Il grido della terra

0
1276

(dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)

Nel recente messaggio (23.03.2021) che il Pontefice ha inviato al Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana, ha elencato una serie di sfide a cui la teologia morale deve rispondere: «la pandemia e il lavoro nel mondo del post Covid, le cure da assicurare a tutti, la difesa della vita, gli input che ci vengono dall’intelligenza artificiale, la salvaguardia del creato, la minaccia antidemocratica e l’urgenza della fratellanza» per poi aggiungere «Guai a noi se in tale impegno evangelizzatore, separassimo il “il grido dei poveri” dal “grido della terra”».

In più occasioni il Pontefice ha invitato l’umanità a farsi carico propositivamente del “grido” dei poveri e della terra. Se questo invito già era presente in Evangelii gaudium (cf. n. 187) è diventato forte prima nell’enciclica Laudato sì (cf. n. 49) per essere indicato come un’istanza che interpella la coscienza nell’esortazione apostolica post sinodale Querida Amazonia (cf. nn. 8, 52).

Nel maggio del 2015, papa Francesco pubblicava l’enciclica Laudato si’ lanciando un vigoroso monito per un’ecologia integrale che deve mettere al centro la preoccupazione per la natura, la difesa dei poveri, l’impegno sociale per bene comune, si sta rivelando profetico.

Proprio in questa enciclica il Pontefice invita a raccogliere il grido della terra ricordando che il «Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti» (n. 23) e che tra i tanti fattori che contribuiscono a questo cambiamento «ha inciso anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola». Infatti, i cambiamenti climatici provocati dall’uso indiscriminato delle risorse della terra stanno mettendo a dura prova anche l’agricoltura. L’agricoltura, nata più di diecimila anni fa in Medio Oriente, ha contribuito al cambiamento della società da nomade a stabile e, allo stesso modo, ha favorito la salvaguardia del territorio evitando la caccia indiscriminata.

Il mondo oggi ha bisogno dell’agricoltura perché di fronte al numero crescendo della popolazione mondiale si rende necessaria una produzione maggiore di beni alimentari. Attualmente le forme agricole praticate utilizzando massicciamente i fertilizzanti e i pesticidi incidono sul cambiamento climatico, l’inquinamento e la stessa salute dell’uomo.

In questo cambio sociale si rende necessario favorire e divulgare progetti agroindustriali sostenibili in quanto possono garantire la salute delle persone, migliorare la qualità della vita dei produttori, promuovere lo sviluppo economico solidale, salvaguardare i diritti umani, favorire l’equità sociale… Questi progetti prevedono l’utilizzo di fertilizzanti naturali con il cambio periodico di coltivazione per non impoverire il suolo, e la salvaguardia delle falde acquifere, il nostro più grande tesoro. La stessa “Agenda 2030” per lo Sviluppo Sostenibile delle persone, per il pianeta e la prosperità del pianeta invita a procedere in questa direzione.

Promuovendo best practice come la sensibilizzazione degli operatori, l’uso corretto dei fertilizzanti naturali, l’uso di energie rinnovabili, è possibile garantire un futuro alle prossime generazioni.

Davanti a queste sfide epocali, credo che uno dei compiti della teologia morale sia quello di formare una coscienza sociale che sappia accogliere il grido della terra. Come educatori di coscienze è necessario sostenere progetti che sappiano mettere al centro le conoscenze biodinamiche, per un’ecologia integrale.

p. Alfonso V. Amarante, CSsR