P. Rogério Gomes commenta l’aspetto teologico e morale della tecnologia moderna

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Esplorare il confine tra umanità e tecnologia –  questo il titolo di una recente intervista a P. Gomes pubblicata sul sito dell’Istituto Teologico di San Paolo (ITESP), in Brasile. 

L’intervista è uscita nel contesto dell’informazione che Noland Arbaugh, 29 anni, tetraplegico dopo un incidente in acqua dopo un tuffo, ha ricevuto un un impianto cerebrale che gli permette, da solo, di controllare il mouse di un computer. L’introduzione di tecnologie come questa ci sfida a riflettere sulla natura dell’umanità, sulla dignità umana e sui limiti etici dell’intervento tecnologico nel corpo umano.

Padre Rogério Gomes si è specializzato in bioetica presso l’Accademia Alfonsiana di Roma e, nonostante le sue numerose responsabilità come il Superiore Generale, si tiene aggiornato sullo sviluppo della riflessione scientifica in risposta alle nuove sfide del progresso tecnologico.

Pubblichiamo di seguito un’intervista (per gentile concessione: https://www.itespteologia.com.br)


Esplorare il confine tra umanità e tecnologia: il punto di vista dell’alunno dell’ITESP Prof Dr. Rogério Gomes sui progressi di Neuralink

ITESP: Da un punto di vista etico e teologico, come valuta il potenziale impatto dell’impianto di chip cerebrale, sviluppato da Neuralink, sulla comprensione della natura umana e sul rapporto tra tecnologia e spiritualità?

Rogério Gomes: Considero questo tipo di tecnologia come un processo dell’evoluzione umana stessa. Da quando gli esseri umani sono apparsi sulla Terra, il loro rapporto con la tecnologia è stato evidente. Il mito di Prometeo lo spiega bene. Quando rubò il fuoco agli dei, fu punito. Il fuoco, la tecnologia degli dèi, non può essere dato agli esseri umani perché li potenzia, e da qui la punizione. In sostanza, la tecnologia nasce dalla condizione di fragilità degli esseri umani che, usando la loro intelligenza, creano meccanismi per superarla, trasformano l’ambiente in cui vivono e lo usano per i propri bisogni.

A prima vista, potremmo dire che la tecnologia nasce come estensione e potenzialità del corpo umano, come apparato per soddisfare esigenze come la vista, la velocità, la forza, ecc. Il problema comincia a sorgere sull’uso del fuoco rubato agli dei, che sposta la riflessione dalla dimensione strumentale a quella etica e alle sue implicazioni. E qui crolla tutto il discorso della cosiddetta neutralità scientifica e della tecnologia stessa. La tecnologia non è solo un insieme di tecniche utilizzate da una società, ma un messaggio culturale.

Anche l’ipotesi di corpi estranei nel corpo umano non è del tutto sconosciuta. Ad esempio, gli xenotrapianti sono tecniche di trapianto di organi, tessuti e cellule animali in un altro organismo per sostituire parti malate, senza necessariamente avere bisogno di un donatore umano. Questa è già una realtà, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Un’altra realtà è il cosiddetto biohacking (bios+hacker), che cerca di riprogrammare la natura umana da tecniche consolidate a quelle di impianto di chip nel corpo umano, con l’obiettivo di potenziare il corpo umano ed estendere la longevità umana.

L’uso di chip è già comune per gli animali domestici e nelle aziende agricole specializzate in animali e uccelli da riproduzione e allevamento. Negli esseri umani, possono essere utilizzati per memorizzare l’identità personale e i dati clinici, sostituire le carte di credito, le chiavi e i badge, accedere ai computer, fornire sorveglianza, ecc. Ogni tecnologia nasce con la promessa di rivoluzionare qualcosa. Nel caso della tecnologia di Elon Musk, uno degli utilizzi è a beneficio delle persone con lesioni traumatiche. E non finisce qui: c’è sicuramente il desiderio di potenziare il cervello umano per immagazzinare informazioni, creando supercervelli, ecc. Tra il gioco del marketing, la ricerca scientifica, la fattibilità dei prodotti e la legislazione, la strada da percorrere è ancora lunga.

Il rapporto tra tecnologia e spiritualità può essere visto sotto tre aspetti: l’uomo continua la creazione di Dio sfruttando l’intelligenza che gli è stata data e trasformando la realtà per vivere una vita dignitosa; come abbandono di Dio, in quanto l’uomo si afferma nella propria capacità di creare per sottomettere la natura e distruggerla e dominare gli altri popoli (autonomia, narcisismo, egoismo, autoritarismo). Infine, come occasione per la stessa teologia e spiritualità cristiana di ripensare alcuni concetti creazionisti che oggi non reggono più e devono essere reinterpretati alla luce dei nuovi tempi.

ITESP: Considerando gli aspetti morali, quali preoccupazioni etiche emergono quando si contempla la possibilità di una fusione tra mente umana e intelligenza artificiale? Come si possono applicare i tradizionali principi etici della bioetica a questo scenario?

Rogério Gomes: Non vedo la possibilità di una fusione tra mente umana e intelligenza artificiale in tempi brevi. Dobbiamo vedere cosa è la realtà e cosa è la strategia di mercato. Non dico che sia impossibile, ma l’ingegneria del cervello umano è molto complessa e, nonostante i grandi progressi già compiuti, è un mondo sempre nuovo e pieno di misteri da svelare. L’intelligenza artificiale è un campo ancora in evoluzione; sembra promettente, ma è ancora agli inizi, perché non conosciamo ancora le sue vere dimensioni. La fusione di queste due realtà richiederà una grande quantità di ricerca e di progressi tecnici e scientifici.

Di fronte alla possibilità di una fusione tra mente umana e intelligenza artificiale, potremmo considerare i principi tradizionali della bioetica come l’autonomia, la non-maleficenza, la beneficenza e la giustizia in questi termini molto elementari, perché la questione richiede una riflessione molto più approfondita.

Innanzitutto, occorre chiarire i rischi e i benefici di questa possibilità. Le persone coinvolte devono essere informate dell’impatto sulla natura umana stessa e dare il loro libero consenso. Per quanto riguarda l’autonomia, occorre considerare quali aspetti compromettono la persona affinché possa scegliere e prendere decisioni razionali e scelte morali in accordo con la propria libertà; per quanto riguarda la non-maleficenza, se questo tipo di tecnologia e le tecniche impiegate per la sua funzionalità non causeranno successivamente sofferenza alla persona; per quanto riguarda la beneficenza, ottenere i maggiori benefici e minimizzare i rischi per la persona.

In termini di giustizia, le persone che scelgono di sottoporsi a questo tipo di procedura saranno considerate uguali o superiori agli altri? A chi giova questo tipo di tecnologia? Escluderà delle persone? Se, a un certo punto, i professionisti coinvolti in questo campo si rendono conto che questa tecnologia viene utilizzata per determinati scopi, hanno il diritto all’obiezione di coscienza? Come sono preparati i governi agli impatti di questa tecnologia, ad esempio nel mondo del lavoro, nelle relazioni sociali? In termini di sicurezza digitale, come verrà stabilita la privacy? Come possono essere utilizzate queste tecnologie per controllare le persone? Come si vede, questo apre una vasta discussione nel campo dell’applicazione della giustizia e della legge. Oltre a quanto già accennato, in questo campo di riflessione e di possibilità va considerata una rilettura del principio di responsabilità, non più nelle categorie di Hans Jonas, ma aggiornato.

ITESP: Di fronte ai progressi tecnologici proposti da Neuralink, quale sarebbe, da un punto di vista teologico, il ruolo della Chiesa e delle istituzioni religiose nella guida etica e morale dei fedeli di fronte a questa nuova frontiera dell’interazione mente-macchina?

Rogério Gomes: Il primo elemento è conoscere la tecnologia e come utilizzarla. Non è possibile per la Chiesa e le istituzioni religiose guidare i propri fedeli se non conoscono la realtà. E qui è essenziale superare i pregiudizi sia in ambito ecclesiastico che scientifico. Altrimenti, ricadremo nelle note dispute del passato e avremo un dialogo narcisistico da sordi. Oggi il dialogo interdisciplinare è un’opportunità di arricchimento reciproco.

Una volta che conosciamo a fondo ciò di cui stiamo parlando, il secondo passo è educare le persone e aiutarle a discernere. Per questo è sempre più importante che i leader religiosi studino, si formino per avere il know-how necessario a formare le coscienze. Senza questo, cadremo in un discorso di “si può” e “non si può” che non porta gli esseri umani a riflettere sulle proprie azioni e sulle conseguenze per se stessi, per gli altri e per le generazioni future, considerando il principio di responsabilità (Hans Jonas).

E infine, aiutare le persone a demistificare certe teorie cospirative di esseri provenienti da un altro mondo che ci controllano, così come la fantascienza, ma aiutare le persone a capire che l’uso della tecnologia senza alcuna etica può essere uno strumento di controllo utilizzato da governi, aziende e soggetti privati per il controllo e che possono proteggersi dall’illuminazione.

ITESP: Considerando il ruolo della teologia nella formazione morale, come possono i leader religiosi guidare i fedeli a discernere i limiti etici e morali nell’adozione di tecnologie che interferiscono direttamente con la mente umana, come il chip cerebrale di Neuralink?

Rogério Gomes: Il Vaticano II ci esorta a leggere i segni dei tempi. È anche importante considerare i tempi dei segni. Per questo insisto sul fatto che i leader religiosi devono formarsi e aggiornarsi continuamente se vogliono rendere un buon servizio ai loro gruppi. La ricerca teologica può fornire strumenti per riflettere su temi come la creazione, l’evoluzione, il concetto di natura, la legge naturale, il comportamento umano, la responsabilità, la giustizia sociale, solo per citarne alcuni. Ciò richiede che la teologia sia sempre più impegnata nel dialogo con altre aree del sapere: filosofia, sociologia, psicologia, educazione, diritto, economia, ecologia, etica, bioetica e morale.

Il concetto di interferenza deve essere considerato come parte di questa riflessione. È ancora troppo presto per parlare di possibili interferenze. L’impianto di un chip è già un’interferenza, in quanto si tratta di un corpo estraneo inserito nel corpo umano. Un’interferenza che de-caratterizza l’uomo? Meccanismi che permettono di controllare esternamente la mente umana, facendo perdere all’individuo la propria libertà e autonomia? Ecco perché è importante avere una teologia che si metta in cammino, senza perdere la propria identità, ma che accompagni il processo evolutivo umano e aiuti a discernere la strada migliore da percorrere.

Infine, è importante considerare che questi nuovi sviluppi del mondo tecno-scientifico influenzeranno sempre più la politica, l’economia, le relazioni sociali, il concetto di natura umana e la percezione della vita stessa come esistenza e realtà da manipolare.

In breve, la discussione sui progressi tecnologici e sulle loro implicazioni etiche e teologiche è cruciale non solo per il mondo accademico, ma anche per la società nel suo complesso. Soprattutto nel campo della teologia, dove le riflessioni sulla natura umana, l’etica e il rapporto con la tecnologia sono fondamentali, è essenziale sollevare questioni come la fusione mente-macchina e l’impatto delle innovazioni sulla comprensione della spiritualità. Inoltre, considerando che il Prof. Dr. Rogério Gomes è un ex studente dell’ITESP, è importante affrontare questi temi all’interno della stessa comunità accademica, collegando la formazione ricevuta presso l’istituto con le sfide contemporanee che la società deve affrontare.

Di: Arison Lopes, Comunicazione istituzionale ITESP

(traduzione libera in italiano; il testo originale completo in portoghese è pubblicato sul sito di ITESP https://www.itespteologia.com.br)