Si è svolta questa mattina, giovedì 6 ottobre, la chiusura del XXVI Capitolo Generale della Congregazione del Santissimo Redentore con la celebrazione dell’Eucaristia presso la chiesa di Sant’Alfonso, Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso a Roma.
Presieduta dal neo eletto superiore generale, padre Rogério Gomes, C.Ss.R. hanno concelebrato tutti i partecipanti al capitolo insieme ad altri religiosi della casa di Sant’Alfonso, sita a Largo Brancaccio 31, già Via Merulana, ed altri membri dell’Accademia Alfonsiana.
Padre Rogério ha invitato i presenti a riflettere sulle conclusioni concordate dal Capitolo Generale alla luce dell’impegno di tutti: Diventare Missionari della Speranza.
“La prima cosa per essere un buon evangelizzatore, ha detto il Superiore Generale, è essere discepolo. Senza questa condizione annunciamo noi stessi e non l’essenziale: il messaggio salvifico del Vangelo. Il discepolo ascolta con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima, l’insegnamento del Maestro. Conserva la parola nel suo cuore e con la sapienza che viene dallo Spirito la annuncia con gioia.”
Poi ha ricordato le parole di Papa Francesco all’udienza con i capitolari: “Lasciare le zone di confort e uscire per andare in missione”.
“Se vogliamo essere significativi in questo mondo dobbiamo eliminare alcuni idoli che corrodono il cuore della vita consacrata. Questa cosa sugli idoli ci incanta, ci conduce nelle gabbie d’oro e ci imprigiona. Ci seducono nella zona di confort. Papa Francesco ci ha chiesto di cercare in ognuno di noi la radice di questo confort e ci ha invitato a lasciare perdere ciò che non ci lascia essere liberi, ciò che non ci fa volare.”
“Il redentorista ha una particolare identità, cioè, un’identità sempre nuova, perché si rinnova ogni giorno nell’Eucaristia, nel mistero profondo della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù”, ha ricordato padre Rogério.
Alla fine della sua riflessione ha invitato a portare a tutto il mondo, vale a dire, ad ogni conferenza, ad ogni unità, il messaggio di questo capitolo, e a farlo con entusiasmo. Perché quanto vissuto in questi giorni del capitolo, in fondo, non è finito con questa celebrazione ma continua con l’impegno giornaliero di vivere come redentoristi”.
Alla conclusione della cerimonia è stata consegnata la croce redentorista a tutti capitolari come segno di invio missionario.
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