Il Superiore provinciale dei Redentoristi della Polonia, P. Janusz Sok, C.Ss.R. incontra il prof. Andrzej Wodka, C.Ss.R.

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Dalla Santa Sede: il 19 giugno 2018, il Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, l’arcivescovo A. Vincenzo Zani, ha consegnato al nuovo Presidente dell’AVEPRO il decreto di nomina. A nome di Papa Francesco, il giorno 5 giugno c.m., lo aveva firmato il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Segue un’intervista con il Prof. Andrzej Wodka, Preside dell’Accademia Alfonsiana di Roma.

Un colloquio del Superiore provinciale dei Redentoristi della Polonia, P. Janusz Sok, C.Ss.R. con il prof. Andrzej Wodka, C.Ss.R., Preside dell’Accademia Alfonsiana.

JS: Lei è stato nominato nuovo Presidente dell’AVEPRO. Un primissimo commento?

AW: È una notizia ovviamente sorprendente. Per me, e forse anche per tanti altri. Sono infatti ancora nel corso del secondo triennio del mio incarico di preside della nostra Accademia di teologia morale e mi è rimasto ancora un altro anno di questo servizio. Gli ultimi cinque anni, vissuti alla guida di quest’istituzione scientifica quasi settantenne (dal 1949), praticamente unica nel suo genere in tutto il mondo, mi ha introdotto in un contesto più ampio di una certa corresponsabilità per l’educazione universitaria pontificia romana. Forse per questo, nella ricerca di un nuovo responsabile per l’AVEPRO (Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche), si è pensato anche a me…

JS: L’AVEPRO? Cos’è in poche parole?

AW: È un’agenzia, simile nei suoi compiti alle agenzie statali di accreditamento universitario. È stata fondata nel 2007, durante il pontificato di Papa Benedetto XVI. L’Agenzia è un organo indipendente della Santa Sede, responsabile per la verifica e la promozione della qualità dell’insegnamento offerto e della ricerca condotta nelle facoltà pontificie ed ecclesiastiche. Per la sua intima natura, l’Agenzia collabora strettamente con la Congregazione per l’Educazione Cattolica. È stata creata in conseguenza dell’accesso della Santa Sede al cosiddetto Processo di Bologna nel 2003 (è un tema in sé). Generalmente parlando, l’AVEPRO ha come scopo l’armonizzazione dell’attività didattica e quella di ricerca, senza escludere quella amministrativa, delle facoltà ecclesiastiche con gli standards accademici adottati nel quadro dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore (EHEA) al quale hanno aderito ormai 48 paesi.

JS: Sembra una novità…

AW: Sì, in un certo senso. Come ho già menzionato, l’Agenzia è stata chiamata in esistenza 11 anni fa, con il documento chirografo di Benedetto XVI, per promuovere la cultura della qualità presso le facoltà dipendenti dalla Santa Sede. Ma i primi criteri di questa “perfezione accademica” sono stati delineati già dal nostro santo compatriota, Giovanni Paolo II, nella sua Costituzione apostolica Sapientia cristiana nel 1979, quindi quasi 40 anni fa. Questo non vuol dire che in tutti questi secoli, da quando la Chiesa cura l’insegnamento e l’apprendimento, non si sia mai occupata della qualità dello studio e della sua trasmissione. Si tratta piuttosto di un approccio più moderno alla questione, suggerito già dal Concilio Vaticano II, che in vista di “una più incisiva missione in questa nuova epoca della storia”, aveva già raccomandato nel Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam Totius “una revisione creativa degli studi ecclesiastici”.

JS: Sembra allora che lei sia stato preparato per questo, in qualche modo…

AW: Un po’ sì, inavvertitamente. Lavorando nell’Accademia Alfonsiana per 21 anni (dal 1997), soprattutto in quest’ultimo quinquennio di responsabilità diretta per il suo funzionamento, ho avuto modo di incontrare varie persone che svolgono un ministero simile, fra docenti e rettori. In più, sono stato assorbito a vari livelli di corresponsabilità per questi ceti. Ero quindi il presidente, e prima ancora il vicepresidente del comitato direttivo dei Decani e Presidi delle Facoltà di Teologia presso le università pontificie e istituti di Roma (2014-2018). Fino ad oggi, per 5 anni (2013-2018), sono stato anche il segretario della Conferenza dei Rettori delle Pontificie Università Romane (la nuova sigla: CRUIPRO). Inoltre, da un anno e mezzo sono annoverato fra gli esperti per le visite esterne dell’AVEPRO. Recentemente, di nuovo ho partecipato alla Conferenza dei Ministri dello Spazio europeo dell’istruzione superiore, questa volta a Parigi, in maggio 2018, ancora una volta come membro della delegazione della Santa Sede. Si può vedere, quindi, che la Provvidenza di Dio in qualche modo mi ha introdotto su questi palcoscenici e inserito in questi scenari che tuttavia, in gran parte, devo ancora conoscere…

JS: Non le porta un po’ di apprensione questa nuova missione?

AW: È una domanda sincera che attende una risposta onesta. I numeri possono fare davvero una grande impressione. Già il mondo delle sole università pontificie romane (23 istituzioni, attorno alle sette università) è assai ricco. Se si guarda al mondo intero dell’educazione cattolica, l’anima deve espandersi molto per abbracciare i numeri davvero impressionanti. Nell’intera area delle università cattoliche abbiamo infatti 289 facoltà ecclesiastiche e 503 istituzioni universitarie collegate con loro a modo di affiliazione, associazione o incorporazione. Tutto sommato, devo in qualche modo abbracciare 792 istituti d’istruzione superiore ecclesiastica. Le università e gli atenei cattolici insieme comprendono 28 università che contengono un gran numero di facoltà. Queste ultime sono divise in 160 facoltà di teologia, 49 di filosofia, 32 di diritto canonico e 40 facoltà di altre discipline.

JS: È praticamente tutto un mondo …

AW: Infatti! Queste istituzioni sono sparse in tutti i continenti. In Africa, per es. abbiamo 17 facoltà e 76 istituzioni associate, mentre in Asia ci sono 25 facoltà e 56 istituzioni ad essi associate. L’America del Nord ha 19 facoltà e 25 istituzioni scientifiche collegate, mentre il Sud America ha 22 facoltà e 56 centri dipendenti da esse. L’Oceania ha un numero minore, perché abbiamo 1 sola facoltà e 3 istituzioni collegate, l’Europa invece gode di 207 facoltà e 287 istituzioni collegate. Tutte queste istituzioni ospitano circa 64.500 studenti, con 12.000 professori al loro servizio.

JS: Con quale “animo” assume le nuove responsabilità?

AW: Vorrei prima conoscere bene l’Agenzia stessa e tutti i collaboratori per avvalermi della loro esperienza, in particolare del mio predecessore in ufficio, della sua preziosissima esperienza, p. Franco Imoda, SJ. Il tono decisivo – ne sono convinto – darà a tutta la stessa Costituzione apostolica Veritatis Gaudium e i suoi “criteri di fondo per un rinnovamento e un rilancio del contributo degli studi ecclesiastici a una Chiesa in uscita missionaria” (VG, Proemio, 2). Papa Francesco, in primo luogo indica qui la contemplazione e l’introduzione spirituale, intellettuale ed esistenziale “nel cuore del kerygma, e cioè della sempre nuova e affascinante lieta notizia del Vangelo di Gesù”. Qui l’anima respira proprio l’ossigeno della Grazia. Altri criteri ispiratori includono il dialogo “a tutto campo”, come esigenza intrinseca per fare esperienza comunitaria della gioia della Verità e per approfondirne il significato e le implicazioni pratiche. Vi è poi inter-disciplinarietà e anche trans-disciplinarietà (!) per situare lo sviluppo di ogni scienza “entro lo spazio di Luce e di Vita offerto dalla Sapienza che promana dalla Rivelazione di Dio”. L’ultimo criterio riguarda l’urgente necessità di creare le reti tra le varie istituzioni che coltivano e sviluppano studi ecclesiastici in ogni parte del mondo. Come ulteriore arricchimento dovrebbe essere considerato il requisito di cooperazione con quelle istituzioni che si ispirano a “diverse tradizioni culturali e religiose”.

JS: La grazia di Dio non può mancare qui!

AW: Certo! Lo studio della teologia, ma anche l’acquisizione di ogni conoscenza, come scrive Papa Francesco, è fruttuoso soltanto quando è fatto “con una mente aperta e in ginocchio”. Quindi si tratta di una solida ricerca accademica, ma anche di una fede profonda. Oltre alla vera comunione interpersonale, conto sempre e in prima istanza sull’assistenza costante dello Spirito del Signore Risorto che dona la vita e ogni crescita, ma anche sull’amore materno ineguagliabile della Madre del Perpetuo Soccorso, sotto il cui cuore vivo a Roma da 30 anni e la cui festa dell’Immacolata Concezione è diventata la data della firma della nuova Costituzione apostolica Veritatis gaudium (8 dicembre 2017). Lei, Sedes Sapientiae e anche la Prima Discepola del Figlio di Dio, sicuramente mi aiuterà a muovere i primi passi nel nuovo servizio e mi condurrà, giorno dopo giorno, in questo nuovo ministero che al momento mi mozza il fiato…