Introduzione
Chi sono i santi? Di per sé solo Dio è santo, come affermiamo nell’inno del Gloria: “Perché tu solo il santo, Tu solo il Signore…” Ciò nonostante parliamo di persone sante, in quanto esse partecipano della vita di Dio, e non certo perché essi raggiungono la santità per i propri meriti. Per questo celebrare la vita dei santi è riconoscere l’abbondanza di vita di cui Dio li ha ricolmati. Ancora di più, potremmo affermare che i santi sono l’attualizzazione del Mistero dell’Incarnazione, in un tempo e un luogo concreti, ogni volta che essi ricevono e trasmettono la vita di Cristo. Il Mistero della nostra salvezza, infatti, non si è concluso in un passato remoto, ma si attualizza nella liturgia e nella vita di ogni credente che cerca di seguire Gesù come Via, Verità e Vita.
Se Dio continua a manifestarsi nella vita dei suoi santi, la vita di San Clemente ci mostra la Copiosa Redenzione di Cristo in una maniera nuova speciale. La celebrazione dei duecento anni del dies natalis di San Clemente è l’opportunità di celebrare l’azione incessante ed efficace dello Spirito Santo in un tempo e luogo, ma anche nell’oggi concreto di ogni redentorista e di ogni comunità.
La celebrazione di questo bicentenario è l’occasione propizia per ripensare alla rilevanza e al potenziale di rinnovamento del nostro carisma, mentre contempliamo il modo in cui Clemente lo incarnò nel suo tempo. Si spera che queste riflessioni possano servire come ispirazione per il rinnovamento di una spiritualità missionaria e di modalità creative per vivere la nostra vita apostolica.
Santità e Missione, un’unica chiamata
La vocazione alla quale tutti siamo chiamati, come Chiesa e come Congregazione, si evidenzia nella vita dei santi, come ci dice il prefazio della Messa: “Nella testimonianza di fede dei tuoi santi tu rendi sempre feconda la tua Chiesa con la forza creatrice del tuo Spirito, e doni a noi, tuoi figli,
un segno sicuro del tuo amore”, (prefazio dei santi II), e ancora perché “Il loro trionfo celebra i doni della tua misericordia. (prefazio I). Perciò, per comprendere la nostra unica vocazione non abbiamo tanto bisogno di teologi quanto di santi e mistici: sono questi/e coloro che ci mostrano la comunione intima con la vita di Cristo; sono essi/e la concretizzazione della risposta a questa chiamata.
E la vita di San Clemente ci fa vedere non solo il cammino di santità, ma anche il cammino della nostra vocazione missionaria. Vita interiore e azione missionaria furono due facce della stessa medaglia. Per questa ragione la Redemptoris Missio afferma che il vero missionario è il santo, e il santo è veramente un missionario. San Clemente, che ha saputo integrare molto bene la vita interiore (mistica) e l’azione missionaria, aveva ben chiaro che l’opera di santificazione che lo Spirito si propone di realizzare in noi e nel mondo si realizzava con la missione. “La vocazione universale alla santità è strettamente unita alla vocazione universale alla missione. Ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione (Cfr. RM 90).
Spiritualità Missionaria in tempi di cambiamento
Uno degli aspetti nei quali San Clemente evidenzia la sua grandezza come santo e come missionario lo possiamo individuare in ciò che la Cost. 20 chiama il “rinnegare se stessi” e la “prontezza ad affrontare ogni prova” per portare a tutti l’abbondante redenzione di Cristo. Potremmo prendere in prestito un termine delle scienze sociali e parlare della sua capacità di resilienza, o di adattarsi nelle situazioni avverse. Fino al giorno della sua morte San Clemente dimostrò una enorme capacità di affrontare le situazioni di crisi, e meglio ancora, viverle come opportunità di mettere alla prova la sua fiducia nella Providenza. Noi conosciamo molto bene le tante difficoltà che dovette affrontare.
Queste caratteristiche descritte dalla Cost. 20 sono state una costante fin dalle origini del cristianesimo: senza tener conto dei divieti di predicare (Cfr. At 5, 40), i primi cristiani rimanevano fermi nella fede; nonostante le minacce si mantenevano lieti nella speranza; rimanevano perseveranti pur in un ambiente ostile perché erano infiammati dalla carità (cfr. At 2, 42; 1Cor 13, 2b); furono perseguitati ma questo accrebbe il loro ardore missionario e li portò a dare la vita per Gesù Cristo come compimento della loro missione.
Anche in Sant’Alfonso sono presenti queste caratteristiche. A Scala, per esempio, nonostante le critiche e pur trovandosi solo, decise di andare avanti per rispondere alla chiamata di fondare la Congregazione. Sia Clemente che Alfonso sono riusciti a reindirizzare le risorse interiori che avevano per poter rispondere ai continui cambiamenti e diverse circostanze e momenti di crisi che si presentavano nella loro vita. Se oggi esiste la Congregazione lo dobbiamo, in parte, alla capacità di rispondere alle avversità che questi santi avevano, e di saperne uscire trasformati e fortificati. Conflitti con le autorità civili e religiose, tensioni con i redentoristi italiani e tra i transalpini, opposizioni, accuse, incomprensioni; soppressione e dispersione delle fondazioni; tensioni politiche, ecc. (F. Ferrero) furono solo alcune delle sfide che Clemente in particolare dovette affrontare. In una sua lettera a quella che allora era la fiorente comunità di San Bennone e che sarebbe stata soppressa due anni dopo, scriveva:
“Coraggio! Dio è il Signore! Lui guida tutto per la sua gloria e per il nostro bene, e niente è in grado di opporsi a Lui. Tutti i disegni umani, anche se progettati nei minimi dettagli, servono solo al compimento della sua v… Noto che tutto ciò che sembra essere fatto per colpire noi, ci conduce là dove vuole il Signore … Lasciamoci guidare da Dio e tutto andrà bene… Miei cari fratelli! Guardiamoci da peccato, tendiamo sempre alla perfezione; Questa è l’unica cosa che dobbiamo tenere a mente, facciamoci animo e incoraggiamoci a vicenda a fare il bene. Trattiamoci reciprocamente con amore. Vi saluto tutti nel cuore di Gesù”.
(Lettera di San Clemente alle Comunità di San Bennone , in Varsavia, 6 agosto 1806).
Il nostro tempo è caratterizzato da “un mondo che cambia” e anche la missione redentorista deve affrontare pressioni esterni e interne, come anche la Chiesa più in generale. Questi cambiamenti ci possono sembrare troppo minacciosi e potremmo pensare che un atteggiamento difensivo possa essere il più conveniente. In questo senso, la mistica di San Clemente, la sua spiritualità missionaria hanno una rilevanza importante nelle nostre circostanze concrete.
Conclusione
Santo e missionario sono due parole equivalenti, che ci permettono di capire la vita e l’opera di Clemente M. Hofbauer. Le caratteristiche di una spiritualità missionaria che gli permisero di portare avanti la sua opera, superando le più dure avversità con creatività e fedeltà radicale a Cristo, continuano a far parte del nostro “DNA” redentorista che ci interpellano anche oggi.
Domande per il dialogo:
- In che modo concreto la mia vita personale e la vita della mia comunità “attualizza il Mistero di Cristo nel “qui e ora” della storia?
- San Clemente visse con fedeltà creativa (alla Congregazione e alla Chiesa), le caratteristiche di una spiritualità missionaria indicate nella Cost. 20. In che modo queste sono presenti nella mia vita personale e in quella della mia comunità?
- In che modo la resilienza di San Clemente nei momenti di crisi me interpella nelle situazioni concrete che vivo?
PREGHIERA
Padre di misericordia, nella vita di San Clemente M. ci hai mostrato la freschezza originaria del Vangelo. Infondi abbondantemente il tuo Spirito perché possiamo anche noi, come lui, servire con fedeltà creativa la missione della Chiesa e della Congregazione.
Davanti al dubbio dacci la fermezza della fede; davanti alle minacce conservaci lieti nella speranza; davanti all’incertezza dell’ignoto infiammaci col fuoco del tuo amore, e accendi in noi il dinamismo missionario perché la tua Chiesa si allieti con l’annuncio gioioso della Copiosa Redenzione del tuo Figlio Gesù Cristo.
Fa che, vivendo una vita radicata nella preghiera e imitando la abnegazione di san Clemente, possiamo essere sempre disponibili ad affrontare le difficoltà, fino a godere la gloria della corona promessa.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Amen
UN SOLO CORPO è un di preghiera proposto dal Centro di Spiritualità Redentorista.
Questa reflessione è stata scritta in spagnolo da Cristian Bueno F. CSsR
Per maggiori informazioni: Fr. Piotr Chyla CSsR (Direttore del Centro di Spiritualità – fr.chyla@gmail.com).
Il testo è stato tradotto da Giovanni Congiu CSsR