Estate 2024, Diritto e dovere del riposo

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(dall’editoriale della rivista Icono)

Fare una parentesi non è arrendersi. Saper fermarsi, respirare un altro respiro, sopprimere qualcosa di abituale, non significa disconnessione né, tanto meno, mancanza di interesse o di autenticità.

Si avvicinano le vacanze, che sono un privilegio necessario. Fanno parte dei valori che come umanità dovremmo raggiungere e pretendere per tutti. La verità è che tu ed io siamo privilegiati perché possiamo parlare di vacanze, tempo di riflessione e riposo o cambio di attività. Chi non ha bisogno di mangiare, non ha nemmeno il tempo di riposarsi. Chi non ha qualcuno con cui riposarsi non fa nemmeno vacanze in senso stretto; È solo una paralisi della propria solitudine alterata da un ambiente che si è fermato. Inauguriamo un tempo in cui il ritmo produttivo, gli impegni e gli incontri sono praticamente paralizzati… La fame che continua a metterci in imbarazzo nel riposo non va in vacanza; La guerra che continua a interrogarci sulla verità della nostra pace e solidarietà non avrà giorni di riposo. Non c’è tempo per l’oppressione, l’abuso e l’umiliazione che donne e bambini sperimentano in così tanti luoghi e che fanno arrossire anche il nostro riposo. Le agende vuote dei mendicanti, dei passanti, dei migranti e dei poveri, che sentono come un insulto il nostro cambio di attività in estate, non hanno vacanze.

Tornando a noi, io e te, fermarci e cambiare prospettiva può aiutare la verità della nostra fede e la nostra vita condivisa in comunità. Molte volte prendere le distanze è la medicina-paradosso che bisogna vedere bene. Penso a tante comunità cristiane e religiose che, immerse nel vortice del conflitto, sono incapaci di guardarsi l’un l’altro con obiettività, misericordia e perdono. Quando le vacanze sono un momento per imparare a guardare gli altri in modo diverso, diventano una pedagogia molto preziosa e un tempo guadagnato. Perché la verità del riposo è saper crescere nel tempo per imparare a valorizzare la vita, nella normalità, in modo diverso. I cristiani dovrebbero comprendere la distanza che le vacanze offrono per imparare a rafforzare i legami che ci uniscono come membri di una comunità che condivide fede e vita.

Gesù usava spesso l’espressione: “passiamo all’altra sponda”. Mi sembra che oggi possa significare: fermiamo il tempo, dedichiamo più spazio a prenderci cura di noi stessi, a leggere ciò che il ritmo del corso non ci permette di fare, a fare conversazioni senza prezzo né misura, ad avvicinarci a coloro che aspettano una parola gentile, vicina o sincera, per riconoscere il passaggio di Dio nella semplicità di ogni giorno. Passare all’altra sponda è imparare a pensare in modo diverso alle persone con cui condividiamo la vita. Uscire dalla competizione, dalla compensazione, dall’invidia o dal risentimento… È prendere le distanze per imparare a mancare e a ringraziare.

Cambia il ritmo abituale del come e del dove siamo, ma non cambia affatto la nostra consapevolezza di vivere la presenza evangelica in mezzo alla realtà. Accogliamo dunque questo tempo di riposo in cui, però, non viene meno il nostro impegno ad essere missione, identità dei valori del Regno, essere uomini e donne che, anche in vacanza, offrono ovunque siano una vita di riconciliazione e guidata dalla speranza. Buon riposo!

Francisco Javier Caballero CSsR