Omelia dell’Eucaristia di apertura, padre Michael Brehl, C.Ss.R.

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Mentre ci riuniamo per celebrare l’Eucaristia di apertura questa mattina e invochiamo la presenza e la saggezza dello Spirito Santo, non posso fare a meno di sentire come le due letture della Bibbia di oggi riflettano molto la nostra esperienza vissuta negli ultimi anni

Come i discepoli del Vangelo di Giovanni, molte delle nostre comunità si sono riunite all’interno delle nostre case, nei propri “cenacoli”, con le porte chiuse. Anche le porte delle nostre chiese erano chiuse. Le porte sono state chiuse per paura: paura della diffusione della pandemia, paura di trasmettere il virus ai più vulnerabili tra noi, paura delle restrizioni imposte dai governi. A poco a poco, con l’allentamento delle restrizioni in molti Paesi, ci siamo avventurati di nuovo, con cautela, come i discepoli dopo la resurrezione. Abbiamo riaperto le nostre chiese, ma a un numero limitato di persone. Tuttavia non ci sentivamo ancora pronti a riunirci in grandi gruppi, né a viaggiare molto lontano.

Sappiamo che la pandemia non è ancora finita. E, come se non bastasse, ora ci troviamo nel bel mezzo di una guerra. La divisione sociale e politica affligge molti dei nostri Paesi. La crescente consapevolezza degli effetti della crisi climatica ci sfida a prenderci cura della nostra casa comune. In molti dei nostri Paesi stiamo affrontando una crisi energetica e una crisi alimentare. Ed è proprio in questo momento, in questo nostro mondo ferito, che Dio ci chiama a riunirci nel Capitolo, a viaggiare per il mondo, a reimmaginare la nostra identità e missione redentorista, a confidare che Gesù, il nostro Redentore, è in mezzo a noi, e che è sempre stato più vicino a noi di quanto avessimo mai immaginato.

E così, come i discepoli nel giorno di Pentecoste nella prima lettura di questa Eucaristia, ci riuniamo con Maria, la Madre di Gesù, nostro perpetuo soccorso. Ci riuniamo con timore e attesa, con speranza ed esitazione. Sappiamo di essere chiamati a portare la Buona Novella a questo mondo ferito di oggi, ma forse non siamo sicuri di come metterla in pratica al meglio, a chi siamo inviati, con chi creeremo una comunità…..

Accettare la nostra chiamata oggi richiede coraggio e decisione, come il coraggio di Alfonso quando gli altri lo abbandonarono insieme a Fra Vito e rimasero soli a Scala. È come il coraggio di Clemente quando fu espulso da San Benon a Varsavia e non sapeva se avrebbe mai rivisto i suoi fratelli redentoristi. È il coraggio dei nostri martiri benedetti in Ucraina, in Slovacchia, in Spagna… Oggi troviamo speranza nel coraggio di tanti nostri antenati nella Congregazione che si sono messi in cammino per portare la Buona Novella agli altri, seguendo Gesù nelle foreste del Suriname e nei deserti dell’Africa occidentale, nelle terre inesplorate del Nord America e nelle antiche civiltà dell’India, del Giappone, della Thailandia e del Vietnam. Troviamo speranza nel coraggio dei nostri confratelli che sono rimasti in clandestinità in Ucraina, Slovacchia, Cina e in tante altre circostanze difficili.

Come Gesù ha alitato il suo Spirito su quel piccolo gruppo di discepoli impauriti nel Vangelo di oggi, così alita il suo Spirito su di noi oggi, in questa Eucaristia, in questo Capitolo. Ascoltate di nuovo le sue parole: “La pace sia con voi”. Ricevete lo Spirito Santo. Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Ricevi lo Spirito Santo: perdona, guarisci, accogli e predica”.

Come i discepoli il giorno della Pentecoste, dobbiamo imparare un nuovo linguaggio che la gente di oggi possa capire. Preghiamo affinché lo Spirito riaccenda in noi una rinnovata passione che porti una testimonianza più potente di qualsiasi parola pronunciata.

Come abbiamo pregato nella colletta di questa Messa, preghiamo ancora una volta “Padre, effondi i doni dello Spirito Santo fino agli estremi confini della terra e continua oggi le opere meravigliose che hai compiuto all’inizio della predicazione del Vangelo”.

Maria, Madre della Speranza, insegnaci a battere le ali dello Spirito e a far nascere di nuovo il Verbo fatto carne in questa generazione. Amen.