Nel centenario del suo compleanno, ricordiamo alcune dichiarazioni fatte da Papa Giovanni Paolo II direttamente alla Congregazione del Santissimo Redentore, in cui si riferiva all’attività missionaria dei Redentoristi. Ricordiamo alcuni estratti di due lettere papali emesse in occasione dell’anniversario della nascita e della morte del Fondatore della Congregazione, sant’Alfonso Liguori (1696-1787).
San Giovanni Paolo II ha scritto nella Lettera Apostolica “Spiritus Domini” (1.08.1987):
[…] La lettera apostolica che oggi le invio, nel giorno del bicentenario della morte di sant’Alfonso, vuole esprimere le mie convinzioni e i miei sentimenti a riguardo di un Santo, che è stato maestro di sapienza e padre nella fede.
Rivolgendomi ai figli di sant’Alfonso sparsi per il mondo, che ella degnamente rappresenta, vorrei ricordare quale sarebbero i desideri di sì grande padre per la sua eredità che è la Congregazione da lui fondata. Sono i desideri che sant’Alfonso ha espresso nella sua azione pastorale e nei suoi scritti: la fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, la fedeltà alla Chiesa e alla sua missione nel mondo, la fedeltà all’uomo e al nostro tempo, la fedeltà al carisma del vostro Istituto.
Siate sempre nella vostra vita e nella vostra attività, senza mai deflettere, i continuatori dell’opera del Redentore, del quale portate il titolo e il nome, secondo il fine del vostro Istituto, datovi dal Santo: Seguire l’esempio di Gesù Cristo, predicando la parola di Dio ai poveri, come egli disse di se stesso: Mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio. […]
il testo completo: www.vatican.va
Lettera di Giovanni Paolo II al Padre Juan M. Lasso de La Vega, per il III Centenario della nascita di Sant’alfonso Maria de’ Liguori (24.09.1996):
La vita e l’insegnamento di s. Alfonso costituiscono, al riguardo, uno stimolo prezioso. Dal momento della sua “conversione” nel 1723, egli visse senza riserve l’ansia evangelizzatrice, secondo le parole dell’apostolo Paolo: “Non è per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo” (1 Cor 9, 16). Questa tensione apostolica s. Alfonso indicò come caratteristica fondamentale e intento specifico anche della sua Congregazione. La vitalità e la dinamicità della Comunità redentorista, lungo i suoi due secoli di storia, si radicano nella fedeltà al dinamismo missionario. Ne è stato testimone eloquente, tra gli altri, Gennaro Maria Sarnelli (1702-1744) da me recentemente iscritto nel numero dei Beati. È in questa prospettiva che l’intera Congregazione ed i singoli religiosi devono continuare a camminare: il bisogno di Vangelo nel mondo è oggi ancora più forte.
Occorre annunziare con forza la pienezza di significato che Cristo apre alla vita dell’uomo, il fondamento incrollabile che offre ai valori, la speranza nuova che introduce nella nostra storia. È una predicazione che bisogna incarnare nella concretezza delle sfide che l’umanità oggi si trova a dover affrontare e dalle quali dipende il suo stesso futuro. Solo così potrà prendere corpo quella civiltà dell’amore che è da tutti auspicata.
Le forme di questo annunzio vanno costantemente rinnovate alla luce delle possibilità e delle esigenze dei diversi contesti. Tale rinnovamento è reso più urgente oggi dalla rapidità dell’evoluzione sociale e culturale. […]
Occorre inoltre avvalersi degli altri mezzi moderni con i quali è possibile portare agli uomini e alle donne d’oggi la verità. Tra gli aspetti che colpiscono nell’opera di s. Alfonso v’è il suo impegno per la stampa […]. È proprio da questo esempio che i Redentoristi di oggi devono essere stimolati a un uso sempre più competente di tutti i mezzi di comunicazione sociale, restando però fedeli ad uno stile semplice, sostanziale, chiaro.
L’annuncio è autentico se, seguendo la pedagogia di Cristo, si concretizza nell’accompagnamento paziente della coscienza di ognuno nel graduale cammino verso il vero e il bene. S. Alfonso testimonia con forza che la franchezza della predicazione deve farsi accoglienza di padre e pazienza di medico – soprattutto nel sacramento della riconciliazione – perché ogni persona possa aprirsi all’azione di Cristo Salvatore. La fedeltà al Fondatore chiede in maniera particolare ai Redentoristi tale capacità e tale impegno, indispensabili per quella “generale mobilitazione delle coscienze e comune sforzo etico” che non mi stanco di indicare come risolutivi delle problematiche anche più gravi, come quelle concernenti la vita (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 95).
L’approfondimento della teologia morale si colloca in questa prospettiva. S. Alfonso si è particolarmente prodigato perché in tutti gli strati del popolo di Dio venisse colmata la separazione tra fede e vita. La praticità del Fondatore deve continuare a stimolare i suoi figli nella loro opera pastorale, specialmente in ordine al rinnovamento del sacramento della Riconciliazione. […]
Con s. Alfonso occorre ribadire la centralità del Cristo come mistero di misericordia del Padre in tutta la pastorale. I Redentoristi non devono mai stancarsi di annunciare la “copiosa redemptio”, cioè l’infinito amore con il quale Dio in Cristo si piega verso l’umanità, cominciando sempre da coloro che hanno più bisogno di essere guariti e liberati, perché più segnati dalle conseguenze nefaste del peccato. […]
Per questo occorre non stancarsi mai di proclamare la misericordia divina. Resta tuttora attuale per tutta la pastorale il richiamo di s. Alfonso: “Bisogna persuadersi che le conversioni fatte per lo solo timore de’ castighi divini son di poca durata… se non entra nel cuore il santo amore di Dio, difficilmente persevererà”. Perciò “l’impegno principale del predicatore” dovrà essere “lasciare in ogni predica che fa i suoi uditori infiammati del santo amore” (Opere, vol. III, Torino, 1847, 288).
Da questa conversione centrata sull’amore scaturisce la costante tensione alla santità. […]
L’impegno per la promozione di un laicato sempre più consapevole della dignità e delle responsabilità battesimali è essenziale per una Chiesa che voglia rispondere alle sfide del terzo millennio. I Redentoristi sono sempre stati in profonda comunione con il popolo. Oggi da parte dei laici, soprattutto dei giovani, si fanno più forti le istanze per una partecipazione maggiore alla vita e alla missione dei consacrati. […]
Il testo completo: www.vatican.va
Presentiamo anche i ricordi della visita di Papa Giovanni Paolo II alla Basilica di Sant’Alfonso a Pagani (12 novembre 1990) e della sua visita al Santuario della Madre del Perpetuo Soccorso a Roma (29 giugno 1991).
Il 29 giugno 1991 il Papa San Giovanni Paolo II visitò la nostra chiesa di Sant’Alfonso all’Esquilino e celebrò l’Eucaristia davanti alla Madonna del Perpetuo Soccorso. Oltre la preghiera nel Santuario, accolto per un grande numero di fedeli, il Santo Padre svolse un incontro pastorale veramente familiare con la comunità redentorista residente a Via Merulana, in Roma. L’evento è stato indimenticabile. Una grande benedizione per tutti noi legati alla Famiglia Redentorista e devoti della Madonna del Perpetuo Soccorso.
Nella sua omelia, ha detto il Papa: Saluto con affetto tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, che prendete parte a questa celebrazione liturgica. Saluto in particolare il Generale dei redentoristi, Padre Juan M. Lasso de la Vega, i Consiglieri Generali, i Religiosi di questa Comunità e, attraverso di voi tutte le Comunità del vostro Istituto sparse nel mondo. Vi esprimo il mio sincero apprezzamento per l’opera che svolgete, fedeli agli insegnamenti di sant’Alfonso, il cantore delle «Glorie di Maria». E rendo grazie alla Madonna per l’opportunità che oggi mi è data di incontrarvi sotto il suo sguardo benedicente.
Sono passati, ormai, 125 anni da quel 26 aprile 1866, quando il papa Pio IX affidò al vostro Istituto la diffusione del culto alla Vergine del Perpetuo Soccorso. Da allora non avete cessato di custodire con amore questa icona bizantina, giunta dall’Oriente e diventata un punto di riferimento per i fedeli che vengono a pregare in questo tempio.
Come scrivevo nella mia Lettera apostolica Duodecimumsaeculum (1987), “il credente di oggi, come quello di ieri, deve essere aiutato nella preghiera e nella vita spirituale con la visione di opere che cercano di esprimere il mistero senza per nulla occultarlo”(Giovanni Paolo II, Duodecimum saeculum, 11) L’icona richiama il mistero della divina maternità e mentre invita alla fiducia, esalta il ruolo che la Vergine riveste nella vita di ogni credente. Maria è madre di speranza e di bontà; madre di misericordia e di grazia. “Volendo Dio redimere il genere umano, – osserva sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ispirandosi a san Bernardo – ha posto tutto il valore della redenzione in mano di Maria, perché Ella lo dispensi a sua voglia” (Sant’Alfonso M. de’ Liguori, Opere ascetiche, Roma 1936, vol. VI, p.109).
In questa icona Maria ci dispensa questo valore col lieto annunzio che la Nuova Alleanza si è in Lei pienamente realizzata e per mezzo di Lei è offerta a tutti gli uomini. Gesù le stringe la mano destra, quasi a comunicarLe le primizie della redenzione e a testimoniare il modo straordinario della cooperazione della Madre del Signore alla salvezza dell’umanità. Gli occhi della Vergine guardano verso il popolo ed irradiano su di esso il dono della grazia divina (Giovanni Paolo II).
A voi tutti, cari Fratelli e Sorelle, che frequentate questo luogo sacro, io dico: prendete stimolo da questa celebrazione per rinnovare la vostra devozione alla Beata Vergine del Perpetuo Soccorso, che potete qui contemplare. Non dimenticate che la Vergine occupa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi» (Lumen Gentium, 56); ed «è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza» (ibid., 53).
Non dimenticate le parole di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il quale osserva che «ogni bene, ogni aiuto, ogni grazia che gli uomini hanno ricevuto e riceveranno da Dio anche nel futuro tutto è venuto e verrà per intercessione e per mezzo di Maria» (Opere Ascetiche, idem, p. 110).
Alla fine della sua omelia, così ha pregato il Santo Padre: «Segno grandioso della nostra speranza, noi ti invochiamo! O Vergine del Perpetuo Soccorso, Santa Madre del Redentore; soccorri il tuo popolo, che anela a risorgere; dona a tutti la gioia di camminare verso il terzo Millennio nella consapevole ed attiva solidarietà con i più poveri, annunciando in modo nuovo e coraggioso il Vangelo del Tuo Figlio, fondamento e culmine di ogni umana convivenza, che aspira ad una pace vera, giusta e duratura. Come il Bambino Gesù, che ammiriamo in questa venerata icona, anche noi vogliamo stringere la tua destra. A Te non manca né potenza, né bontà per soccorrerci in ogni necessità ed in ogni bisogno. Quella attuale è l’ora tua! Vieni, dunque, in nostro aiuto e sii per tutti rifugio e speranza’ Amen!»
Dopo la messa: «Vorrei dire una parola molto personale sulla missione che il Papa Pio IX vi ha affidata. Ricordo che durante l’ultima guerra, nel periodo dell’occupazione nazista della Polonia, io ero operaio in una fabbrica a Cracovia. La sera quando dalla fabbrica tornavo verso casa, mi fermavo sempre in una chiesa, anche quella dei Redentoristi, che si trovava lungo il mio percorso. In quella chiesa c’era un’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso. Mi ci sono fermato tante volte e non solo perché quella chiesa era lungo la mia strada, ma anche perché trovavo quell’immagine molto bella. Ho continuato a visitare quella chiesa anche quando sono stato nominato Vescovo, e poi anche da Cardinale. Vi ho tenuto anche molte prediche e vi ho amministrato diverse volte il Sacramento della Confermazione. Si capisce dunque come venendo in questo luogo è come se avessi compiuto un viaggio nel mio passato, nella mia gioventù.
Ringrazio la divina Provvidenza, ringrazio la Madonna del Perpetuo Soccorso, che mi si è mostrata Perpetuo Soccorso in circostanze assai difficili.
fonte: www.perpetuosoccorso.it
Il 12 novembre 1990 la città di Pagani ha visto il papa Giovanni Paolo II pellegrino alla Basilica di S. Alfonso per venerarne le reliquie e per lanciare un messaggio di rinnovata speranza. A distanza di alcuni mesi echeggia ancora vivo il suo appello: “Non vi arrendete! Proclamate la giustizia e la verità!“