E dopo la pandemia? Il dramma del lungo COVID

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(Dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)

Uno studio coordinato dal Dr. Ziyad Al-Aly, della Saint Louis School of Medicine dell’Università di Washington, pubblicato il mese scorso dalla rinomata rivista Nature, indica il dramma del cosiddetto “lungo COVID”. Sulla base dei dati forniti dal Dipartimento per gli affari dei veterani degli Stati Uniti, il sondaggio ha rilevato che tra gli individui del gruppo analizzato che erano stati infettati e guariti, c’era un aumento del 59% del rischio di morte nei sei mesi successivi alla dimissione.

Sebbene l’infezione virale non fosse più attiva, le conseguenze sono profonde e gravi. La ricerca ha identificato problemi non solo nel sistema respiratorio, ma anche nel sistema nervoso, oltre a disturbi neurocognitivi, disturbi della salute mentale, disturbi metabolici, disturbi cardiovascolari e disturbi gastrointestinali. Secondo il prof. Ziyad, il ricovero COVID-19 è solo la punta dell’iceberg, e ora stiamo iniziando a intravedere cosa c’è sotto, cioè l’inizio delle conseguenze.

È normale che attualmente siamo principalmente impegnati nel trattamento immediato di persone infette e nell’applicazione di vaccini per l’immunizzazione della popolazione. Tuttavia, la suddetta ricerca lancia un allarme giallo ai governi nazionali, poiché spetta a loro prevedere possibili scenari futuri in modo che non si stabiliscano nuovi capitoli di sofferenza per le nostre popolazioni, e ciò che è accaduto in gran parte del mondo all’inizio della pandemia non si ripeta più.

L’ideale, quindi, sarebbe la creazione di politiche che corrispondano al successivo monitoraggio del gran numero di contagiati e guariti, con o senza sintomi di sequele, al fine di ridurre gli impatti sulla salute pubblica. Ciò richiede la creazione di una cultura che promuova un tipo di cura che superi tutte le forme di immediatezza. Il rischio, in questo caso, è che la questione attuale venga affrontata solo con urgenza immediata.

Il grido lanciato dalla Chiesa, attraverso Papa Francesco, ai leader delle nazioni affinché tutti abbiano accesso al vaccino, riecheggia nella grande valle del problematico accesso di tutti a sistemi sanitari pubblici ben attrezzati ed efficienti. Quello che però si vede spesso è l’esclusione dai servizi di qualità, soprattutto delle popolazioni più povere, che soffrono in balia dell’attuale gioco economico.

Nel contesto attuale, purtroppo ancora segnato dalle posizioni negative di alcuni governi, dalla corruzione e dalle opinioni parziali, ciò sembra tutt’altro che accaduto. E la dignità inalienabile di ogni essere umano, cioè anche del più povero e vulnerabile, rientra nel poco che resta della mensa dei grandi, dei loro valori e dei loro interessi immediati.

P. Maikel Dalbem, CSsR