Il 24 marzo 2021 si è svolta all’Accademia Alfonsiana una giornata di studio per commemorare i 150 anni della proclamazione di Sant’Alfonso de’ Liguori Dottore della Chiesa, avvenuta il 23 marzo 1871 da parte di Pio IX con la bolla Qui Ecclesiae Suae. Il convegno si è articolato in quattro relazioni, moderate dal Prof. A. Donato C.Ss.R., nelle quali si è riflettuto sul valore e l’attualità dell’insegnamento alfonsiano anche per la Chiesa del Terzo Millennio. L’incontro è avvenuto principalmente in modalità streaming compatibilmente con le norme per il contenimento dell’epidemia di Covid-19.
Dopo il saluto del p. M. Brehl, Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana, nel quale si è ricordato il messaggio di Papa Francesco per la ricorrenza, sono state presentate le prime due relazioni: queste si sono focalizzate, per così dire, sul passato, cioè sul percorso storico con cui la Chiesa ha recepito l’insegnamento morale di Alfonso, che è culminato nella sua proclamazione a Dottore della Chiesa. La prima, del Prof. A. Amarante C.Ss.R., ha ricostruito le tappe storiche di quest’ultima, senza nascondere anche le obiezioni e contrarietà che ha incontrato, limitate ma rilevanti, poi superate nel corso dell’ultima commissione cardinalizia. Le obiezioni riguardavano l’originalità del sistema alfonsiano, ritenuto da alcuni come una variante del probabilismo, quando invece la novità decisiva introdotta da Alfonso riguardava il ruolo centrale della coscienza nel discernimento morale e l’unità sostanziale di vita morale e spirituale.
Il successivo intervento è stato del Prof. M. Vidal C.Ss.R., in collegamento dalla Spagna, che ha delineato un bilancio della proposta morale alfonsiana. Il Prof. Vidal ha rimarcato come la Theologia Moralis fosse l’opera non di uno specialista ma di un pastore, per cui essa non lasciò indifferenti i suoi contemporanei, nel bene e nel male; la sua eredità più importante, al di là della struttura casistica dovuta alle circostanze storiche di composizione, è quella del sensus Ecclesiae di Alfonso che è stato trasmesso alla teologia cattolica, in un processo che è stato definito significativamente «liguorizzazione». La sintonia dell’attuale magistero di Papa Francesco con il pensiero di Alfonso non è che l’ultima tappa di questo cammino.
Le altre due relazioni sono state, invece, di carattere più sistematico e orientate al presente e al futuro. Il Prof. R. Gallagher C.Ss.R., in collegamento dall’Irlanda, ha delineato i rapporti tra coscienza, grazia e discernimento morale nel pensiero di Sant’Alfonso. In particolare, il Prof. Gallagher ha sottolineato due aspetti: il debito del Dottore napoletano nei confronti del pensiero di San Tommaso d’Aquino e la sua tenace opposizione al giansenismo. Alla base di queste due direttrici vi è l’esigenza, non solo teologica ma anche pastorale, di proporre una corretta immagine di Dio, incentrata sul primato assoluto della grazia: questa è donata a tutti gli uomini in virtù del sacrificio di Cristo e che per questo esalta la libertà dell’uomo, contro la visione giansenista di un Dio giudice che comprime, fino a negare, il valore della volontà umana. Per questo la coscienza viene vista come il punto di partenza e non il terminus del discernimento morale.
Infine, il Prof. S. Majorano C.Ss.R., dal santuario di Materdomini, ha trattato l’attualità della proposta alfonsiana sulla base di quattro «parole» fondamentali: l’impegno morale come accoglienza della verità salvifica; la teologia come dialogo e non come chiusura nelle proprie idee; la coscienza come porta della vita morale; l’imperativo morale come passo verso la pienezza. Il discernimento morale quindi riguarda il passo possibile verso la pienezza: può comportare anche il dolore della purificazione, ma sempre sulla base dell’anticipo di possibilità dato dallo Spirito Santo, sapendoci liberati in Cristo da ogni tristezza e vuoto interiore. La teologia morale potrà pertanto su queste basi essere non un’ideologia etica ma una diaconia ecclesiale, portando un messaggio di liberazione e di speranza per rimanere fedeli a Cristo, il quale è venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Ha chiuso la giornata di studio la sintesi del Prof. A. Wodka C.Ss.R., rivolto soprattutto al futuro: ricordando che i santi Dottori sono un dono della Sapienza Incarnata per la Chiesa e l’umanità tutta, cogliere le possibilità aperte dallo Spirito Santo attraverso l’insegnamento di Alfonso significa oggi accogliere il grido degli ultimi, un grido di redenzione, per cui si richiede un ascolto sincero della realtà, ma al contempo gioioso: gioia di quell’ottimismo che viene dalla consapevolezza che la storia è guidata dal progetto di Dio sull’umanità fondato sull’amore.