Il codice genetico delle manifestazioni terroristiche contro la democrazia brasiliana

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(dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)

Il fine settimana del 7 e 8 gennaio è stato segnato in Brasile come uno dei più tristi per la nostra ancora giovane democrazia (1889). Nella capitale Brasilia sono stati vandalizzati gli edifici dei tre poteri costituiti. Come se non bastasse l’attacco fisico e simbolico a luoghi così importanti per la vita politica del Paese, il danno storico e artistico ha aggravato ulteriormente la situazione, poiché il patrimonio pittorico, documentale e artistico presente è andato praticamente tutto distrutto. Veri e propri segni di barbarie causati da un gruppo ribelle che sembra aver perso i segni fondamentali di umanità e il minimo di civiltà. Uomini e donne irrazionali…

Preferisco usare il termine irrazionalizzato, nella forma verbale inflessa nel participio passivo, perché tale situazione è la punta di un processo di formazione e distruzione del senso del bene comune e della vita sociale avviato e fomentato da elementi economici e politici attivi da tempo, non solo a livello nazionale, ma anche mondiale. Insomma, una massa di manovre al servizio delle oligarchie politiche, agrarie e di mercato che non sono interessate alla costante e salutare rottura dello status quo costantemente promossa dal movimento intrinseco ai regimi democratici.

Come ha ben sottolineato l’attuale capo dell’esecutivo federale, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, durante un faccia a faccia fortemente simbolico con tutti i 27 governatori che compongono il patto federativo (provenienti da tutti gli schieramenti, e anche dell’opposizione), tali movimenti barbari e rivoltanti non hanno alcun elemento concreto di rivendicazione in vista del bene comune. 

Quindi, purtroppo, l’unica cosa che questi ribelli “chiedono” è una sorta di intervento verticale e unilaterale che imponga ciò che è stato loro indottrinato con informazioni manipolate come unica visione possibile del mondo. Questo indottrinamento è stato rafforzato e riassunto simbolicamente nell’eredità lasciata dagli ultimi quattro del modello ideologico del governo uscente in vari discorsi: sia nelle parole, che nelle posture e nei “silenzi”. Tali discorsi, carichi di un carattere negazionista, astorico, monocratico e manipolato, sono molto vicini a quella “aggressività senza alcun pudore” (cfr. FT, 44-46) descritta da Papa Francesco in Fratelli Tutti.

Infine, tali elementi ci permettono di capire che il codice genetico di tali movimenti antidemocratici che hanno recentemente avuto luogo nella piazza dei Tre Poteri a Brasilia è molto simile a quello presente alla base di tanti movimenti terroristici radicali moderni, ma con una differenza fondamentale: si tratta di una matrice “bianca”, “occidentale”, falsamente cristiana, rivestita da una vernice superficiale composta da un discorso fallace di presunta libertà di espressione e manifestazione.

Così, vediamo che il problema generato da un simile contesto non si trova semplicemente nella discussione tra destra e sinistra, cioè nel sano confronto di idee. Di fronte a tale crisi, è necessario riscoprire il valore della politica come quella convivenza che va oltre le preferenze particolari alla ricerca di un patto per il bene comune, come percorso dialogico di pace e di vera “carità politica” (cfr. FT, 182) che riumanizza e non segrega.

P. Maikel Dalbem, CSsR