S. Alfonso M. De Liguori, Via Crucis, a cura di don Guido Santagata, Sant’Agata De Goti (BN) 2024, pp. 41.
Tra le iniziative del MILA (Museo Itinerante Luoghi Alfonsiani) per promuovere la conoscenza della vita e delle opere del santo Fondatore dei Redentoristi, nel piccolo bookshop attiguo alla cattedrale di S. Agata de Goti, si possono acquistare libri, ricordini, immagini e statuette del Santo. Un modo per farlo entrare nelle case e per rendere la sua fisionomia più familiare a quanti si recano in visita ai luoghi del suo episcopato e rimangono affascinati dalla sua poliedrica personalità. Non è un caso sentire, da chi non conosce sant’Alfonso, – dopo averne scoperto la grandezza – perché non lo fate conoscere? Perché non ne parlano i testi di letteratura italiana? Le stesse domande se le faceva don Giuseppe De Luca, profondo conoscitore del Santo e studioso appassionato della sua vasta produzione. Evidentemente la scoperta del “genio napoletano” del Secolo dei Lumi non è ancora giunta al suo traguardo.
E’ naturale pensare che per far conoscere qualcuno prima bisogna conoscerlo e amarlo. Poi si diventa contagiosi.
Tutto questo per dire che spulciando tra le pubblicazioni disponibili si nota un libretto tascabile, dalla copertina colorata, che attira l’attenzione del visitatore. E’ una nuova – ennesima – riedizione della Via Crucis del Santo, curata da don Guido Santagata, parroco dell’Unità Pastorale “Sant’Alfonso M. De Liguori” in Sant’Agata de Goti (BN).
Sulla scia del suo predecessore, anche il nuovo parroco della città dimostra una sensibilità spiccatamente alfonsiana. Rendere fruibili alle comunità e ai singoli fedeli i testi del Santo è senz’altro il modo migliore per farlo conoscere. Ed è inoltre un’operazione in perfetta sintonia con lo scopo di tutte le opere date alle stampe dal Santo: offrire strumenti utili al cammino spirituale dei credenti. Con questo stesso spirito, don Guido propone il testo, pubblicato nel 1761, in una veste contemporanea.
Quello di sant’Alfonso fu certamente in Italia, dopo il testo popolare di san Leonardo da Porto Maurizio (1731 e 1748) e seguito da quello dello scolopio Pompilio Maria Pirrotti (1766), il più diffuso e usato per l’esercizio della pia pratica. Ristampato continuamente fino ai nostri giorni, da diverse case editrici, in svariate forme, è uno dei testi ancora in uso nelle parrocchie e comunità religiose che trovano nelle brevi considerazioni del pio Autore contenuti utili per la meditazione e la preghiera.
La sua brevità, intensità e schematicità, sono ancora benaccette ai lettori odierni. In poche evocative battute, l’Autore, riesce a suscitare affetti e preghiere che facilitano l’assimilazione dei contenuti evangelici e si rivelano, oggi come ieri, un metodo pratico ed efficace per interiorizzare la Theologia Crucis dei semplici.
Il libretto è introdotto da alcune note metodologiche alle quali fa seguito la Preghiera d’inizio, i cui testi sono attinti, insieme a quelli delle Invocazioni che seguono ad ogni stazione, dalla Via Crucis (dialogata per comunità e gruppi di ragazzi), della Editrice Elledici, Leumann (TO), ristampata nel 2009. Nova et Vetera insieme!
Seguono le 14 stazioni con le meditazioni di sant’Alfonso con una leggera revisione del linguaggio, reso più sciolto [e]libero da idiomatismi antichi (p. 2). Al termine di ogni singola stazione vengono riproposte le strofe del canto Gesù mio con dure funi, intercalate dall’antifona Santa Madre deh voi fate.
Nel caso in cui la pia pratica venisse pregata individualmente, si premettono ad ogni stazione, quattordici illustrazioni dell’artista Silvano D’Orsi, ossia i calchi preparatori in terra cotta, per il Viale della Croce in bronzo, realizzato a Gioia Sannitica (BN), nel 2008. Dello stesso autore è l’immagine di copertina, dal ciclo Ecce Homo (2005), oggi parte di una collezione privata. Tale scelta, oltre a ricalcare un clichè ricorrente nei manuali per la Via Crucis, valorizza realizzazioni artistiche locali. Sotto ad ogni illustrazione un versetto del Vangelo, aiuta ad inquadrare biblicamente l’evento proposto.
La parte finale consta delle Preghiere di conclusione e di un piccolo repertorio di 9 canti popolari che possono essere utilizzati nella forma comunitaria del pio esercizio. Tra questi una delle più note composizioni alfonsiane sulla Passione: O fieri flagelli (p. 34), ancora in uso in molte parrocchie e chiese del meridione d’Italia.
Nella quarta di copertina è riportata la conclusione che il Santo aggiunge ad ogni singola meditazione, che può essere definita la colonna sonora della meditazione alfonsiana della Passione di Cristo: Non permettere che io mi separi da te. Fa che io sempre ti ami, e poi disponi di me come vuoi. Io tutto accetto quel che piace a te.
Un piccolo strumento pastorale per vivere uno dei momenti più suggestivi dell’itinerario quaresimale: la meditazione della Passio Christi, nella forma tradizionale della Via Crucis, accompagnati dalle parole e dai sentimenti del santo vescovo di Sant’Agata de Goti, “perenne e vivo” tra il “suo” popolo.
P. Vincenzo M. La Mendola C.Ss.R.