Nell’Anno Giubilare dedicato alla Speranza, viene riproposto in una nuova e curata edizione Apparecchio alla morte, l’opera spirituale di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che ha accompagnato generazioni di fedeli. Grazie al lavoro attento di p. Gilberto Silvestri e alla collaborazione con l’Editrice Shalom, questo capolavoro ascetico torna a parlare al cuore dell’uomo contemporaneo, con un linguaggio accessibile ma fedele allo stile incisivo e profondo del Santo.
Leggi la recensione completa a cura di p. Vincenzo La Mendola C.Ss.R.
S. Alfonso M. De Liguori, Apparecchio alla morte, a cura di p. Gilberto Silvestri, Shalom Editrice, Camerata Picena (AN), 2025, pp. 536.
Tra i particolari che caratterizzarono le ultime ore della vita del beato Giovanni Paolo I, svelati in un’intervista (rilasciata per il Corriere.it-18 aprile 2018) da Angelo Gugel, aiutante di camera di ben tre papi, c’è n’è uno che attira la nostra attenzione. Gugel racconta: «A cena mangiò pochissimo e a tavola parlò con i suoi segretari dell’Apparecchio alla morte, il libro di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori» (cf. Scala News-24 aprile 2018). Basta questo dettaglio biografico di uno dei più grandi pontefici del Novecento per richiamare l’importanza che il noto testo alfonsiano ha avuto per la vita spirituale di generazioni di santi e candidati alla vita consacrata e presbiterale.
L’interesse per questo libro, superficialmente e impropriamente ritenuto “fuori moda”, da improvvisati censori, sembra essersi risvegliato. Soltanto nel 2023 ben due case editrici lo hanno ristampato: la Phronesis Editore (Palermo) e le Edizioni Piane (Casale Monferrato – AL). Le due ristampe, apparse nello stesso anno, rappresentano una novità, se si considera che l’edizione che le aveva precedute di ventotto anni, era quella del 1995 (Gribaudi Editrice). L’edizione precedente era stata stampata nove anni dalle edizioni Paoline (1986), con l’introduzione del teologo redentorista B. Haring. Tutte si rifanno all’edizione critica delle Opere Ascetiche, vol. IX, (Edizione Storia e Letteratura anno 1965), a cura di Oreste Gregorio.
Sant’Alfonso ha pensato e redatto il suo testo, pubblicato per la prima volta nel 1758, sotto forma di Considerazioni sulle massine eterne, utili a tutti per meditare e ai sacerdoti per predicare. Nella sua impostazione di vita spirituale e nella prassi pastorale da lui ideata la meditazione dei novissimi è necessaria ai fedeli laici e ai presbiteri, allo stesso modo: ciò che i fedeli sono tenuti a meditare diventa oggetto di predicazione per i sacerdoti. Fedeli e pastori, entrambi destinatari dell’Opera, sono accomunati, nelle intenzioni del Santo dottore, dal modo di approcciare un tema, nodale e complesso, ritenuto fondamentale per la vita spirituale. Immediatezza, semplicità e vivo realismo, che non esclude una drammatica dal forte impatto emotivo, costituiscono lo stile dell’Opera. Nei toni si percepisce il senso tragico della vita e della morte, colto e descritto con vivacità da un napoletano, in un epoca non troppo distante dal barocco letterario. Le ultime realtà, per sant’Alfonso, non sono facoltative, vanno prese in considerazione con estrema serietà, costituendo uno dei temi basilari da approfondire, in modo sistematico e da tenere sempre sott’occhio. Chi ha visitato le camere di sant’Alfonso nelle case storiche di Ciorani e Pagani, ricorderà la presenza di un teschio sul suo tavolo da studio, parte integrante delle suppellettili che arredavano le celle dei religiosi all’epoca, e l’incisione drammatica, in due sezioni, apparsa nella seconda edizione (1762) di Apparecchio alla morte, dove si notano due scene in continuità, dal sapore un po’ macabro: l’agonia di un moribondo e l’immagine di un cadavere in decomposizione, secondo un disegno del Santo conservato a Pagani. Tali dettagli basterebbero a darci un’idea di come Egli teneva il alta considerazione la meditazione sui Novissimi, raccomandata anche in altre opere ascetiche e nei suoi predicabili.
In piena sintonia con il loro Fondatore anche i Redentoristi hanno curato ristampe e nuove edizioni dell’Apparecchio alla morte, in diverse lingue, fino ai nostri giorni. É nel solco di questa tradizione che si inserisce un progetto editoriale vincente, perseguito con tenacia da p. Gilberto Silvestri, ormai noto studioso e curatore attento delle opere di sant’Alfonso, con l’Editrice Shalom, dal 2008.
Ad oggi sono ben 10 le opere alfonsiane curate da padre Silvestri, alcune con relative ristampe. La loro diffusione capillare su tutto il territorio italiano ne ha garantito la notorietà e l’apprezzamento. In questo modo sant’Alfonso ha avuto un canale preferenziale per ritornare alla portata di tutti ed essere reperito con facilità nelle librerie cattoliche e non solo. Ed è in questo progetto che trova la sua collocazione la ristampa dell’opera sulla morte e sulle verità eterne. Non è un caso che la sua pubblicazione sia avvenuta in pieno anno giubilare, mentre la Chiesa riflette sul tema della Speranza, di cui le pagine alfonsiane sono intrise.
Una magistrale presentazione (pp. 13-24) a firma dell’arcivescovo redentorista monsignor Alfonso V. Amarante, Rettore magnifico della Pontificia Università Lateranse, posta all’inizio, funge nello stesso tempo da invito alla lettura, introduzione di contenuto e riflessione teologico-spirituale sul tema centrale dell’Opera, con una interessante attualizzazione del pensiero del Santo dottore e la messa a fuoco della sua utilità spirituale. Monsignor Amarante, storico affermato e noto studioso di sant’Alfonso, accompagna il lettore alla scoperta di un itinerario spirituale che lo aiuterà a ad assaporare «con stupore nuovo la celebrazione della vita autentica», facendogli riscoprire «l’anelito all’eternità senza più mancanze a cui soltanto la coscienza della morte può condurre con piena consapevolezza e con fiducia fondata» (p. 24).
Il volume riporta integralmente il testo originale, attinto all’edizione del 1965, peraltro reperibile comodamente anche su IntraTest S. Alfonso Opera Omnia Italiane, curata da S. Brugnano. Se il testo è sostanzialmente fedele all’originale, i criteri di edizione rispondono alle esigenze del lettore contemporaneo, illustrate e motivate dal curatore (pp. 29-31), in una puntuale nota previa.
Le trentasei considerazioni che costituiscono l’Opera formano altrettanti capitoli della ristampa, preceduti dall’immancabile Dedica e dall’Intento dell’opera necessario a leggersi. Per aiutare il lettore a focalizzare i temi proposti, il curatore ha opportunamente introdotto sottotitoli, anche ai tre punti classici di ciascuna considerazione, che possono servire da singole meditazioni. Ha inoltre preferito sintetizzare il classico binomio Affetti e preghiere in Preghiera, evidenziando che «i sentimenti (“affetti”) suscitati dalla meditazione, si trasformano in preghiera per chiedere a Dio la forza di metterne in pratica il contenuto» (p.30).
Il libro, in formato tascabile, si presenta con una elegante veste grafica, la cui impaginazione e scelta dei caratteri rendono agile la lettura. A questi elementi grafici accuratamente individuati, si aggiungono altri particolari metodologici che impreziosiscono la presente edizione: le note a piè di pagina, con chiari riferimenti agli autori citati e alle loro opere e l’inserimento di immagini e foto, con chiaro valore pedagogico, che offrono un piacevole gradimento estetico, aiutando il lettore a fissare visivamente il contenuto della lettura.
L’elemento che più di ogni altro accredita l’edizione in oggetto è senz’altro la cura linguistica, effettuata «con alcune modifiche di forma, ma non di sostanza» – chiarisce, a scanso di equivoci il curatore – con lo scopo di rendere il testo più comprensibile. L’aggiornamento del linguaggio è stato fatto con estrema cura «sostituendo termini ed espressioni del Settecento, oggi in disuso con l’equivalente in lingua italiana corrente» (p. 30), e cercando di «mettere il testo alfonsiano alla portata di tutti, senza togliervi nulla, in piena fedeltà al pensiero e allo stile del santo che, per “buonismo”, non tace verità scottanti come l’inferno, e usa linguaggio forte e chiaro, per andare diritto al cuore delle persone» (p. 31).
Ci viene restituito un classico della spiritualità cristiana di epoca moderna: non solo utile alla meditazione e alla lettura spirituale, ma efficace per interrogarsi e per guardare in faccia con sereno coraggio le paure più profonde che attanagliano l’uomo contemporaneo «e trasformarle in motivazione per il cambiamento»; un ricco manuale di preghiera che forma all’orazione affettiva, nutrita di fiducia nella misericordia di Dio; un capolavoro della letteratura spirituale del Settecento italiano, che ci fa gustare la prosa alfonsiana, ridandoci il suo valore linguistico ed estetico. A questo proposito è innegabile che sant’Alfonso potrebbe trovare naturalmente la sua collocazione nelle antologie di testi letterari, per il contributo che ha dato con la sua vasta produzione, alla definizione e diffusione della moderna lingua italiana.
Al carissimo p. Silvestri va tutto la nostra gratitudine per il suo minuzioso lavoro di editing, augurando al volume ampia diffusione.
P. Vincenzo La Mendola C.Ss.R.