P. Rodolfo García CSsR, membro della Provincia della Madre del Perpetuo Soccorso (América Central e il Caribe) e studente di missiologia all’Università Urbaniana di Roma, durante le sue vacanze ha visitato Bischenberg, dove i Redentoristi sono presenti da oltre 200 anni. Ricordando il suo incontro con i confratelli, condivide le sue riflessioni sull’attualità della missione redentorista.
Una volta ho sentito dire dai Padri Redentoristi spagnoli che: “I Redentoristi cominciano dove finiscono le strade”. E durante il mio viaggio come missionario posso dire che in molti luoghi questo vecchio adagio è vero.
Durante questa estate ho avuto l’opportunità di trascorrere diverse settimane con la comunità redentorista di Bischenberg, nell’Alsazia francese, un convento che risale al 1505 e che dal 1821 è diventato una casa redentorista canonicamente eretta, con il passaggio di Padre Passerat attraverso quelle terre inviato da San Clemente per le prime fondazioni fuori Napoli.
È stata una grande avventura missionaria incontrare i fratelli, una comunità internazionale, che tra peruviani, francesi, burkinabé e vietnamiti portano avanti il compito di evangelizzazione in queste terre bisognose dell’annuncio della buona novella di Gesù di Nazareth.
O si intende la missione nel suo insieme, come fratelli che lavorano per lo stesso obiettivo, come corpo missionario, chiamato missionari redentoristi, e anche insieme ai laici, con inclusività, apertura e visione universale, oppure la missione tralascia ciò che è attuale ed essenziale per l’annuncio di Cristo Redentore.
Oggi la missione evangelizzatrice della Chiesa cattolica è intesa come parte essenziale del suo modo di essere e di esistere nel mondo. Il secondo paragrafo del Decreto conciliare Ad Gentes mostra che nel compiere la sua missione, la Chiesa rivela il suo stesso essere e mostra che la sua esistenza è da servire, perciò oggi una Chiesa che non è missionaria non è la Chiesa di Gesù.
In questi giorni ho potuto assistere alla missione che si svolge in queste terre, dove la vita comunitaria, come dovrebbe essere sempre, costituisce un pilastro fondamentale per lo sviluppo missionario, la testimonianza della creatività e della semplicità evangelica dei confratelli, l’apertura e la necessità di superare frontiere e regionalismi devono essere presenti.
Non è la missione ad essere in crisi, la missione è ancora attuale e più che una moda, in un mondo che ha bisogno di aderire al trascendentale, è il modo per rendere presente Gesù Cristo nelle nostre società secolarizzate e nel contrasto tra tradizionalismo-clericalismo e lotta per una Chiesa più orizzontale e dialogante.
I padri Raol e Dalmer dal Perù, Marcel, Germain e fratello Jean Marie dalla Francia, i nostri confratelli vietnamiti sacerdoti Joseph e Francisco e i religiosi Jean Batista e Jean sono coloro che compongono questa équipe missionaria con il compito di rendere Dio presente in mezzo a questi popoli.
La missione non finirà mai, noi missionari non potremo mai finire, se non risvegliamo in noi il desiderio, il rischio e la passione di rendere presente Gesù, come fecero Sant’Alfonso e San Clemente ai loro tempi.
P. Rodolfo García C.Ss.R.