Ricordare il volto del Redentore

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P. Rogério Gomes: Celebrare questi 290 anni significa ricordare, nel senso più profondo, le nostre memorie di redenzione che originano in un Dio che si incarna, si fa kenosis, e si affida alle persone e alle loro debolezze per compiere la sua opera nel corso della Storia.

Nel 290° anniversario della fondazione della Congregazione del Santissimo Redentore, il 9 novembre, la comunità redentorista della Casa Generalizia e della Casa di Sant’Alfonso ha celebrato l’Eucaristia presieduta da padre Rogerio Gomes, Superiore Generale della Congregazione.

Alla liturgia hanno partecipato gli ospiti che si trovavano a Roma quel giorno: il cardinale Joseph Tobin CSsR, i confratelli dell’Ucraina che attualmente lavorano in Belgio e in Spagna e le Suore Redentoriste del Burkina Faso.

Omelia in occasione dell’Anniversario di Fondazione della Congregazione

Carissimi Confratelli,
Carissime Sorelle

  1. Nel giorno in cui celebriamo la festa di dedicazione della Basilica del Santo Salvatore, la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata, la “chiesa-madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”, noi redentoristi celebriamo i 290 anni dalla fondazione della Congregazione del Santissimo Redentore, la nostra grande basilica. 
  2. L’origine di quest’opera missionaria, che festeggiamo, nacque ufficialmente nella freschezza della mattina e continua fino ad oggi trovandosi nello Spirito: lo Spirito su Gesù nella sinagoga di Nazareth, che fece intuire ad Alfonso la Congregazione, lo stesso presente in quel cenacolo improvvisato dove Alfonso de Liguori, Pedro Romano, Juan Bautista Di Donato, Vicente Mannarini e Silvestre Tósquez erano riuniti per cantare la Messa dello Spirito Santo celebrata da monsignor Falcoia e un Te Deum di ringraziamento al Signore che aveva mandato quegli apostoli ad annunciare il Vangelo ai più abbandonati. Poiché ogni opera di Dio viene purificata e testata come l’oro nel crogiolo, l’entusiasmo di alcuni svanì e rimasero solo Alfonso e Fratello Vito Curzio. 
  3. Alfonso aveva tutte le possibilità di essere un uomo completamente frustrato, perché il lavoro che aveva iniziato era apparentemente fallito. Nonostante ciò, Alfonso non si arrese. Superò le grandi crisi del suo tempo, i conflitti tra Chiesa e il Regno di Napoli, le correnti teologiche che ponevano Dio lontano dagli esseri umani e la divisione della Congregazione. Alfonso ha sperimentato e vissuto la crisi in prima persona. Tuttavia, rimase fedele fino ai suoi ultimi giorni perché il suo caro Dio lo sosteneva e, nel profondo del suo cuore, lo Spirito gli confermava che la Congregazione era opera di Dio.
  4. Celebrare questi 290 anni significa ricordare, nel senso più profondo, le nostre memorie di redenzione che originano in un Dio che si incarna, si fa kenosis, e si affida alle persone e alle loro debolezze per compiere la sua opera nel corso della Storia. Quali sono le memorie di redenzione che ciascuno di noi celebra oggi? Oppure queste già sono offuscate e polverose in modo tale che non le conosciamo nel nostro essere redentoristi? Il Redentorista che perde la memoria della redenzione dimentica il volto del Redentore e non è in grado di attualizzare il carisma nella storia di oggi, di leggere i segni dei tempi e di ascoltare il clamore degli abbandonati presenti nelle periferie geografiche ed esistenziali di questo tempo e piano piano egli perde il suo senso di appartenenza alla Congregazione. 
  5. Le memorie di redenzione ci ricordano che c’è sempre un Dio fedele, che non ci rifiuta nonostante le nostre debolezze, persino quando non siamo in grado di vivere la pienezza dei nostri voti. Egli non ci abbandona, perché non ha fatto un patto con una legge, ma con una persona con il suo profondo mistero, la sua bellezza e le sue contraddizioni. Furono queste memorie a nutrire Alfonso e a non farlo desistere dal suo progetto, nonostante le grandi sfide e l’abbandono che ha vissuto.
  6. La congregazione possiede attualmente una grande ricchezza, i suoi 4632 confratelli. 56 vescovi, 3501 sacerdoti, 9 diaconi permanenti, 79 diaconi transitori, 660 chierici non ordinati e 327 fratelli. Sono uomini che hanno consacrato la loro vita e sono negli 85 Paesi annunciando in diversi modi la redenzione. Altri vivono il dies impendere pro redemptis, dopo tanto lavoro missionario, sperimentando la croce della malattia. Così la Congregazione è viva. C’è un cuore che batte e molto sangue redentorista che percorre le vene della Congregazione. Non dobbiamo scoraggiarci quando ci troviamo di fronte a un mondo così difficile per l’annuncio del Vangelo, quando il numero delle vocazioni e dei membri professi diminuisce e tanti se ne vanno. A partire da Alfonso, i nostri santi, beati, martiri e venerabili e tanti confratelli che ci hanno preceduto ci insegnano la resistenza, la resilienza e la perseveranza di fronte alle sfide. Se siamo qui è grazie a tanti confratelli che hanno fatto l’esperienza del distacco e hanno gettato il seme della Congregazione in diverse parti del mondo. A loro il nostro grata memoria de redenzione!
  7. Non siamo i padroni della Congregazione. Appartiene allo Spirito che soffia dove vuole. Le diverse riorganizzazioni e ristrutturazioni che la Congregazione ha vissuto in questi 290 anni ci fanno capire che la Congregazione segue il suo corso, indipendentemente dalle nostre volontà e resistenze. La Divina Ruah è in grado di entrare attraverso le crepe del nostro essere e, poco a poco, farci vedere un altro sguardo sulla storia che stiamo costruendo in modo corresponsabile. Il processo di ristrutturazione e riconfigurazione che la Congregazione sta vivendo è la lettura dei segni dei tempi, suscitati in questi 30 anni dallo Spirito nei nostri Capitoli Generali e Assemblee. E se c’è continuità è perché questo Spirito vuole qualcosa da noi. Chiudersi a Lui significa lasciare che la Congregazione perda la sua forza e muoia lentamente. La pratica del distacco alfonsiano rinnoverà il nostro spirito e la Congregazione.
  8. Un ringraziamento a tutti voi di questa Comunità Sant’Alfonso che siete qui a realizzare un servizio missionario e a costruire la storia del nostro Istituto.Andiamo avanti in questa missione, andiamo avanti senza paura e diamo il meglio di noi stessi, seguendo l’esempio di coloro che ci hanno preceduto nella loro profonda dedizione al Redentore attraverso la loro consacrazione. Oggi tocca a noi continuare questa bella opera missionaria intuita da Alfonso, che essendo opera dello Spirito è arrivata fin qui e continuerà fino al giorno che celebrerà, nel Signore, la sua escatologia.
  9. La Congregazione è stata fondata con la presenza di Maria che ci aiuta e ci accompagna sempre. È la nostra Madre Generale che ci accarezza, ci accompagna alla croce e ci ispira nella nostra perseveranza! Tanti auguri a tutti noi e che il Signore ci regali altri 290 anni, perché possiamo essere Missionari della Speranza sulle orme del Redentore. Amen!

P. Rogério Gomes, SG/C.Ss.R

Roma, 09 novembre 2022