Fame, colera, violenze tra bande devastanti, penuria di carburante, collasso economico: Haiti sta vivendo una situazione senza precedenti. Già lo scorso Natale 2022 i vescovi cattolici del Paese hanno cercato di richiamare l’attenzione della comunità internazionale sulla “estrema gravità” dei problemi, ma non ci sono soluzioni in vista…
Scala News pubblica la riflessione di Padre Renold Antoine CSsR che ci invia da Port au Prince:
Haiti, 13 anni dopo…
“Non c’è nulla di nuovo sotto il sole“, dice Qohelet in una delle sue massime (Qo 1:9). Questa frase, ben nota a molti, dice molto per molti haitiani, per molti haitiani che hanno vissuto l’esperienza del terremoto del 12 gennaio 2010.
A 13 anni da questa tragedia, nulla è cambiato per il bene del Paese, le devastazioni del disastro iniziato in quel fatidico giorno continuano a diffondersi a cerchi concentrici. Da quel giorno, ogni giorno viene colpito un nuovo settore, una nuova area, una parte del Paese sta affondando. I disastri che si verificano sono sia naturali che causati dall’uomo. Non ci siamo ancora alzati per abbandonare questa via crucis che va avanti da quel giorno.
Gli anni passano, i giorni si moltiplicano, un Paese in ginocchio, pochi sono coloro che cercano soluzioni alla crisi acuta che il Paese sta attraversando. La nuova normalità è accettare l’impotenza nazionale e le crisi senza via di uscita.
Il politico, l’uomo d’affari, il religioso e il semplice mortale si aggiungono ogni giorno alla lunga lista di vittime dell’insicurezza e corrono il rischio che la gustizia non risolva mai il loro omicidio o assicuri i loro assassini alla giustizia.
Siamo invasi da cattive notizie e ci sono pochi motivi per rallegrarsi. Il ciclo non si ferma. E nemmeno il circo che lo accompagna.
Tuttavia, in mezzo a questa situazione buia, alcuni edifici sono stati ricostruiti, tra cui la parrocchia di San Gerardo, che ha ora completato un anno di consacrazione. Non smettiamo mai di ringraziare Dio per questa immensa opera che ha permesso la sua ricostruzione con il sostegno di molti benefattori internazionali. Per ora il tempio è incompiuto. I contributi dei fedeli non possono completarlo completamente, e il contributo di tutti è ancora necessario. Da qui la necessità di pregare per un domani migliore, affinché il Paese possa trovare la strada della pace e della stabilità, del progresso e della giustizia sociale.
Che il passare degli anni non permetta agli haitiani di perdere il significato del 12 gennaio. Che possa servire non solo come data di commemorazione del lutto, ma anche come data di leva per simboleggiare la ricostruzione del Paese.
P. Renold ANTOINE, C.Ss.R