L’articolo dal Blog dell’Accademia Alfonsiana
Questo mese dell’anno, dal punto di vista umano e religioso, offre due motivi di festa, tanto presente in molte realtà socioculturali: il mese dedicato a Maria e la Festa della Mamma. Naturalmente, questo non è così in tutto il mondo, anche se in larga misura lo è. Altrove, per ragioni storiche, religiose, geografiche e commerciali, o non esiste il mese mariano oppure si festeggia in un altro mese, e la Festa della Mamma – molto più presente in quasi tutti i Paesi – ha date celebrative diverse. Questi eventi, così come vengono presentati, ci permettono di evidenziare almeno due cose significative nel fare teologia.
Innanzitutto, la varietà e la complessità della realtà dove fattori diversi si intrecciano dando significati diversi all’esistenza umana; e la teologia deve partire sempre da un’apertura e da un rapporto onesto con la realtà. In secondo luogo, che nel divenire delle circostanze storiche è opportuno e necessario apportare chiarimenti critici che permettano di superare dimenticanze, superficialità e altri elementi disumanizzanti che avrebbero potuto falsamente aderire a queste celebrazioni. E questa è la missione primaria di tutta la teologia, che a partire dallo spirito sapienziale e profetico del Vangelo, sa assumere il meglio della nostra umanità e sa aiutarla a liberarsi da tutto ciò che può disumanizzarla.
Senza dubbio, la devozione mariana è una delle più diffuse nel cristianesimo e soprattutto nel cattolicesimo, con i suoi grandi contributi, tra alcune esagerazioni e espressioni profondamente evangeliche. Il mese di maggio in particolare ha una storia significativa. Sembrerebbe del tutto plausibile una certa relazione con le antiche celebrazioni greco-romane del culto della fertilità e della primavera (cf. Artemide e Flora). In questo senso, per queste latitudini geografiche, quale periodo migliore dell’anno per evidenziare il valore e il significato della maternità! Forse, senza dirlo esplicitamente, e con motivazioni diverse, molte ricorrenze della Festa della Mamma (celebrazioni generali di origine e natura civile) hanno cominciato a celebrarsi proprio durante questo mese.
Considerando il mese di maggio come Mese di Maria, tra tutti i possibili antecedenti, almeno si possono evidenziare come più evidenti: i gesuiti Annibale Dionisi[1] e Alfonso Muzzarelli[2]. Poi, con Paolo VI[3] si arriverà ad un riconoscimento ufficiale di questo mese mariano. In generale, questi autori come il Papa non hanno fatto altro che contribuire a dare forma ad una religiosità mariana popolare piuttosto diffusa durante questo mese. Tutto questo percorso ci ricorda come la fede cristiana si sia fatta strada dalla vita vissuta e celebrata nel popolo, fino a diventare riflessione e poi, quando necessario, arrivare al riconoscimento ufficiale. Questo è un cammino che la teologia e la chiesa ministeriale e magisteriale non devono né dimenticare né trascurare.
Per quanto riguarda la Festa della Mamma, qui abbondano le diverse storie sulle sue origini con le loro diverse motivazioni, per cui segnaliamo solo due casi con le loro sfumature sintomatiche. Per località segnaliamo anzitutto il caso italiano. In ottica civile e con intenzioni sociali e commerciali, fu il senatore e sindaco di Bordighera, Raoul Zaccari (1916-1977), a promuovere una legge che istituiva la Festa della Mamma (1958), con un percorso successivo non facile a livello parlamentare[4]. Dal punto di vista religioso, pare fosse don Otello Migliosi (1913-1996), parroco di Tordibetto (Assisi), che diede inizio a tale celebrazione il 12 maggio 1957 (data che passerà all’8 e poi all’attuale seconda domenica), con lo scopo di manifestare il valore religioso e cristiano della maternità, e non solo l’aspetto sociale e biologico. Anche qui vediamo come la realtà si intreccia con diversi percorsi, che poi si mescolano e si intessono nella vita delle persone. L’altro dato significativo, in questo caso per importanza e rilevanza storica, proviene dagli Stati Uniti. Con un primo segnale, debole ma sintomatico, nel maggio 1870 Julia Ward Howe (1819-1910), poetessa, pacifista e abolizionista, propose di istituire la Festa della Mamma per la Pace, come momento di riflessione contro la guerra, ma l’iniziativa non ebbe molto successo. Il secondo segno significativo fu posto da un’altra donna, amica della precedente, Ann Jarvis (1864-1948), che nel 1908 sollecitò la celebrazione della Festa della Mamma, volendo rendere omaggio alla memoria di sua madre[5]. Quando morì, la seconda domenica di maggio (1905), sua figlia lanciò una campagna per celebrare la ricorrenza a livello nazionale. Così, la prima Festa della Mamma fu celebrata il 10 maggio 1908 a Grafton (Virginia); ma fu solo 6 anni dopo (1914), con Thomas Woodrow Wilson (1816-1924) presidente degli Stati Uniti, che il Congresso proclamò ufficialmente la seconda domenica di maggio Giornata nazionale della mamma. Come si può vedere, un’origine completamente diversa, ma degna di nota.
Da queste esperienze si sarebbe diffusa questa festività. Nella maggior parte dei casi ha prevalso il valore affettivo e commerciale. Forse è giunto il momento, visto il panorama mondiale in cui il ruolo delle donne e delle mamme assume un gran significato di per sé e a causa degli sfortunati eventi di violenza di cui sono vittime, di poter contribuire a dare a questa memoria festiva un carattere più umano-cristiano.
Oggi continuiamo ad aver bisogno del recupero di Maria da certi riduzionismi dogmatici e pietistici per ripristinare il suo ruolo profetico-evangelico all’interno della storia della salvezza. Parimenti, le donne madri hanno bisogno di essere liberate dall’oblio e da riduzionismi biologici, sentimentali e socioculturali, per restituire loro il ruolo di costruttrici di vita, assicurando che ci sia veramente, come in Maria, redenzione nella storia affinché si possa verificare una storia di salvezza.
Questo mese ricordiamo e celebriamo Maria e le mamme perché entrambe sono e rappresentano il significato più profondo di ciò che il Dio-della-Vita vuole rivelarci attraverso di loro come donne, madri e paradigma della vita. Maria non è madre solo per la sua concezione biologica, ma per la sua maternità come accoglienza, cura e accompagnamento dell’esperienza umana di Gesù. Ella ha indubbiamente contribuito all’ethos della vita familiare quotidiana di Gesù. Era una donna diligente e credente che si è schierata come madre dell’autore della vita, condividendo la sua vita e la sua missione. Così, anche le mamme, non sono soltanto madri per un mero rapporto biologico – ci sono diversi modi per diventare madre –, ma vivendo la loro vita e la loro missione nello stile di Maria che accoglie, si prende cura e accompagna la vita nel suo divenire.
Questo mese di maggio, se non si vuole restare in semplici sentimentalismi superficiali, commerciali e pii, può essere l’occasione per rendere visibile l’importanza della donna e l’ampiezza della vocazione alla maternità come luoghi privilegiati per realizzare la presenza salvifica del Dio-della-Vita. Ciò implica liberarsi dai cliché classici e volgari che riducono Maria e le donne e le madri a ruoli sottomessi e secondari, idealizzando pregiudizi sessisti e patriarcali. È necessario liberarsi da prospettive eccessivamente androcentriche, sia negli ambiti della fede che in quelli socioculturali, spesso generati e sostenuti da una fede sfigurata. Questo cambiamento è necessario per tutti, poiché molte volte sono state le stesse donne a continuare a perpetuare luoghi comuni così degradanti per se stesse e per tutti. In questo senso, recuperare Maria come donna e madre è un paradigma da assumere e portare avanti; sotto l’impulso dello Spirito, ella ha accolto, curato e accompagnato la vita profondamente umana e libera di Gesù, il Nazareno, aperta alla comunione con il Dio-della-Vita, affinché potesse esprimere il meglio di sé donandosi al di là della cerchia intima familiare.
Maria si è presentata obbediente alla Parola di Dio, ma libera e annunciatrice di liberazione attraverso l’amore e il servizio, come tante altre donne e madri presenti nella rivelazione biblica e lungo la storia. Oggi anche le donne e le madri vogliono far sentire la loro voce, e forse come la donna cananea del Vangelo (cf. Mt 15,21-28; Mc 7,24-30) interpellano Gesù e chi lo rappresenta, vogliono essere docili, ma libere e dignitose, protagoniste e non farsi dettare dall’esterno e dai podi patriarcali come dovrebbero vivere e decidere di se stesse in modo indipendente. Continuano a vivere e cercano di rendersi visibili, come voci fuori dal coro cantano i loro Magnificat.
Maria ha prestato il suo grembo perché fosse presente l’autore della vita. Oggi molte donne decidono di essere madri per donare la vita ad altre persone, con nobili e profondi sentimenti di libertà e di servizio; il che non significa che non si debbano denunciare gli abusi di mercificazione e di usurpazione della dignità, ma per farlo è necessario operare un prudente discernimento delle diverse situazioni di vita[6].
Maria, madre del Dio-della-Vita e della-Storia, donna dello Spirito, costruttrice di nuova umanità, è incoraggiamento, stimolo e modello paradigmatico per tutte le madri che sono chiamate a vivere la maternità a partire dalla costruzione della gioia della nuova umanità, dove regnano l’uguaglianza della stessa dignità e l’orizzonte aperto della libertà[7].
p. Antonio Gerardo Fidalgo C.Ss.R.
[1] Annibale Dionisi (1679-1754), che – sotto lo pseudonimo Mariano Partenio – pubblicò a Parma “Il mese di Maria o il mese di maggio” (1725). È interessante notare che questo testo invitava a praticare la devozione mariana nei luoghi quotidiani e non solo nelle chiese, in modo tale da poter santificare quei luoghi e guidare tutto ciò che si realizzava sotto lo sguardo puro di Maria.
[2] Alfonso Muzzarelli (1749-1813), nel 1785 realizzò una pubblicazione simile a quella di Dionisi, contribuendo ulteriormente a questa diffusione.
[3] Paolo VI (1897-1978) farà un riconoscimento ufficiale di questo mese mariano, attraverso la sua Lettera enciclica Mense Maio (29.04.1965), ove invita a pregare la Vergine Maria nel mese di maggio.
[4] Sembra che fosse in collaborazione con l’allora presidente dell’Ente Fiera dei Fiori e delle Piante Ornamentali di Bordighera-Vallecrosia, Giacomo Pallanca, con il quale si cominciò a celebrare detta festa già nel 1956.
[5] Ann Marie Reeves (1832-1905), attivista per la pace e combattente per la vita delle donne, fondò in particolare un centro per madri malate di tubercolosi (Mother’s Day Work Clubs).
[6] La Dichiarazione Dignitas infinite (02.04.2024) – e con essa papa Francesco – si dice contraria alla pratica della «cosiddetta maternità surrogata» (nn. 48-50), quando il bambino è considerato un «mero oggetto», e quando tale pratica si fonda «sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre», quando «è costretta o decide liberamente di assoggettarvisi», quando si tratta di una pratica di questo tipo, certamente sarebbe opportuno vietarla a livello universale, perché basata su interessi spuri e oppressivi in violazione della dignità fondamentale di ogni essere umano, che non è mai riducibile a un mezzo. Senza queste condizioni ci sarebbe spazio per una riflessione più seria data l’ampiezza e la complessità del tema. D’altro canto, l’opposizione tra “naturale” e “artificiale” andrebbe superata anche nell’ambito di inizio vita, così come è stato fatto per altri aspetti dell’esistenza umana , come nelel possibilità di guarigione o di miglioramento per vivere meglio la dignità umana. Ogni processo di concezione umana che abbia come fine la vita umana come tale non può che partecipare al progetto creativo del Dio-della-Vita. E se è vero che può essere difficile affrontare queste sfide a viso aperto, il Vangelo chiede sempre umiltà sapienziale e coraggio profetico per continuare a camminare con fedeltà creativa.
[7] Un modo per celebrare in questo modo potrebbe essere come sta facendo molto bene in questo momento il quotidiano Avvenire pubblicando una rubrica «Donne per la Pace», dove propone diverse attiviste con testimonianze uniche di un protagonismo di una vera e integrale maternità con cui accolgono, curano e accompagnano la vita. Cf. https://www.avvenire.it/donneperlapace