Lo scorso dicembre è stata pubblicata in Italia la biografia di Sant’Alfonso de Liguori scritta da Pippo Corigliano. – Nella sua recensione, P. Vincenzo La Mendola CSsR presenta l’autore e incoraggia l’interesse per il nuovo libro, che mostra l’attualità dell’apostolato di Sant’Alfonso e desidera divulgare la persona del fondatore dei Redentoristi tra i suoi concittadini, soprattutto tra i giovani.
RECENSIONE
P. Corigliano, Alfonso Maria de’ Liguori. Il più napoletano dei santi il più santo dei napoletani, Edizioni Ares, Milano 2023, pp. 120.
E’ sempre emozionante entrare in libreria e scorgere tra le novità una nuova, inaspettata biografia di sant’Alfonso. Ed è altrettanto bello scoprire che a scriverla è un laico. Sant’Alfonso infatti non è soltanto dei Redentoristi ma di tutta la Chiesa, e – come afferma qualcuno – di tutto il mondo. Come del resto ogni uomo che produce cultura. Ed egli ha generato non solo tanta cultura, ma ha dato fiducia e speranza agli uomini, della sua e delle epoche successive, come denota la diffusione e la traduzione, in quasi tutte le lingue conosciute delle sue opere.
Qualcuno si chiederà: perché un’altra biografia? Il motivo ci sembra di trovarlo nelle stesse parole dell’Autore: «Alfonso è un santo che meriterebbe di essere conosciuto molto di più» (p. 101). E su questo ci troviamo tutti d’accordo.
Il sottotitolo del volume Il più napoletano dei santi il più santo dei napoletani ci dà indicazioni più precise per risalire all’Autore: Pippo Corigliano (Napoli 1942), portavoce dell’Opus Dei in Italia, autore, con Mondadori, di diversi libri, e ultimamente – anche con Ares – di due volumi: Cartoline dal Paradiso che hanno avuto un grande successo.
Quella di Corigliano è un’opera della maturità, frutto di letture, ricerca e riflessioni. Precisiamo subito, come ci viene indicato nella Prefazione, che «Il ritratto che viene fuori da questo libro non ha nulla a che fare con la solita agiografia» (p. 8), per sgombrare il terreno da aspettative che non saranno soddisfatte. E’ piuttosto la sagomatura di un profilo, redatto con passione e con il chiaro intento di far conoscere a tutti un personaggio storico. Ed è infatti per un pubblico vastissimo di lettori che l’Autore pensa e pubblica il suo agile volume: breve, denso e maneggevole, rispondente ai criteri dell’odierno marketing librario.
In tredici brevi sostanziosi capitoli ci viene offerta un’avvincente sintesi della vita del Santo napoletano, portandone alla luce alcuni aspetti inediti. La messa a fuoco è sulla personalità del protagonista, tratteggiata con efficaci pennellate: «Alfonso è un napoletano innamorato appassionatamente di Dio. La sua vita si spiega così: l’amore» (p. 13). Già dalle prime battute della Prefazione, a firma di Costanza Miriano, si intuisce che il libro in oggetto è un profilo nuovo di sant’Alfonso, un modo alternativo di presentarlo alla contemporaneità. Alcune descrizioni ad impatto lo rivelano. Alfonso è: «Un avvocato con gli attributi», «Un genio, un nobile, figlio dell’élite, uno di quelli che tutte avrebbero fatto carte false per sposare. […] uno che aveva tutto e avrebbe potuto scegliere tutto. Il top di gamma. Il Signore ha buon gusto, e si sceglie i migliori, non c’è dubbio» (p. 8).
Il taglio è quasi giornalistico. Il tono diretto, immediato. La prosa sciolta e scorrevole, condita di tanto in tanto da opportune considerazioni, che aiutano a cogliere la modernità del biografato, presentato come «il santo dell’ottimismo e della fiducia, dell’umorismo e della giovialità, un napoletano fino al midollo» (p. 89). Non potevano mancare precisi riferimenti alla napoletanità di sant’Alfonso, colto, in questo inconfondibile aspetto della sua personalità, da un altro napoletano, che avvicinandolo a più di duecento anni di distanza, scopre tutta la freschezza dell’indole partenopea.
L’Autore, – da quanto emerge dalla sua Opera – è un appassionato lettore e studioso di sant’Alfonso. Le sue pagine sono calde ed esprimono tutta la sua ammirazione per un Santo che egli vuole rivalutare: «La figura di Alfonso è interessante come modello. Tutti i santi sono esempio di vita ma Alfonso ci insegna a mettere il cuore e a impegnarci nelle cose di Dio» (p. 15). Ne passa in rassegna gli aspetti della personalità più salienti, proponendo alcune coordinate che facilitano la comprensione di ognuno di essi. Il primo scritto autografo che troviamo citato, per entrare in contatto con il personaggio, sono le Regole dell’avvocato (p. 26), sintesi dell’etica del giovane patrizio napoletano, alle prese con il suo grande successo, nell’intrigato foro partenopeo. Corigliano è attento alla vicenda vocazionale di Alfonso e alle sue tappe essenziali.
Subito dopo aver narrato la tormentata vocazione del giovane rampollo, nel difficile confronto con la granitica figura paterna, l’Autore ci dà uno spaccato della sua vocazione di confessore e direttore spirituale, ponendo l’accento sulla novità rappresentata da Alfonso, il quale «Non si limitava ad assolvere i peccati ma si dava da fare per prospettare mete più alte» (p. 33) e ancora, facendo emergere la originalità costituita dal suo insegnamento teologico morale, afferma: «Se oggi si confessa in un clima di calda accoglienza lo dobbiamo a lui» (p. 74).
Altro particolare del suo genio pastorale – che affiora dal racconto – è l’innata capacità di educare alla fede, specialmente i fedeli laici: «Il suo ideale? Formare persone semplici trasformandole con la grazia di Dio in santi» (p. 35).
Spulciando nelle opere del De Liguori Corigliano farcisce il suo testo di numerose citazioni, permettendo al lettore di entrare in contatto con la vasta produzione alfonsiana, e invitandolo a prenderli tra le mani: «i suoi libri sono pieni di aneddoti e di facile lettura» (p. 97).
Il testo più riportato è Pratica di amare Gesù Cristo, punto di partenza irrinunciabile per comprendere il messaggio spirituale del Santo, che non si esita ad annoverare tra i mistici. Raccontando le sue estasi, bilocazioni e miracoli, in vita e post mortem, aspetti che in alcune biografie forse sono stati relegati in secondo piano, l’Autore ci da la cifra della vita interiore e della santità del Fondatore dei Redentoristi. Da mistico attendibile, Alfonso è un uomo estremamente pratico, «Un manager al servizio di Dio» (p. 67), un uomo innamorato di Gesù Cristo e della Madre di Dio «l’unica donna della sua vita» (p. 28).
Il profilo ecclesiale di Alfonso, così come emerge dalla penna di Corigliano, è quello di un un prete controcorrente, capace di analizzare oggettivamente il contesto in cui vive e di suggerire i rimedi più opportuni per il suo rinnovamento: «era convinto che la rovina del mondo sono i mali predicatori e i mali confessori e che chi predica a caso e alla balorda farà più danno che utile» (p. 71). In questo ambito dell’attività pastorale del suo tempo Alfonso è innovativo: «Uno dei più grandi comunicatori della Chiesa. La sua preoccupazione è farsi capire» (p. 96). Egli «ha dimostrato come si possano comunicare valori positivi, utilizzando al meglio i mezzi di comunicazione del proprio tempo: la predicazione, i libri, le canzoni, la pittura, l’architettura» (p. 98).
Non senza una punta di realismo e un senso di pungente rammarico l’Autore denuncia il pericolo che un Santo così attuale possa essere dimenticato o relegato soltanto nell’ambito religioso: «La società civile ha quasi cancellato la sua memoria. Nella stessa Napoli di Alfonso gli studenti che oggi terminano il liceo non sanno chi sia e chi sia stato, mentre sanno tanto sul suo contemporaneo Voltaire […]. Si potrebbe pensare che Voltaire abbia vinto e che la modernità possa fare a meno di Alfonso ma non è così. I problemi che oggi attanagliano la civiltà occidentale sono proprio i problemi su cui Alfonso ha tanto da insegnare. Ha indicato la via di soluzione che passa attraverso l’attenzione alla persona e all’educazione» (pp. 97-98).
Alla trattazione cronologica della biografia si aggiungono alcuni capitoli che hanno lo scopo di completare il profilo del Santo. Il nono, ad esempio, costituisce una breve presentazione delle canzoncine di sant’Alfonso, con abbondanti citazioni dal Canzoniere. Il dodicesimo è una raccolta di esortazioni e massime, una breve antologia, da tenere come promemoria. L’ultimo, il tredicesimo, riporta quelli che per l’Autore sono «i riferimenti bibliografici indispensabili» (p. 109), per la conoscenza e un primo approfondimento. Egli spiega, in poche battute, la vocazione di scrittore di Alfonso: «Tutta la sua opera è dominata da un’idea possente: la salvezza di tutte le anime. Il missionario ispira lo scrittore spirituale, la sua opera scritta è una missione permanente, un corso prolungato si esercizi spirituali» (p. 111). Si premura inoltre di indicare che «La maggior parte di questi libri sono oggi editi da Shalom editrice» (p. 110) e che alcune sue canzoncine spirituali «sono presenti on line anche su YouTube» (p. 112).
Le pagine del libro scorrono veloci, si leggono d’un fiato. Suscitano interesse e ammirazione. Dando quasi l’impressione di trovarsi faccia a faccia con un personaggio vivo. Non si trovano – ahimè – né note, né riferimenti bibliografici. Volutamente – supponiamo – l’Autore ha tralasciato questi elementi metodologici per non appesantire il testo, prediligendo puntare sul contenuto. Non ci vuole molto però ad accorgersi che nulla è improvvisato o azzardato. Corigliano ha letto con attenzione le biografie principali, l’epistolario e molte opere di sant’Alfonso, non fermandosi alle più note o recentemente pubblicate, ma spulciando anche su quelle meno conosciute.
Non ci resta che procurarci il volumetto e incominciare a leggerlo, per renderci conto, ancora meglio, che sant’Alfonso è «Un Talento creativo che ha molto da dire alla Chiesa e a ciascuno di noi» (p. 9).
P. Vincenzo La Mendola CSsR