P. Ivel Mendanha C.SS.R., il Consultore generale, ha presieduto la Messa della notte del Natale presso il Santuario della Madre del Perpetuo Soccorso a Roma, concelebrata dai membri del Governo Generale e della comunità internazionale di Sant’Alfonso.
Publichiamo il testo completo della sua omelia di Natale 2023
Vi presento una scena in una baraccopoli di una città di un paese povero del terzo mondo. Nonostante il sole splendente, un’oscurità incombeva sulle file di baracche. Ma il Natale stava arrivando. Le cose sarebbero state diverse, almeno per qualche giorno. Tuttavia, pochi giorni prima di Natale, si verificò un incidente che aggravò la tristezza degli abitanti della baraccopoli. Il padre di tre bambini piccoli si suicidò. Nessuno conoscerà mai la storia completa del suo gesto. Ma fecce capire alla gente uno sguardo all’oscurità che aveva invaso il suo cuore. Poco prima di morire disse a un amico che era molto depresso perché non aveva regali da fare a ciascuno dei suoi figli per Natale.
Il Natale è molto importante per fare regali. È una parte importante della nostra celebrazione del Natale. Charles Dickens l’ha riassunto al meglio quando ha detto: “Il Natale è l’unico momento del lungo calendario dell’anno in cui le persone aprono i loro cuori chiusi gli uni agli altri”.
Si può dire che il Natale sia la stagione dei regali, anche se alcune delle nostre donazioni possono essere banali e di routine. Un regalo va al di là di sé stesso. I regali sono un modo per dire agli altri che li amiamo. Hanno poco a che fare con la giustizia e tutto a che fare con l’amore.
L’offerta di doni ci riporta all’origine della festa stessa, alla base del Natale. Il Natale è nato come dono e creato da un dono. È stato Dio a dare il via a tutto. “Dio ha tanto amato il mondo da dare/donare a noi il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna”.
L’intera scena del Natale, il Presepe di Betlemme, ci parla di Dono. Dio ha donato al mondo che lotta nelle tenebre il dono di tutti i doni, suo Figlio: “Perché a noi è nato un bambino, a noi è stato dato un figlio, e il governo sarà sulle sue spalle. Ed egli sarà chiamato Consigliere meraviglioso, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. (Isaia 9,6) e poi ai pastori: “Oggi, nella città di Davide, vi è nato un Salvatore; è il Messia, il Signore”. (Lc 2,11). Il Bambino è il DONO. Dio fa dono di sé al mondo nel suo Figlio unigenito e attraverso di esso.
Il Bambino è un dono per i suoi genitori, Maria e Giuseppe, che forse non hanno capito che il bambino che guardavano con stupore e meraviglia, nonostante le sfide e le minacce, il dolore e la tristezza tutt’intorno, era Dio in un bambino: come riecheggia il bellissimo canto: “Maria, sapevi che il tuo bambino un giorno avrebbe camminato sulle acque? Maria, sapevi che il tuo bambino avrebbe salvato i nostri figli e le nostre figlie? Sapevi che il tuo bambino è venuto a renderti nuova? Questo bambino che hai fatto nascere, presto farà nascere te.
Maria, sapevi che il tuo bambino darà la vista a un cieco? Maria, lo sapevi che il tuo bambino calmerà la tempesta con la sua mano? Sapevi che il tuo bambino ha camminato dove hanno camminato gli angeli? Quando baci il tuo bambino baci il volto di Dio”.
Sì, oggi celebriamo il Dono di tutti i Doni, Colui che è il nostro Dono, il Donatore e il Dono. Il nostro Dio: Padre, Figlio e Spirito ora presente nel bambino di Maria con Giuseppe al suo fianco.
Il segno distintivo e la chiave del Dono di Natale è la Persona di Gesù nel Bambino di Maria. Il nostro dono di Natale non è una cosa ma una persona, non un concetto astratto o un ideale o un pensiero sublime, ma Dio in persona, la persona di suo Figlio, il bambino di Maria, Gesù nostro Signore. È questo che ci sfida e ci spinge a rivedere la ragione e le motivazioni del nostro fare regali a Natale. I nostri regali devono essere diversi. Deve portare con sé lo spirito e l’essenza stessa del Natale, il dono delle nostre persone. Questo è il dono di Natale.
Sì, ci facciamo regali o doni l’un l’altro, ma il dono ottimale è il donarsi l’un l’altro. Si tratta piuttosto di essere PRESENTI – il che significa dare noi stessi. La qualità del nostro regalo non sta nel valore o nella bella confezione, ma nell’essere presenti con la nostra presenza personale.
C’è una presenza lontana, acquosa, tiepida, come quella del sole in un giorno d’inverno, che va e viene senza nemmeno scongelare il terreno. E poi c’è una presenza vicina, calda, affermativa, come quella del sole in un giorno d’estate, che dà vita a tutto ciò che tocca.
A casa nostra facciamo un dono e un regalo a noi stessi in questo giorno di Natale, assicurandoci che la vostra presenza come coniugi, come figli ai vostri genitori, come genitori ai vostri figli, come nipoti ai vostri nonni, come fratelli e sorelle gli uni agli altri non sia lontana ma piuttosto vicina, non tiepida ma piuttosto calda, non spaventosa e terrificante ma piuttosto affermativa e incoraggiante. È così che il Dono del Natale, il Regalo e il Dono, Gesù, la cui sorprendente presenza nel nostro mondo ci autorizza a essere un dono e un regalo attraverso la nostra presenza reciproca che dà vita.
Fare regali è importante, ma riceverne è altrettanto importante. Il Natale è anche un tempo per ricevere: ricevere i doni che gli altri ci fanno e soprattutto il dono che Dio ci offre. Dio non ci ha regalato una cosa, ma una persona. Gesù è il dono di Dio ai poveri e agli umili, ai deboli e agli smarriti, agli spaventati e ai sofferenti, per assicurare loro che l’amore non li ha abbandonati.
Quando facciamo un regalo, lo ricopriamo con una confezione elegante, anche se sappiamo che la confezione non aggiunge nulla al valore del regalo e che verrà strappata e gettata nel sacco della spazzatura. Quando Dio ci ha fatto il dono di suo Figlio, il suo dono non era avvolto in una confezione elegante. È venuto avvolto nel mantello del bambino umano debole, fragile, vulnerabile, morale, bisognoso di accettazione, di carezze, di baci, di abbracci, di essere allattato al seno, di protezione dai gelosi e dagli invidiosi. In questo vediamo la profondità dell’amore di Dio per noi.
Sebbene Gesù sia venuto tra noi debole e a mani vuote, ci ha portato doni inestimabili ed eterni. È venuto per insegnarci che non siamo granelli di polvere, ma figli e figlie del Padre celeste destinati alla gloria eterna.
Che tipo di disposizione dobbiamo avere per poter ricevere il dono di Dio? Ci rivolgiamo a Maria e Giuseppe. Non sapevano che il loro bambino era il Signore di tutta la creazione? Che il loro bambino un giorno avrebbe governato le nazioni? Che il loro bambino era l’Agnello perfetto del cielo? Che il bambino che tenevano in braccio era il grande Io Sono. Non lo sapevano, ma credevano e aprirono i loro cuori per accogliere con gratitudine e rispetto, con stupore e meraviglia, con calore e ospitalità, con tenerezza e amore il loro bambino, il Dono perfetto del Cielo, Dio stesso.
È la stessa disposizione che ognuno di noi deve avere per ricevere il dono che ci viene fatto in questo Natale nella persona del coniuge, del figlio, del genitore, del nonno, del nipote, del fratello, del vicino di casa dal cuore gentile. Riceviamo il loro dono di sé, la loro persona con calore e ospitalità, stupore e meraviglia, gratitudine e rispetto. Rifiutare un dono significa rifiutare la persona e rifiutare la persona significa manifestare una suprema durezza di cuore che è l’opposto del Natale.
Quando apriamo i nostri cuori per ricevere il DONO del Bambino Gesù di Maria, nostro Signore, egli ci autorizza a donarci l’un l’altro con amore e a ricevere con cuore aperto il Dono dell’altro e la sua presenza nella nostra vita. Forse nel nostro mondo in cui usiamo e gettiamo, in cui anche le persone sono così spesso usate e gettate come cose, abbiamo bisogno di un vero Spirito natalizio di dare e ricevere, perché mentre diamo noi stessi della nostra persona diamo al nostro Dio presente nella persona di colui a cui diamo, e mentre riceviamo da un altro riceviamo dal nostro Dio presente nell’altro, questo è lo Spirito della donazione natalizia. Impariamo dal presepe, il Bambino di Maria si è donato e Maria si è aperta a ricevere… lasciamo che le parole del canto risuonino nei nostri cuori, il canto che canta di Colui che è Dono.
I ciechi vedranno, i sordi udranno, i morti vivranno di nuovo, gli zoppi salteranno, i muti parleranno, le lodi dell’Agnello
Maria, sapevi che il tuo bambino è il Signore di tutto il creato? Maria, sapevi che il tuo bambino un giorno avrebbe governato le nazioni? Sapevi che il tuo bambino è l’Agnello perfetto del cielo? Il bambino addormentato che tieni in braccio è il grande Io Sono.
Concludo con la poesia di Lambert Noben, Sono Nato!
Sono nato nudo, dice Dio,
perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero,
perché tu possa considerarmi l’unica ricchezza.
Sono nato in una stalla,
perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio,
perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore,
perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte,
perché tu creda che io posso illuminare qualsiasi realtà.
Sono nato persona, dice Dio,
perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato uomo,
perché tu possa essere “Dio”.
Sono nato perseguitato,
perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità,
perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio,
per portare tutti alla casa del Padre.