Un libro illuminante e talvolta allarmante, “Dreamers: come i giovani indiani stanno cambiando il mondo”, parla di circa 600 milioni di persone, più della metà della popolazione indiana, ha meno di 25 anni; nessun altro paese ha più giovani. Secondo ‘World Population Prospects: la revisione del 2015’, il database della popolazione della Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, l’India ha il numero più alto del mondo di persone fra 10-24 anni. La regolarità e l’efficienza dell’operazione di censimento in India aggiungono rigore alla misurazione della Gioventù in India. L’enumerazione decennale attraverso il Censimento della popolazione fornisce stime coerenti della gioventù in India. Secondo il censimento dell’India del 2011, i giovani (15-24 anni) in India costituiscono un quinto (19,1%) della popolazione totale dell’India. Si prevede che l’India avrà una quota del 34,33% di giovani nella popolazione totale entro il 2020.
Sebbene sia motivo di orgoglio avere il maggior numero di giovani in India e in Asia, le esperienze di vita e le prospettive dei giovani nel XXI secolo sono molto diverse. Circa l’87 per cento delle giovani donne e uomini che vivono nei paesi in via di sviluppo affrontano sfide determinate da un accesso limitato e iniquo alle risorse, assistenza sanitaria, istruzione, formazione e occupazione, nonché opportunità economiche, sociali e politiche. In molte parti del mondo, i giovani affrontano povertà, fame, barriere all’istruzione, forme multiple e intersecanti di discriminazione, violenza e limitate opportunità di crescita e prospettive occupazionali. I giovani sono spesso esclusi dai processi decisionali e generalmente guardano a percorsi non tradizionali per l’impegno civico. Più di 600 milioni di giovani vivono in paesi e territori fragili e colpiti da conflitti. I giovani sono sia le vittime che i perpetratori della violenza nelle società in cui vivono.
Questa diversità di situazioni spiega perché la gioventù sia considerata allo stesso tempo come una fonte di preoccupazione che come un faro di speranza e di pensiero positivo.
Mentre la complessità delle odierne questioni sociali, economiche, politiche e ambientali costituisce una sfida significativa, offre anche enormi opportunità ai giovani di mostrare i loro punti di forza come una forte forza auto-organizzante con il potenziale per l’innovazione e per abbracciare il cambiamento. Il successo nell’affrontare le sfide di sviluppo di oggi di fronte ai giovani dipenderà dalla ricerca di modi per combattere la povertà, l’ineguaglianza e la discriminazione, approfondire l’inclusione e ridurre i conflitti – e farlo senza compromettere i diritti umani o infliggere danni irreversibili ai sistemi ambientali.
È in questo contesto che si può apprezzare molto il Sinodo dei Vescovi, recentemente concluso, su “Giovani, fede e discernimento vocazionale” (3 – 28 ottobre 2018). Il Santo Padre attraverso il sinodo ci invita ad ascoltare, sostenere, guidare, includere i giovani. La Chiesa cattolica e tutti i suoi membri devono migliorare nell’ascoltare i giovani, prendere sul serio le loro domande, riconoscerli come membri a pieno titolo della chiesa, camminare pazientemente con loro e offrire una guida mentre discernono il modo migliore per vivere la loro fede.
Il sinodo ha riunito 267 membri votanti – cardinali, vescovi, 18 sacerdoti e due fratelli religiosi – e 72 esperti e osservatori, tra cui tre dozzine di uomini e donne sotto i 30 anni. Il documento finale del sinodo era incentrato sul miglioramento dei modi di sostenere la chiamata battesimale alla santità dei giovani cattolici, per accogliere i contributi che essi danno alla Chiesa e aiutarli nel loro processo di crescita nella fede e nel decidere lo stato di vita che meglio corrisponderebbe a ciò che Dio vuole da loro.
Papa Francesco nell’omelia conclusiva del Sinodo dei Vescovi del 28 ottobre ha detto: “Perdonateci se spesso non vi abbiamo ascoltato; se, invece di aprire i nostri cuori, abbiamo riempito le vostre orecchie. Come chiesa di Cristo, vogliamo ascoltarvi con amore” perché la vita dei giovani è preziosa agli occhi di Dio e “anche ai nostri occhi”. Vivere la fede e condividerla con il mondo, specialmente con i giovani, comporta andare incontro ai bisognosi, ascoltare, stare vicino a loro e testimoniare il messaggio liberatore di salvezza di Gesù.
Come Papa Francesco, anche noi dobbiamo cercare il perdono per il nostro fallimento nel portare la ricca redenzione di Dio alla più grande sezione della popolazione indiana – la gioventù. Sono i più abbandonati dei nostri tempi – sia spiritualmente che materialmente. Sono la parte più vulnerabile della nostra società e nelle parole del nostro attuale tema sessennale del capitolo generale: sono il nostro mondo ferito a cui siamo chiamati a manifestare maggiore solidarietà e accompagnamento. I giovani non sono solo il futuro della nostra Chiesa, sono il nostro “oggi”. Se non raggiungeremo loro “ora”, in futuro non ci sarà alcuna chiesa.
“Possa il Signore benedire i nostri passi, affinché possiamo ascoltare i giovani, essere i loro vicini e testimoniare davanti a loro a Gesù, la gioia della nostra vita”. Possa questa preghiera di Papa Francesco durante la messa conclusiva del Sinodo, diventare una realtà nella nostra vita e missione come Redentoristi.
Padre Joseph Royan, C.Ss.R.
Coordinatore pastoale – Mt. St. Alphonsus Theologate,
Director, Editor & Publisher – Redemptorist Publications India