Vaccini, obblighi e dinieghi

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(dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)

In questo intervento vorrei riprendere il discorso sull’obbligo vaccinale iniziato in un post precedente, a partire dalla distinzione che abbiamo posto fra obbligo giuridico e obbligo morale, ben consapevoli che queste categorie sono tutt’altro che univoche e che sono oggetto di discussioni plurisecolari. Nel dibattito pubblico si parla per lo più – è ovvio – dell’obbligo giuridico e del diritto che lo Stato ha o non ha di imporre le vaccinazioni forzando, se necessario, i cittadini. Personalmente condividiamo la posizione del Comitato nazionale per la Bioetica che nel 2020, nel contesto della pandemia di Covid-19, ha affermato «che, nell’eventualità che perduri la gravità della situazione sanitaria e l’insostenibilità a lungo termine delle limitazioni alle attività sociali ed economiche, non vada esclusa l’obbligatorietà dei vaccini soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione di virus; tale obbligo dovrà essere revocato qualora non sussista più un pericolo significativo per la collettività»[i].

Se ci poniamo in un orizzonte squisitamente etico, la nozione di obbligazione non può essere intesa come una norma per così dire esterna alla persona che impone un certo comportamento, ingiungendo o vietando, nei confronti e nell’interesse di un altro soggetto anche collettivo, ma deve essere ricondotta alla nozione di responsabilità morale e alla forza obbligante del bene e dei diversi beni umani. Sono due diverse modalità di obbligo e la differenza non sta nella natura del dovere in sé, ma nel motivo per il quale la volontà realizza un bene. Parlando di vaccini il riferimento è al bene della vita e della salute per cui, dal punto di vista etico, il ricorso ai vaccini è regolato dalle stesse norme che regolano qualunque altra forma di terapia. Essendo la salute un bene fondamentale della persona, prendersi cura di sé e delle persone a noi affidate e a noi legate, inclusa la realtà sociale in cui siamo immersi, costituisce una responsabilità morale. I mezzi con i quali prendersi cura di sé vengono scelti sulla base di un criterio generale di proporzionalità in cui giocano fattori biomedici, fattori circostanziali e fattori personali. Nessuno direbbe che è obbligatorio subire una appendicectomia per una persona che non presenta una appendicite acuta, ma se l’appendicite insorge, allora è appropriato clinicamente e doveroso, in linea di principio, sottoporsi all’appendicectomia. Tuttavia, pur continuando ad essere clinicamente appropriato fare l’appendicectomia, non si può certo dire che sia un irresponsabile chi non lo praticasse perché si trova per un viaggio al centro della foresta tropicale ed è impossibilitato ad accedere a un presidio medico adeguato.

Parlando di vaccini sarebbe, pertanto, inesatto affermare che siano in linea di principio obbligatori, così come sarebbe inaccettabile affermare che non siano in linea di principio moralmente obbligatori[ii]. Nel caso di interventi bio-medici non si può parlare di obblighi o non obblighi in modo assoluto senza considerare le singole situazioni: se un certo vaccino rappresenta per un certo soggetto – a detta dei medici esperti – l’unica difesa valida contro il rischio di contrarre una grave malattia infettiva, esiste l’obbligo morale di riceverlo. Se, per esempio, in un certo paese la febbre gialla è endemica, esiste in generale per tutti i viaggiatori che vanno in quel paese l’obbligo morale (oltre che quello legale) di vaccinarsi contro la febbre gialla e questo obbligo fa parte del dovere che ciascuno ha di prendersi ragionevolmente cura di sé. Lo stesso obbligo, ovviamente, non esiste per chi va sulla Costa Azzurra. Nel caso di malattie endemiche o epidemiche, l’obbligo di prendersi cura della propria salute con mezzi appropriati e proporzionati, si accompagna all’obbligo di solidarietà di provvedere, per quanto sta in me, alla salute pubblica, componente del bene comune. Correttamente, perciò, si legge nella Nuova Carta degli Operatori Sanitari al n.69 che «dal punto di vista della prevenzione di malattie infettive, la messa a punto di vaccini e il loro impiego nella lotta contro tali infezioni, mediante una immunizzazione obbligatoria di tutte le popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una condotta positiva»[iii]. Qualora una persona non possa vaccinarsi per motivi medici (es. immunodepressione) o per motivi soggettivi (es. ripugnanza invincibile verso i vaccini che comportano il ricorso a linee cellulari di derivazione embrionale), resta parimenti la responsabilità verso se stessi e verso gli altri di prendere tutte le precauzioni per non ammalarsi e per non contribuire a diffondere il contagio.

Se, quindi, ci si focalizza sull’aspetto giuridico dell’obbligo vaccinale siamo ovviamente condotti a enfatizzare la coercizione che l’obbligo giuridico esercita ab extrinseco sulla coscienza individuale e sulla autodeterminazione del singolo. Se invece ci muoviamo in una prospettiva più propriamente etica si comprende che l’obbligo vaccinale – quando le circostanze lo richiedano – è espressione di una obbligazione morale e, quindi, interiore. L’obbligo morale di cui parliamo può derivare soltanto da un processo di discernimento che non è ispirato a una autodeterminazione individualistica sorda all’appello dei valori e indifferente per l’esistenza dell’altro, ma che è informato dalla dinamica genuina dell’amore verso se stessi e verso il prossimo e che si traduce in capacità di cura e di solidarietà, specialmente verso le persone segnate da una condizione di maggiore fragilità e vulnerabilità[iv].

Se ci poniamo in sintonia con la sensibilità del Santo Padre risulta chiaro che l’obbligo di vaccinarsi, nella presente contingenza, è fondato sulla carità: «vaccinarsi è un atto d’amore»[v]. A partire dalle informazioni che la scienza più accreditata offre e in ascolto delle indicazioni che sorgono dalla saggezza umana espressa nelle leggi civili, ciascuno è interpellato ad assumersi le sue responsabilità. Può accadere che un soggetto in buona fede ritenga che la vaccinazione anti-Covid-19 sia dannosa, per sé o per gli altri, e che ci siano vie migliori e più sicure per superare la crisi pandemica, ma una decisione così grave deve essere ponderata con cautela e dopo accurata informazione. Bisogna prendere le distanze dal negazionismo programmatico, legato a una sfiducia sistematica verso la società e a una visione antiscientifica che talora sconfina nella superstizione, così come bisogna sfuggire a forme di autoreferenzialità irresponsabili e autoassolutorie noncuranti delle ricadute sul bene comune delle nostre scelte. Pensando che il rifiuto del vaccino è per lo più dovuto a fobie o a disinformazione o a pregiudiziale chiusura a qualsiasi interferenza dell’interesse sociale nell’ambito del privato, ancora una volta risulta chiaro che la sempre invocata autonomia si presenta come una categoria puramente formale, vuota di contenuto e carica di ambiguità[vi].

Chi rifiuta il vaccino non dovrebbe dimenticare che il suo rifiuto può costituire un rischio non solo per se stesso, ma anche per altri, soprattutto per i più fragili, e che bisogna confrontare il peso delle proprie ragioni con il dovere di tutela della salute personale e pubblica, compresa l’urgenza di non sovraccaricare i medici e le strutture sanitarie già messe a dura prova dalla pandemia. In questa prospettiva relazionale e solidaristica, la Commissione Vaticana Covid-19 ha affermato che «sulla responsabilità morale di sottoporsi alla vaccinazione […] occorre ribadire come questa tematica implichi anche un rapporto tra salute personale e salute pubblica, mostrandone la stretta interdipendenza»[vii]. Si è parlato di diniego responsabile nel senso che chi rifiuta la vaccinazione dovrebbe assumersene la responsabilità, incluse alcune conseguenze di natura pecuniari[viii], ma, assumendo la categoria di responsabilità in senso etico, sarebbe altrettanto opportuno parlare di diniego irresponsabile.

p. Maurizio P. Faggioni, OFM


[i] Comitato Nazionale per la Bioetica, I Vaccini e Covid-19: aspetti etici per la ricerca, il costo e la distribuzione, 27-11-2020, n. 5, 17 (http://bioetica.governo.it/media/4115/p140_2020_vaccini-e-covid19_it.pdf).

[ii] Così si è espressa, con un uso impreciso del linguaggio tecnico della morale, la Nota della Congregazione per la dottrina della fede sui vaccini anti-Covid. La stessa Nota li “raccomanda”, ricorrendo a un linguaggio insolito per la teologia morale e ordinariamente usato nei documenti dell’OMS e di altri organismi medici. A parte questo modo discutibile di esprimersi, la Nota è molto esplicita per quanto riguarda il dovere civico di vaccinarsi o, per chi non vuole, di tutelare comunque l’altrui salute con comportamenti adeguati.

[iii] Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, Nuova Carta degli Operatori Sanitari , Città del Vaticano 2016, n. 69.

[iv] Esamina il tema della obbligatorietà alla luce dei modelli etici sottesi: J. González-Melado, M.L. Di Pietro, «La vacuna frente a la COVID-19 y la confianza institucional», in Enfermedades Infecciosas y Microbiología Clínica 2020. (in https://doi.org/10.1016/j.eimc.2020.08.001).

[v] Francesco, Videomessaggio per l’iniziativa “It’s up to you”, 18-8-2021: «Vaccinarsi, con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per se stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli. L’amore è anche sociale e politico, c’è amore sociale e amore politico, è universale, sempre traboccante di piccoli gesti di carità personale capaci di trasformare e migliorare le società”  (originale spagnolo, traduzione in https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-08/videomessaggio-sulle-vaccinazioni.html).

[vi] Cfr. M. Cozzoli, «Vaccini. L’ordine morale vincola al pari del legale», in Avvenire, 29-10-2021 (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/vaccini-l-ordine-morale-vincola-al-pari-del-legale)

[vii] Commissione Vaticana Covid-19, Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano, 29-12-2020, n. 13 (in https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdlife/documents/rc_pont-acd_life_doc_20201229_covid19-vaccinopertuttti_it.html).

[viii]Cfr. G. Del Missier, R. Massaro, «No vax, no party. Sull’obbligatorietà del vaccino anti-COVID», in Il Regno. Moralia blog 23-12-2020 (https://ilregno.it/moralia/blog/no-vax-no-party-sullobbligatorieta-del-vaccino-anti-covid-giovanni-del-missier-roberto-massaro).