Sapori Alfonsiani di Aniello Ascolese
Nasce Domenica 5 agosto a Pagani la prima degustazione dei Sapori Alfonsiani. Questa prima esperienza scaturisce dalla promozione e dall’organizzazione dei padri rendentoristi e i componenti delle varie associazioni nell’ambito del comitato Pagani Città di S. Alfonso e i gruppi della parrocchia S. Alfonso.
Bisogna precisare che questa esperienza viene alla luce spontaneamente non come una sagra ma come una carrellata dei sapori del convento di S. Alfonso. La spinta che ha coinvolto e mosso tante persone e volontari guidati dal Superiore Padre Luciano Panella è stata quella di voler creare uno spirito di comunione propugnato da S. Alfonso, principalmente tra i vari gruppi e le varie anime che compongono la parrocchia e il Comitato espressione di tutta la città. Quindi la vocazione di questa esperienza è stata principalmente missionaria, evangelica e pastorale permettendo per questo primo anno, chiamato anno “zero”, arrivi a tanti paganesi con il desiderio di conoscere intimamente alcuni pensieri scritti e messi sulle mura tra i giardini con i limoni e gli aranci interni del convento dove passeggiava, pregava e meditava S. Alfonso nei suoi anni di residenza a Pagani. Qui veniva anche coltivato l’orto che dava sostentamento ai padri. Tutto questo ha creato un grande successo perché i paganesi sono stati affascinati e contenti di essere stati ospitati a trascorrere in modo quasi mistico la serata. Molti dichiaravano di sentirsi a casa del loro padre, anche se quei giardini non erano stati visti da tutta la loro vita e sempre agognati. La serata è stata allietata da musiche alfonsiane e anche napoletane che hanno deliziato tutti i convenuti, che seduti nei giardini illuminati nella notte come stelle, sono stati testimoni di un esperienza che non avevano mai vissuto. Oltre all’atmosfera dei giardini del convento, il menu dei Sapori Alfonsiani si è basato principalmente su una ricerca condotta dal prof. Aniello Ascolese che ha studiato, aiutandosi anche con il principale biografo del santo il Padre A. M. Tannoia, che cosa mangiava solitamente S. Alfonso e i padri missionari nel ‘700. La ricerca ha mostrato che S. Alfonso mangiava poco come un anacoreta, applicava molti digiuni ed astinenze e si serviva appena di un solo pasto frugale al giorno come la minestra, qualche pesce, un pezzo di pane, della frutta e poca carne se non in giorni in cui era debilitato o in giorni particolarmente solenni, anzi a coloro che gli avevano messo sul tavolo di venerdì un pollo per dargli un aiuto proteico nella sua scarsa alimentazione si racconta che S. Alfonso lo trasforma con un miracolo in un pesce con il segno della croce. Riguardo ai dolci S. Alfonso era molto restio al punto tale che invita i giovani missionari a non portarne nelle proprie celle sia dolci che marmellate o altro e per questo gli ingredienti della degustazione sono stati parchi.
Il menu si componeva di 7 elementi:
– Pasta e fasul’ arrpusat;
– Polpette di melenzane coltivate nell’orto di S. Alfonso;
– Insalata di S.Alfonso con erba Portulaca (erba pucchiacchella);
– Zeppole del convento;
– Fetta di melonessa;
– Granita al limone con i limoni del giardino, e altre granite al gelso, alla fragola e alla ciliegia;
– Liguorino di S. Alfonso
Il primo piatto quindi risulta la pasta e fagioli arrpusat, questa pietanza nasce dalla tradizione che si viveva nel convento perché i padri missionari si alzavano presto al mattino, verso le 5, per recitare le lodi e mettevano a cucinare la pasta e fagioli lentamente e poi partivano andando in missione e così li facevano cuocere lentamente e la sera quando tornavano erano pronti per la cena dei missionari e anche il cuoco e la cucina ha seguito lo stesso metodo facendo cuocere la pasta alle 6 del mattino per poi presentarla la sera alle 21,00. Le polpette venivano utilizzate solo per utilizzare il pane che veniva cotto o donato al convento e che reso raffermo doveva essere riutilizzato per non essere sprecato ma all’interno non venivano messa la carne ma le melanzane coltivate nell’orto e venivano fatte in modo eccezionale. Segue dopo l’insalata di pomodori, a cui veniva aggiunta l’erba portulaca che sant’Alfonso conosceva bene perché aveva imparato ad utilizzarla come medicina fitoterapica quando da giovane all’interno dell’ospedale degli incurabili a Napoli a fianco dei padri filippini aveva imparato a conoscerla per aiutare i malati ricoverati e che poi userà per tutta la vita insieme ad altre erbe fitoterapiche. A seguire la fetta di melonessa un frutto che a Pagani era tradizione mangiare nel giorno di S. Alfonso perché era il momento più opportuno per essere maturo e assaporare la sua dolcezza. Le zeppole erano uno dei pochi dolci che veniva fatto nel convento come tradizione per festeggiare il giorno di S. Giuseppe santo molto amato da S. Alfonso. Poi c’era la granita al limone che ha deliziato tutti i presenti con la sua freschezza e il suo profumo perché e stata completamente fatta con i limoni del giardino di S. Alfonso. Chi ha donato la sua preparazione ha anche portato altre granite di sue produzioni che sono state subito finite per addolcire e rinfrescare il caldo che attorniava il convento ma che all’interno di questo era fresco. E infine per concludere c’era il liquorino di S. Alfonso che ha donato a tutti uno sprint finale con la sua iniziale amarezza ma che lascia in bocca di chi lo prova un piacevole retrogusto questo perché all’inizio si sente in bocca l’aloe vera e poi intervengono altre erbe che lo compongono.
Il risultato di questa esperienza è stata molto interessante, i fondi stanziati per crearla sono stati incassati ma, anche le donazioni sono state numerose a dimostrazione della generosità dei paganesi che quando vengono chiamati per contribuire al loro santo patrono rispondono generosamente. Ma chi ha dato uno sviluppo maggiore sono stati i volontari la maggior parte provenienti dalla parrocchia che sono stati tutti felici, nel pregare prima di ogni riunione e lavorare, collaborare e organizzare creando un atmosfera unica e importante che è stata quella di un autentica comunione nello spirito senza rivalità e senza contese. Tutti hanno partecipato con spirito di abnegazione e coraggio guidati dalla preghiera e dal conforto del superiore che con l’aiuto di Dio ha realizzato nel piccolo giardino un piccolo paradiso dove tutti palpitavano questa sensazione lasciando i loro messaggi su una lavagna lasciata vicino al muro. Molti volontari ricordano con affetto la preghiera nella cappella e la preghiera comune prima di iniziare Sapori Alfonsiani che ha dato loro la carica maggiore nel donare con amore a tutti i convenuti il lavoro svolto con amore e il risultato si è visto subito. Alcuni scritti erano molto belli e suggestivi e tra questi cogliamo uno che diceva “Entrando nel giardino di Sant’Alfonso, si avverte un aria magica, che ti porta indietro nel tempo. Quindi si ha davvero la sensazione di gustare i sapori di altri tempi. Sperando che non sia la 1° e l’ultima. Veramente piacevole firmato Corrado”. Con questa dedica ci rivolgiamo quindi a tutti per confermare che sicuramente questa esperienza si rifarà e sarà ancora più bella e suggestiva di quest’anno che ha permesso di unificare tante menti e tanti cuori che guardavano con amore verso una sola persona cara a tutti noi, il nostro caro Sant’Alfonso che continua a parlarci e a coinvolgerci ancora dopo 4 secoli.