Sinodo dei Vescovi XI Assemblea Generale Ordinaria

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1608

Il rapporto tra Sacramento della Penitenza
e Sacramento dell’Eucarestia

Santità,

Fratelli e sorelle in Cristo,

Parlo a nome dell’Unione dei Superiori Generali. Il mio punto di partenza è la discussione del rapporto tra Eucarestia e Penitenza di cui si parla al n. 23 dell’ Instrumentum Laboris.

L’Instrumentum laboris fa frequente riferimento alla relazione tra Eucarestia e Penitenza [1] e questa relazione è presentata molto spesso come una ragione di preoccupata attenzione da parte di questo Sinodo. Il documento nota alcune tendenze contemporanee in alcune aree del mondo, come una riduzione nella celebrazione del Sacramento della Penitenza e un aumento di quelli che ricevono l’Eucarestia; questo sviluppo induce ad una speculazione per cui alcuni fedeli ricevono l’Eucarestia senza adempiere al precetto canonico della Penitenza sacramentale previsto per coloro che si trovano in peccato mortale. Il rapporto tra Eucarestia e Penitenza pone serie sfide teologiche e pastorali. Come aiutare la gente a ritrovare quella che sant’Alfonso de Liguori chiama l’“amore” per il Sacramento della Penitenza [2] e apprezzare il dono dell’Eucarestia come motivo supremo per amare Dio che ha dato il suo Figlio per noi? [3]

La sfida si presenta a vari livelli. Ci sono regole canoniche che governano la celebrazione di entrambi i sacramenti e norme pratiche da seguire nella pratica pastorale; [4] queste sono a volte ignorate o trascurate. C’è anche una ignoranza diffusa della fede in alcune Chiese locali che induce ad una comprensione superficiale di questi grandi sacramenti. C’è il dilemma di persone in situazioni pastorali difficili che non sanno se esse sono escluse dai sacramenti. I loro pastori spesso sono confusi anche sul come rispondere. E, anche se la relazione tra Eucarestia e Penitenza si presenta come un problema estremamente doloroso per particolari gruppi di persone, come quelli in seconda unione, la soluzione non parte da qui.

Indicherò quattro livelli del problema che ho segnalato. Ci sono differenze importanti tra questi livelli come anche delle implicanze per il modo in cui infine noi basiamo la pratica nella sana dottrina e in una solida teologia. I livelli a cui mi riferisco sono la comprensione ecclesiale, sacramentale, morale e giuridica di Eucarestia e Penitenza.

La Chiesa, comunità di coloro che per la potenza dello Spirito credono in Gesù come il Salvatore per via della sua morte e resurrezione, è riconosciuta dalla sua fedeltà alla Parola di Dio e dalla sua costante celebrazione dei sacramenti. [5] Se l’Eucarestia non è celebrata e frequentata, e se le persone sono erroneamente escluse dal partecipare alla sua celebrazione, ne consegue una difficoltà ecclesiale di dimostrare l’unità attuale della Chiesa in Cristo come anticipazione della sua futura unità nel Regno di Dio. Se il Sacramento della Penitenza è de facto assente in molte Chiese locali, ci dobbiamo chiedere se la Chiesa può essere propriamente riconosciuta come la Chiesa voluta da Gesù Cristo. La nostra preoccupazione fondamentale, pertanto, è come la Chiesa sia riconosciuta come la Chiesa che celebra i sacramenti. Ogni altra cosa va formulata alla luce di quest’ultima preoccupazione. Nelle pubbliche discussioni, la partecipazione all’Eucarestia o al Sacramento della Penitenza è presentata talvolta in termini di diritti degli individui o di doveri dei pastori. Queste categorie possono e dovrebbero essere discusse, ma non come la questione prioritaria, che va rapportata al mistero della Chiesa stessa.

E’ ovvio che sia la Penitenza che l’Eucarestia pongono una questione sacramentale, anche se pure su questo punto c’è confusione. L’Eucarestia è un Sacramento poichè è il pasto sacro nel quale l’unità della Chiesa nell’amore è simbolizzata e resa efficace, dove l’unico sacrificio di Cristo è ripetuto e il Regno futuro anticipato. Non a caso noi diciamo: “Mistero della fede”! L’Eucarestia non dovrebbe mai essere strumentalizzata in un modo ideologico, ad esempio, quando l’Eucarestia è usata per provare alcuni punti personali o politici che non hanno nulla a che fare con il sacramento. L’aspetto sacramentale dell’Eucarestia è spesso oscurato a motivo di una catechesi inadeguata e di una maniera lacunosa di celebrare. Dobbiamo essere degni di partecipare all’Eucarestia [6] e l’Eucarestia andrebbe celebrata in modo tale che la sua piena potenza sacramentale sia resa evidente. C’è un problema analogo con il Sacramento della Penitenza. La presentazione del Sacramento è spesso quella di una riconciliazione individuale e privata, mancando del senso di come riconciliarsi con Dio in una via sacramentale tramite il ministero della Chiesa, o semplicemente come una cosa richiesta per la ricezione dell’Eucaristia. Il secondo equivoco è espresso dal fedele con la frase: “Io devo andare a confessarmi; io ricevo la Santa Comunione”, lasciando intravedere la percezione per cui un Sacramento è semplicemente un obbligo mentre l’altro è un dono. La crisi della Penitenza forse è radicata nel fatto che non sempre abbiamo successo nel mostrare che il perdono del peccato non è né una grazia a buon mercato né una colpevolezza ossessiva, ma piuttosto la libera offerta della pace di Dio restaurata in Cristo per quelli che hanno gravemente peccato e che sono sinceramente pentiti.

L’Instrumentum laboris tratta l’aspetto morale dell’Eucarestia nella maniera più utile, mostrando come essa è fonte della moralità cristiana. [7] Questa enfasi ricorda l’importanza di una esatta comprensione delle dimensioni ecclesiale e sacramentale dell’Eucarestia: se la gente non percepisce il dono dell’Eucarestia alla Chiesa nella presenza sacramentale di Cristo in un modo tale da attirarla ad una piena partecipazione, come possiamo dire che l’Eucarestia è la fonte della moralità cristiana? Ci sono molte persone che non partecipano all’Eucarestia perchè non possono o perché se ne sentono escluse. Come, a rigore di logica, esse possono essere fedeli alla moralità cristiana se non sono nutrite dalla sua fonte? Dobbiamo essere più decisi nel cercare soluzioni al problema pratico dell’esclusione dall’ Eucarestia proprio per questa ragione morale: abbiamo tutti bisogno di nutrimento dalla fonte e nessuno dovrebbe essere escluso su delle basi che non sono dimostrabilmente adeguate.

L’aspetto morale del Sacramento della Penitenza è evidente per conto suo. In rapporto all’Eucarestia, comunque, c’è un punto che va sottolineato. Non è il nostro sforzo umano che ci cambia; un simile cambio è interamente l’opera di Cristo in noi. Una migliore celebrazione del rito penitenziale all’Eucarestia non sminuirà il Sacramento della Penitenza. Piuttosto, collocando la confessione dei nostri peccati come parte integrale della liturgia dell’Eucarestia dove noi confessiamo la grandezza di Dio, ci si ricorderà il bisogno di continuare sulla strada della conversione celebrando anche il Sacramento della Penitenza.

La Chiesa è stata sempre preoccupata del rispetto verso Eucarestia e Penitenza. [8] L’aspetto disciplinare è chiaramente importante per la corretta celebrazione dei sacramenti, ma esso riceve il suo significato più profondo applicando le verità esposte nei livelli precedenti.

Ci troviamo di fronte a gravissimi problemi riguardo alla tensione tra celebrazione del sacramento della Penitenza e dell’Eucarestia, problemi che non saranno risolti facilmente né rapidamente. Il dolore per quelli che si sentono esclusi è reale e attuale; la preoccupazione della Chiesa che i sacramenti siano celebrati degnamente è anche reale e attuale. Vale la pena considerare, alla luce dell’Instrumentum laboris, come procedere nella questione. Dovremmo cominciare con la dimensione ecclesiale di entrambi i sacramenti, e quindi continuare nell’adeguata presentazione sacramentale di essi. Alla luce di questi aspetti fondamentali, possiamo procedere verso le questioni morali e i problemi giuridici implicati. Questa è la via migliore e più fedele alla Scrittura e alla Tradizione, che non la tendenza a cominciare dagli aspetti morali e disciplinari, che potrebbero provocare – pur non necessariamente – divisioni nella Chiesa. La via che propongo vuole potenzialmente identificare gli aspetti unificanti di entrambi i sacramenti. Le realtà umane di entrambi i sacramenti sono importanti, ma non così essenziali come il fatto che i sacramenti ricevono il loro significato più profondo dal Mistero Pasquale del Cristo, che è la chiave per capire la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e la liberazione dai legami di peccati gravi nel Sacramento della Penitenza.

Joseph W. Tobin, C.Ss.R.
Superiore Generale

[1] Ad esempio: numeri 22, 23, e 45.

[2] Un tema ricorrente nella Pratica del Confessore (Sant’ Alfonso Maria de’ Liguori, 1755) è che il sacerdote si preoccupa che il penitente rimanga affezionato al sacramento.

[3] Cfr “L’amore che merita Gesù Cristo per il dono dell’Eucaristia” in Pratica di amar Gesù Cristo (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, 1768, Cap. 2).

[4] Cfr. Codex Iuris Canonici Cann. 897-958 e 959-997.

[5] Cfr. Lumen gentium (Concilio Vaticano II, 1964) 1-8 e 48-51.

[6] Sin dai primi tempi della Chiesa questa dignità è oggetto di particolare preoccupazione: risulta chiaro in san Paolo, ad es. 1Cor 10.

[7] Nn. 72-75.

[8] Esempi recenti sono il Vademecum per i confessori  su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale (Pontificio Consiglio per la Famiglia, 1997) riguardo al Sacramento della Penitenza, e Redemptionis Sacramentum: su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia (Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti 2004 riguardo all’Eucarestia.

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