L’otto maggio scorso, nell’episcopio della Diocesi di Orihuela-Alicante (Spagna), il vescovo, D. Jesús Murgui, ha presieduto la sessione di apertura del Processo diocesano su una presunta guarigione attribuita all’intercessione della serva di Dio, Maria de la Concepción García – Conchita – Barrecheguren García. Alla presenza di numerosi fedeli, del superiore provinciale, p. José Luis Bartolomé, dei Redentoristi delle comunità di Valencia e Saragozza, e delle suore Oblate del Santissimo Redentore di Alicante, hanno prestato giuramento i membri del tribunale e il vicepostulatore, il redentorista p. Francisco Tejerizo.
La Causa è patrocinata dalla Congregazione del Ss. Redentore che è attore anche della Causa del redentorista p. Francisco Barrecheguren (1881-1957), padre della Serva di Dio. Questi, rimasto vedovo (1937), è entrato nella Congregazione nel 1947, è stato ordinato sacerdote nel 1949 ed è morto nel 1957. Dall’ottobre 1993 al marzo 1994, è stato celebrato il Processo sulla vita e le virtù. Nel 2001, la Positio super virtutibus è stata con segnata alla Congregazione delle Cause dei Santi per essere studiata in vista del decreto che lo dichiarerà venerabile.
La serva di Dio, Conchita, è nata a Granada il 27 novembre 1905. Battezzata l’8 dicembre seguente, le fu dato il nome di María de la Concepción del Perpetuo Socorro. Il padre si prese personalmente cura della sua formazione culturale e religiosa, preparandola a ricevere i sacramenti. Fin dalla prima comunione (1912), ha quotidianamente ricevuto l’Eucaristia, coltivando un intenso rapporto con Dio, espresso ogni giorno con la partecipazione alla messa, seguita da un’ora di ringraziamento, con la recita del rosario, con la pratica della Via Crucis e la visita alle chiese dove si teneva l’adorazione eucaristica.
Fece parte di diverse associazioni mariane, si dedicò all’insegnamento del catechismo e si attivò per sovvenire personalmente alle necessità dei poveri.
Fin dall’infanzia, la sua vita fu segnata da una malattia all’apparato digestivo che la tormentò costantemente. Dopo un pellegrinaggio a Lisieux, nel 1926, durante il quale decise di consacrarsi al Signore, comparvero i sintomi della tubercolosi che la costrinsero definitivamente a letto. Nelle prime ore del 13 maggio 1927, si spese serenamente assistita dai genitori e dal beato p. Giuliano Pozo, martire redentorista, che l’aveva sostenuta spiritualmente negli ultimi giorni.
Dal novembre 2007, i resti mortali riposano, insieme con quelli di suo padre Francisco, nel Santuario di N. S. del Perpetuo Soccorso a Granada.
Il presunto miracolo, attribuito all’intercessione di Conchita, si è verificato ad Alicante nel mese di marzo 2014, ed ha coinvolto una bambina di sedici mesi, vittima di uno shock settico con insufficienza multipla degli organi causata da streptococco di gruppo A, con grave pericolo della vita. La bambina è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Universitario di Alicante con bassa pressione sanguigna, insufficienza renale, coagulopatia, insufficienza epatica, ARDS, rash maculare eritematosa e necrosi dei tessuti molli. La prognosi è peggiorata per la presenza di polmonite apicale destra complicata con versamento pleurico, peritonite complicata con versamento ascitico, con eruzione cutanea generalizzata complicata da escara (un’ulcera dorsale tra le scapole). L’estrema gravità ha indotto i medici a informare i genitori della piccola sull’improbabilità della guarigione. La zia della bambina, insieme a delle conoscenti devote di Conchita, coinvolse tutta la famiglia nell’invocare la Serva di Dio per la guarigione, facendo anche collocare una reliquia di Conchita presso il letto della malata. Anche se le terapie adottate furono tempestive, adeguate ed efficaci, si cominciò a riscontrare un miglioramento clinico inspiegabilmente rapido. Infatti, dopo circa 6-8 giorni dal ricovero si costatò un progressivo miglioramento delle funzioni degli organi interessati che portò alla progressiva sospensione dei trattamenti intensivi. Al momento della dimissione dall’Ospedale, il 27 marzo 2014, dopo 22 giorni di ricovero, la bambina era completamente guarita. Guarigione che, alla luce delle ultime indagini diagnostiche, persiste ancora oggi senza sequele rapportabili alla patologia sofferta.
P. Antonio Marrazzo, CSsR
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