Dichiarazione del cardinale Joseph W. Tobin, C.Ss.R., su Querida Amazonia

0
986

Dichiarazione del cardinale Joseph W. Tobin, C.Ss.R., su Querida Amazonia, l’esortazione post-sinodale di papa Francesco

Durante i miei anni di servizio alla mia comunità religiosa, la Congregazione del Santissimo Redentore (Redentoristi), ho avuto il privilegio di visitare i missionari in più di 70 differenti paesi in tutto il mondo. Ho imparato che ogni missionario è chiamato a 1) amare le persone che serve, 2) rispettare le loro tradizioni, i costumi e le esperienze di vita, 3) aiutare a costruire comunità locali e rifiutare tutte quelle forme per sfruttare le loro risorse naturali e 4) di essere il volto di Gesù incarnato in mezzo a loro. Laddove i missionari sono in grado di raggiungere questi obiettivi, il loro ministero fiorisce, i semi vengono piantati e le comunità sopravvivono e crescono anche di fronte ad enormi ostacoli.

Dopo molti mesi di preghiera, ascolto attento e attenta riflessione sulle discussioni del Sinodo speciale dei vescovi tenutosi a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019, sulle sfide e le opportunità poste dal ministero con i popoli della regione amazzonica, Papa Francesco ha riaffermato questi quattro elementi essenziali del discepolato missionario. Ha richiamato la nostra attenzione sull’imperativo evangelico per condividere la luce di Cristo con tutti i popoli del mondo, compreso i nostri amati fratelli e sorelle in Amazzonia.

Come ci ricorda Papa Francesco, “La regione amazzonica è un insieme multinazionale e interconnesso, un grande bioma condiviso da nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname, Venezuela e territorio della Guyana francese. Eppure, sto rivolgendo l’attuale Esortazione a tutto il mondo. Lo sto facendo per aiutare a risvegliare il loro affetto e la loro preoccupazione per quella terra che è anche “nostra” e per invitarli a valorizzarla e riconoscerla come un sacro mistero”.

Il “grande bioma”, che è la regione amazzonica, è “nostro”, ci dice il Papa. Ma non è nostro in modo esclusivo o proprietario. Innanzitutto appartiene ai popoli nativi di questa regione. La loro triste storia di sfollamenti, sfruttamento e abusi grida al mondo intero. La nostra risposta deve essere di solidarietà compassionevole e dobbiamo impegnarci a camminare con i nostri fratelli e sorelle mentre lavorano per preservare la bellezza naturale della regione e, ove possibile, per ripristinare le ricchezze che sono minacciate da idee gravemente errate di economia e “progresso” culturale.

Il Santo Padre ci raccomanda tutto il Documento finale dell’Assemblea speciale dei vescovi per la regione panamazzonica dello scorso ottobre, L’Amazzonia: nuovi percorsi per la Chiesa e per un’ecologia integrale. Qui troveremo solide discussioni sulle responsabilità della Chiesa e sui diversi possibili approcci (alcuni controversi) verso un ministero efficace tra i popoli della regione.

L’obiettivo di Papa Francesco è più ampio e più profondo di quanto suggeriscono i resoconti dei media e il commento di esperti. Chiede a tutti noi di essere discepoli missionari  1) di amare questi nostri fratelli e sorelle, 2) di rispettare la loro dignità umana, 3) di prenderci cura della nostra casa comune come amministratori della creazione di Dio, e 4) e di essere il volto di Cristo incarnato nel nostro popolo, le nostre istituzioni e il nostro impegno a proclamare la gioia del Vangelo.

Come missionario e come vescovo, accolgo con favore la saggezza, la passione e lo zelo che Papa Francesco condivide con il mondo intero e con ciascuno di noi, nella Querida Amazonia. Ho visitato diverse aree dell’Amazzonia dal 1985, assistendo alla straordinaria bellezza e alla tragica ingiustizia di cui il Santo Padre parla così profondamente in questa esortazione.

Possa questa bella e stimolante esortazione del nostro Santo Padre spingere tutte le persone di buona volontà in tutto il mondo a vedere il popolo dell’Amazzonia, ad ascoltare il grido dei poveri e degli emarginati, lì e ovunque, e ad agire giustamente e amorevolmente per prendersi cura di loro e della nostra casa comune.

(Arcidiocesi di Newark)