Ritrovata a Pagani la prima sepoltura di S. Alfonso e i resti mortali dei primi Superiori Maggiori della Congregazione

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Nel dicembre 2018, spinti da curiosità e amore di conoscenza, come equipe dell’Archivio della Provincia dell’Italia meridionale, ci spingemmo nei sotterranei del Convento di Pagani dove pensavamo fosse situata la cripta adibita a sepoltura dei Padri e Fratelli della Congregazione del Ss. Redentore a partire dal 1745, anno di fondazione della Casa di Pagani.  

Nel ‘700 era costume seppellire i morti in ambito urbano, soprattutto nei sotterranei delle chiese, ai quali si accedeva mediante opportune botole nel pavimento. Ad ogni decesso i seppellitori aprivano la botola e il corpo veniva semplicemente buttato in fosse scavate per l’occorrenza.

Il XIX secolo segnò una svolta nella storia delle sepolture. A seguito del decreto imperiale del 12 giugno 1804, conosciuto come editto di Saint-Cloud, non fu più possibile seppellire i defunti negli ipogei delle chiese e congreghe. Dopo la Restaurazione, nel Regno delle Due Sicilie, fu emanata una legge (11 marzo 1817) che disponeva si costruissero in ogni comune cimiteri al di fuori della cinta urbana. Si vietava, senza alcuna eccezione, che il seppellimento avvenisse in qualsiasi altro luogo e si obbligava a colmare e chiudere tutte le sepolture esistenti, in modo che non potessero più riaprirsi. Ferdinando II permise di nuovo la sepoltura dei religiosi all’interno delle loro Case (11 giugno 1836). Nel 1866, decisa la soppressione degli Ordini e Corporazioni religiose, nonché la liquidazione dell’Asse ecclesiastico, si pose definitivamente termine alla sepoltura in chiese e cappelle.

Erano circa quarant’anni che più nessuno si era avventurato nei sotterranei del Convento di Pagani, da quando cioè erano stati effettuati i lavori di consolidamento dell’edificio a seguito del terremoto del 1980.

Lo spettacolo che si presentò ai nostri occhi fu a dir poco sconvolgente. Calcinacci, macerie, e, incredibile a dirsi, dei secchi, utilizzati a suo tempo per il trasporto dei materiali di risulta, colmi di ossa umane! Uno spettacolo raccapricciante. Nei giorni successivi, con l’aiuto di un volontario e collaboratore dell’Archivio, il sig. Gerardo Pepe, si provvide a ripulire alla meno peggio i locali e ad approntare un’illuminazione di fortuna.

I sotterranei si sviluppano per tutta la lunghezza dell’antica chiesa posta al piano terra del Collegio. Sono composti da due ampi locali che dovevano, presumibilmente servire come dispensa per la casa da cui parte un cunicolo che collega al pozzo posto nel chiostro e da un terzo locale posto sul fondo. Da qui, abbattendo un’apertura murata arrivammo al luogo dove si seppellivano i cadaveri. Cominciò una lenta opera di esumazione. Furono portati alla luce un rilevante numero di ulteriori resti umani. Grazie all’opera volontaria di un medico dell’ospedale Cardarelli di Napoli, la dottoressa Annamaria Coppola, si provvide alla meno peggio a ripulirli e classificarli. Le povere ossa furono sistemate, e lo sono tuttora, in contenitori di fortuna e riposte in un soppalco della Casa, in attesa di una adeguata collocazione. Anche la cripta attende, adesso, una sua valorizzazione con lavori di ripristino per renderla visitabile e, perché no, un luogo di preghiera per i redentoristi di tutto il mondo che vengono in visita a Pagani.

Da uno studio appena avviato si è potuto determinare che i congregati Redentoristi morti a Pagani, dalla fondazione della casa al 1866, e di conseguenza presumibilmente sepolti nella cripta, furono circa 101.

Rimangono oggi insepolti, ammucchiati in non idonei contenitori, tra gli altri: il Venerabile Cesare Sportelli (1701-1750), cinque Rettori Maggiori della Congregazione: il Servo di Dio Andrea Villani (1706-1792), Pietro Paolo Blasucci (1729-1817), Nicola Mansione (1741-1823), Giancamillo Ripoli (1780-1850), Giuseppe Lordi (1809-1854); quattro Vicari Generali e quattordici Consultori Generali.

È indispensabile, quanto prima, dare una degna e onorevole sistemazione a questi Padri e Fratelli che hanno contribuito, chi più chi meno, a dare lustro alla famiglia Redentorista. Costruire un monumento che, preservando la memoria di un passato glorioso, racchiuda, scrigno prezioso, trecento anni di storia missionaria della Congregazione voluta da s. Alfonso M. De Liguori.

Antonio Pupo CSsR