettore di Materdomini – questa è una giornata che sta particolarmente a cuore a Gerardo, perché la principale preoccupazione del nostro Santo era quella di visitare ogni giorno i fratelli ammalati. Egli riteneva la visita ai malati l’espressione più alta della carità e dell’amore: per lui era come andare a trovare il Cristo sulla croce! Ebbene – prosegue padre Davide – oggi, con voi, abbiamo la possibilità di rinnovare quella che è stata la grande attenzione di questo giovane grande Santo: l’amore verso i fratelli, soprattutto verso i fratelli ammalati. Grazie della vostra testimonianza – conclude il Rettore – oggi san Gerardo ascolterà le vostre preghiere in maniera particolare!”. Gli ammalati si ritrovano a condividere in fraternità tanti momenti, tutti uniti dalla speranza e dalla preghiera, come sottolinea nell’omelia mons. Giuseppe Giudice: “È bello che qui al Santuario di san Gerardo gli ammalati trovino quasi la loro casa, il luogo dove veder asciugate le proprie lacrime e dove ricevere un balsamo per una speranza sempre nuova”.

Durante l’omelia, mentre il Vescovo Giuseppe Giudice si rivolge agli ammalati, mi guardo intorno e percepisco l’assoluto silenzio tra i fedeli. Gli ammalati seguono le parole del Vescovo, sembra non pensino più alle loro patologie, ma sentano in quelle parole un conforto. Ed io ho la sensazione di passare da medico a paziente! Le parole del Vescovo mi ricordano lo svolgimento di una vera e propria visita medica, quando dopo aver ascoltato e studiato il paziente, mi accingo a dare la mia diagnosi e la mia terapia. Con le sue parole, il Vescovo riesce ad infondere serenità in tutti, ammalati e non.

L’intera Giornata scorre all’insegna della gioia, che diventa contagiosa quando ci si riunisce tutti in preghiera sul sagrato del Santuario e quando, ancora tutti insieme ammalati e volontari, si pranza e, poi, con il canto, si esprime l’allegria che nasce dal condividere questa meravigliosa esperienza di pellegrinaggio! Nel pomeriggio, poi, l’incontro più bello: quello con Gesù, un momento davvero intenso nel quale i cuori dei malati si   aprono all’adorazione eucaristica, pronti a chiedere con forza la guarigione oppure l’accettazione della sofferenza.

Malgrado le difficoltà motorie e di salute, i pellegrini si intrattengono al Santuario fino al pomeriggio per ricevere la benedizione solenne. In mezzo a loro, a condividere l’attesa, molti volontari che li aiutano nel momento del pranzo. Proprio in queste ore, ho la fortuna di visitare il Santuario e di ascoltare da Elisa Malanga una suggestiva narrazione delle gesta di san Gerardo rappresentate nella stanza del Museo dove sono raffigurati i suoi miracoli. Rivivere i miracoli di san Gerardo e, più in generale, percepire l’intensa devozione nei suoi confronti, è stato per me una formidabile occasione di crescita. Ho visto volontari ed ammalati mangiare e cantare insieme, in un clima di festa e di spensieratezza. Il santuario mi è parso un ospedale speciale nel quale, pur non ricorrendo ai farmaci, si avvertiva un senso di benessere. Nel corso di questa giornata ho potuto capire che cosa significa curare l’anima. Essere un medico porta a vedere le malattie in modo oggettivo e razionale, dimenticando che la fede riesce a donare serenità e speranza e che, insieme alla medicina, può alleviare le sofferenze dell’ammalato.

 

Quel che ci ha insegnato san Gerardo è proprio che la malattia non è soltanto sofferenza, ma può essere un atto di donazione, di uniformità alla volontà di Dio. La fede aiuta a vivere con serenità e con determinazione anche i dolori più intensi, i mali peggiori: Gerardo è stato l’esempio vivente di tutto questo! Dobbiamo affrontare la malattia come un cammino, una tappa di un pellegrinaggio dell’anima che porta direttamente a Cristo. Poter vivere insieme agli ammalati, sotto lo sguardo di san Gerardo, queste emozioni così intense e commoventi, è davvero un privilegio da custodire nel proprio cuore e del quale fare tesoro. Guardare negli occhi gli ammalati, è avvicinarsi alle loro sofferenze, è accompagnarli nel loro duro cammino. Soprattutto, è una grande occasione che il Signore ci offre per rinnovare e fortificare la nostra fede.

 

la giornata dell’ammalato, 25 aprile 2017 – santuario san gerardo maiella

(da in cammino con San Gerardo, il mensile della Famiglia Redentorista, giugno 2017)