Il grande dono per il Giubileo 2025: “Spes non confundit”

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L’articolo dal Blog dell’Accademia Alfonsiana

Nella Basilica di di San Pietro il 9 maggio il Papa ha consegnato la Bolla di indizione del Giubileo 2025 ed ha chiesto il dono più grande: la speranza! Per il cristiano la speranza non è il vago ottimismo che prima o poi le cose si aggiustano, è la certezza che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio.

È di tradizione che il Giubileo sia indetto con una Bolla papale, quella per il prossimo è stata consegnata nel giorno in cui il Vaticano celebra i Vespri dell’Ascensione. Le parole che Paolo indirizza alla comunità di Roma: “la speranza non confonde” (Rm 5,5) aprono la Bolla e le danno il titolo: Spes non confundit [cf. n.1].

Scrivendo alla comunità di Roma l’Apostolo delle genti ci ha ricordato che la speranza cristiana si fonda sulla certezza che il Signore è fedele alle sue promesse, che nulla è impossibile a Lui, niente e mai nessuno ci potrà separare dall’amore di Cristo (cf. Rm 8,35ss) e allo stesso tempo nelle lotte della vita ci fa anelare alla vita beata in Dio: “La speranza, infatti, nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce” [n.3]. Lo Spirito del Risorto continua ad operare nella storia e “irradia nei credenti la luce della speranza” [cf. n.3].

La speranza oggi è minacciata da un’umanità che non ha imparato dai drammi del passato e continua a usare la violenza invece della ragione per risolvere le divergenze, tra le persone, le comunità, i popoli [cf. n.8]. In epoche storiche come l’attuale occorre invocare il dono della speranza unito alla virtù che è sua sorella: la pazienza. Sembra paradossale questo accostamento che ha fatto il Papa. Il nesso tra le due virtù è evidente. La speranza è l’anelito profondo del cuore dell’uomo ad essere ed essere al meglio, la pazienza educa all’attesa, ma l’uomo di oggi non sa più attendere. Siamo iper-accelerati, i ritmi di vita frenetici, il consumismo, il tutto e subito non si coniugano bene con la pazienza. Eppure è questa la virtù che fa germogliare la speranza: quindi, grazie a Papa Francesco che lo ha ricordato a tutto il mondo con parresia!

Una serie di provvidenziali ricorrenze

L’Anno santo 2025 vedrà una convergenza di ricorrenze straordinarie. La data della Pasqua coinciderà per i cristiani d’Oriente e di Occidente. È un segno bellissimo che nelle parole del Papa si fa supplica che invoca il dono di una data comune della Pasqua per tutti i cristiani. Il mistero della Resurrezione di Gesù è il fondamento della nostra fede ma anche dà certezza alla nostra speranza. Ci dimostra che siamo figli del Dio della vita e che la morte non è e non sarà mai l’ultima parola.

La Resurrezione del Signore è anticipo e promessa di vita nuova per tutti noi. Se Cristo è Risorto anche noi risorgeremo, ecco la certezza della speranza. Per un provvidenziale disegno di Dio nell’anno giubilare il giorno di Pasqua coincide per Cattolici e Ortodossi, il desiderio è che si prosegua per sempre. Poter celebrare l’evento per eccellenza della fede in Cristo tutti insieme sarebbe un dono straordinario [cf. n.17].

Nel 2025 ricorrerà anche l’anniversario del Concilio di Nicea (325), il 1700º. In questo Concilio è stato definito il Simbolo della nostra fede, che professiamo ogni domenica e nelle Solennità. In due modi ci provoca questa ricorrenza. Da un lato è un invito a riscoprire la nostra fede, su cui si fonda la speranza. Dall’altro l’assemblea sinodale di Nicea illumina il cammino che stiamo percorrendo, è un’opportunità per dare concretezza alla forma sinodale di essere Chiesa [cf. 17].

La Basilica di San Giovanni in Laterano nel 2025 celebrerà 1700 anni dalla sua dedicazione.

Il Giubileo ordinario ci proietta verso il prossimo straordinario nel 2033, quando celebreremo i 2000 anni della Redenzione attuata da Gesù Cristo [cf. 6]. Ed è proprio la Redenzione che suggerisce i quattro verbi della speranza cristiana, infatti, Cristo: morì, fu sepolto, è risorto, apparve. La speranza cristiana è questo: davanti alla morte, quando tutto sembra finito, fioriscono germogli di vita nuova. La novità di vita che si dischiude per mezzo del Battesimo è un camminino che inizia in questa vita e non finirà mai perché ha come meta la vita eterna.

Le speranze del Papa per l’umanità

Il Santo Padre invoca alcuni doni per tutti. Il primo è quello della pace intesa non solo come assenza di guerra. La vera pace significa cambiare mentalità, significa imparare a pensare in termini di fratellanza universale [cf. nn. 8.16]. Tacciano le armi e l’unico suono che echeggi nel mondo sia il grido della vita e in particolare della vita che nasce. Ecco il secondo dono, che le culle tornino ad essere riempite di teneri volti da amare [cf. n.9].

Invoca, inoltre, il rispetto per la vita in tutte le fasi e stagioni. Da quando è custodita nel grembo di una madre a quando presenta i tratti della vulnerabilità e della fragilità a causa del trascorrere degli anni o per l’insorgenza della malattia [cf. nn. 14.24]. Che l’anno giubilare doni nuovo slancio ai giovani. Abbiamo consegnato loro un mondo complesso, non possiamo lasciarli soli e non possiamo deludere le loro attese, tarpare le loro ali, spegnere la speranza nei loro cuori. Al contrario li dobbiamo promuovere e motivare [cf. n.12].

Carcerati, migranti, profughi e rifugiati, poveri e tutte le persone disperate, per tutti si accenda la luce della speranza nel cuore. Papa Francesco rinnova l’appello affinché sia abolita la pena di morte in tutto il mondo ed esorta ad estinguere il debito dei paesi poveri per permettere anche a loro di rinascere e ai paesi più abbienti chiede politiche volte a garantire cibo, medicine e istruzione per tutti e ovunque. Ricorda anche i grandi segni del Giubileo: il pellegrinaggio a Roma, la confessione, il dono delle indulgenze e la sosta nei santuari mariani.

Conclude con la speranza che l’umanità in questo Giubileo 2025 possa ritrovare la fiducia nella Chiesa, nelle istituzioni, nelle relazioni interpersonali e nei rapporti internazionali, e ci si adoperi per la promozione della dignità di ogni persona umana e nel rispetto del creato[1].

prof.ssa Filomena Sacco

il testo ed immagine in evidenza per gentile concessione dell’Accademia Alfonsiana


[1] Per un approfondimento sulla Virtù della speranza: Benedetto XVI, Spe salvi, Lettera enciclica sulla speranza cristiana, 30 novembre 2007; Cozzoli M., Etica teologale. Fede Carità Speranza, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 20166, cap. II e IV; Id., «Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta parresia: la speranza, principio e fonte di fedeltà morale», in A. Altobelli – S. Privitera (edd.), Speranza umana e speranza escatologica, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2004, 207-232.