San Gioacchino di Prati, visto da Vatican Magazin

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(Roma) – La prestigiosa rivista Vatican Magazin, nella sua versione tedesca, ha dedicato le sue pagine a mostrare uno dei gioielli dell’architettura religiosa romana: San Gioacchino di Prati. Infatti nella sezione FOTO-ESSAY, appare nell’edizione 6/7 2018 l’articolo: San Gioacchino di Prati, Una chiesa piena di cifre con cui la chiesa sotto Papa Leone XIII ha risposto alle sfide della modernità, per PAUL BADDE e RENÉ UDWARI

La chiesa è parrocchia e dal 1905 è affidata alla Congregazione del Santissimo Redentore.

Fu costruita per volere di papa Leone XIII, che intendeva in questo modo celebrare il suo giubileo sacerdotale: la prima pietra fu posta nel 1881, ma i lavori furono intrapresi tra il 1891 e il 1898, anno in cui la chiesa fu aperta al pubblico (anche se i lavori si ultimarono solo nel 1911). Fu dedicata a san Gioacchino, il padre della Vergine Maria, a ricordo del nome di battesimo del papa.

Particolarità della chiesa sono la cupola, in alluminio e traforata con stelle di cristallo, che danno luce in modo suggestivo al suo interno. È uno dei primi tentativi di questo tipo di costruzione a Roma, vale a dire, con elementi in alluminio, che riguardano i lavori del 1895, dall’epoca della Torre Eiffel di Parigi.

All’interno 14 cappelle dedicate a quattordici delle ventisette nazioni cattoliche che contribuirono, con le loro offerte, alla costruzione dell’edificio.

La chiesa, costruita dall’architetto Raffaele Ingami, è a tre navate, a croce latina, suddivise da colonne di granito rosa con capitelli in bronzo. Essa appare sontuosamente decorata con marmi policromi e arredi di metallo. La porta centrale è affiancata da due colonne donate dallo zar di Russia.

Oltre per la sua bellezza, San Gioacchino è diventata parte della cronaca romana del dopo guerra perché grazie a padre Antonio Dressino, già parroco di San Gioacchino; suor Margherita Bernès del convento delle Figlie della Carità; l’ingegner Pietro Lestini vice-presidente dell’Azione Cattolica della parrocchia e sua figlia Giuliana Lestini, studentessa, trovarono rifugio nella chiesa ricercati politici, militari ed ebrei, nascosti prima nell’annesso teatrino parrocchiale, poi a partire dal 3 novembre 1943, tra la volta a botte e il tetto a capriate; in uno spazio che, per sfuggire a eventuali perquisizioni, venne murato fino alla Liberazione di Roma (4 giugno 1944).

Sito della Rivista: www.vatican-magazin.de

Sito della Parrocchia: www.sangioacchino.org