(dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)
I sacramenti sono segni percepibili (parole e azioni) “della realtà nascosta della salvezza” (CCC 774) che utilizzano elementi della natura materiale per rendere visibile l’invisibile, realizzando “efficacemente la grazia che significano” (CCC 1084). In esse, “la natura è assunta da Dio per diventare un mezzo di mediazione della vita soprannaturale” (LS 235). Essi mostrano anche la dimensione escatologica della creazione, perché “tutto il bene che esiste qui sarà assunto nella festa celeste”.[1]
Le azioni simboliche, come l’imposizione delle ceneri all’inizio della Quaresima, mostrano pienamente il legame che esiste tra i nostri peccati e il pianto della terra. Una delle espressioni indicate per questo rito dice: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” (Gen 3,19). Oltre a ricordarci che anche noi siamo polvere della terra, una parte integrante della natura, quella cenere può esprimere anche il grido della terra, bruciata e ridotta in polvere dal consumismo e dall’egoismo umano.
La celebrazione della riconciliazione sarà ancora più significativa se segni e simboli di questo tipo saranno utilizzati in modo appropriato. In realtà, alcune chiese protestanti hanno già iniziato a usarli in questo senso.[2]
Il sacramento della riconciliazione e il rapporto con la terra.
Nonostante la grave crisi ecologica, “causata dal nostro comportamento irresponsabile ed egoista” (WDC 2016, 1), il rito del sacramento della riconciliazione non include riferimenti espliciti al danno che ogni peccato provoca nel nostro rapporto con la creazione. Di solito, questa dimensione è assente anche nella pratica pastorale del sacramento.
L’essere umano “esprime e percepisce le realtà spirituali attraverso segni e simboli fisici” (CCC 1146); ad esempio, l’acqua battesimale, l’olio dei catecumeni e degli infermi, le candele, il fuoco pasquale, l’incenso… Ognuno di questi elementi naturali viene utilizzato “non come realtà autonoma e autosufficiente, ma come incorporato nella vita e nella storia della comunità”. In effetti, la gente dovrebbe sempre percepire la celebrazione liturgica come un evento di salvezza, non come una magia.
Allo stesso modo, sarebbe opportuno che la prassi del sacramento facesse uso di segni e simboli della natura, soprattutto nelle celebrazioni comunitarie, per evidenziare il nostro legame con la terra e il nostro bisogno di riconciliazione con essa. Purtroppo, spesso non viene celebrato né con letture bibliche né con simboli e gesti corporei significativi.
Celebrazione della fraternità restaurata
Il Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti continua a essere il più utilizzato e la sua prassi non prevede di solito alcuna celebrazione gioiosa per il dono di essere stati perdonati e riconciliati. Senza di essa, la percezione e l’assimilazione dell’evento salvifico diventano più difficili. Al contrario, le tre parabole del perdono (la pecora smarrita, la moneta perduta e il figlio perduto) incluse in Lc 15, terminano con una gioiosa celebrazione comunitaria.
Includendo una celebrazione gioiosa, la riconciliazione sacramentale aiuterebbe le persone a percepire che il mondo è “un mistero gioioso da contemplare con gioia e lode” (LS 12).
Conclusione
Questo articolo ha sottolineato la dimensione sacramentale del mondo fisico e la presenza, nella liturgia dei sacramenti, di segni e simboli tratti dalla natura. Ciò manca nell’attuale Rito del sacramento della riconciliazione, che dovrebbe dare maggiore rilevanza alla celebrazione gioiosa del perdono e della riconciliazione ricevuti da Dio.
p. Martín Carbajo Nuñez, OFM
[1] LS 244. These paragraphs are taken from: Carbajo-Núñez, Martín, «Peccato ecologico e riconciliazione sacramentale», in A.V. Amarante – F. Sacco, ed., Riconciliazione sacramentale. Morale e prassi pastorale, Messaggero, Padova 2019, 217-227.
[2] “Our waste and pollution of your creation, and our lack of concern for those who come after us, we confess to you.” Evangelical Lutheran Worship, Pew edition, Augsburg Fortress, Minneapolis 2006, 253.
[3] M. Gesteira Garza, La Eucaristía misterio de comunión, 223. [My translation]