(Antananarivo) – La visita di Papa Francesco nell’Isola Rossa del Madagascar ha fatto rimbalzare sugli schermi dei quattro angoli del pianeta i colori e i sorrisi di questa terra e del popolo che la abita. Il Madagascar, come altri paesi in via di sviluppo, vive in momento di grande effervescenza e crescita ecclesiale. La Chiesa cattolica è ormai la presenza cristiana più nutrita in Madagascar (8 milioni su una popolazione complessiva di 24), in forte espansione rispetto alle altre confessioni cristiane e alla religione tradizionale animista. Una ragione particolare di orgoglio sta nel fatto che i credenti cattolici rappresentano la massa più povera del Paese.
Un contributo importante a questa crescita è stato dato, con poca ombra di dubbio, dai Missionari Redentoristi della Provincia Napoletana. Arrivati nell’Isola nell’ottobre 1967, su richiesta dell’Arcivescovo di Diego-Suarez Mons. J. Wolff (con i PP. Luigi Pentangelo e Vincenzo Sparavigna), i Redentoristi si sono consacrati in un primo momento al lavoro pastorale di evangelizzazione nelle zone del nord. La fondazione della prima casa nella capitale Antananarivo, nel 1989, ha segnato l’apertura della formazione dei nuovi candidati alla vita redentorista e l’avvio di una vasta opera di promozione sociale, che conta a presente una trentina di scuole (primarie, secondarie, licei), due cliniche di maternità (di cui l’ultima appena inaugurata), tre ambulatori sanitari, un centro di formazione agricola e artigianale, un convitto per ragazzi poveri, due centri di formazione catechistica, varie strutture di formazione e aiuto sociale. Un dato importantissimo è dato dalla formazione scolastica: grazie al supporto della Provincia Madre, attraverso una Onlus specifica (Missioni Estere Redentoriste), i Redentoristi della Vice-Provincia del Madagascar formano oggi più di 7.000 bambini, tra i più poveri. Molte delle scuole sorgono in villaggi di campagna e foresta dove, insieme all’alfabetizzazione, s’installa anche la fede cristiana.
L’evangelizzazione nei paesi in via sviluppo non avviene, come si pensa talvolta in Europa, attraverso conversioni forzate o proselitismo attivo. Essa si diffonde piuttosto sulle ali della carità e della solidarietà, senza alcuna forma di imposizione o pubblicità. Molti dei bambini che chiedono di frequentare le nostre scuole, provenienti da famiglie animiste o di altra religione, ricevono insieme all’educazione umana anche una formazione cristiana che li porta a scegliere, senza alcuna costrizione, di far parte della grande famiglia ecclesiale. Molti dei poveri, che assistiamo senza discriminazione religiosa, chiedono liberamente di diventare cristiani, realizzando in qualche modo la promessa di Gesù: «Vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre» (Mt 5,16). Per non parlare poi delle centinaia di villaggi che i Redentoristi assistono pastoralmente, visitando molte delle chiese con tournée a piedi. Il territorio di alcune delle nostre comunità parrocchiali ha un’estensione di 7.000 kmq (quanto una regione italiana) e più di cento chiese e comunità cristiane al suo interno.
Chi ha potuto vedere dal teleschermo qualche immagine della recente visita di Papa Francesco in Madagascar, ha potuto assaggiare qualche ingrediente di questa giovane Chiesa: giovinezza (il 60% della popolazione ha meno di 18 anni), entusiasmo, colori, danze, sorrisi… e i Redentoristi possono esser orgogliosi di esser stati tra i protagonisti della crescita di questa splendida realtà. Le difficoltà non mancano, come in tutte le chiese giovani d’Africa, ma al di sopra di tutto si staglia una grande speranza, data dalla giovinezza e dall’entusiasmo dei credenti, che si esprime anche in una grande abbondanza di vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa (i giovani in formazione nella Vice-Provincia malgascia sotto attualmente una ottantina). A chi come me ha avuto il dono e il privilegio di lavorare per qualche anno in questa Chiesa, la visita di Papa Francesco non ha potuto che suscitare gioia e anche un po’ di sano orgoglio…
Lorenzo Gasparro cssr