Karl Rahner: dall’antropocentrismo al teocentrismo e viceversa…

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Karl Rahner SI (1974). Jesromtel, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons.

Un gruppo di docenti e collaboratori propone un corso transdisciplinare presso l’Accademia Alfonsiana dal titolo “La persona umana come essere relazionale. Prospettive transdisciplinari”. Il testo originale è pubblicato sul sito dell’Accademia Alfonsiana di Roma.

VI. Il paradigma teologico: Karl Rahner: dall’antropocentrismo al teocentrismo e viceversa…

Nei post precedenti abbiamo visto come la nostra comprensione della persona umana come essere relazionale possa essere ampliata e approfondita con l’aiuto di alcuni paradigmi operativi in diverse discipline. Nel caso della teologia questo tipo di indagine si rivela particolarmente complicata e delicata per una miriade di motivi che qui ci limiteremo a segnalare sotto forma di una serie di domande perplesse…

In teologia, Dio è un paradigma per comprendere la persona umana o la persona umana è un paradigma per “comprendere” Dio? Gesù Cristo è il paradigma dell’umanità, della persona, delle relazioni, della divinità? In che senso possiamo parlare di Dio come persona e/o come relazione tra tre persone divine? La Bibbia parla di Dio come persona e/o relazione? In che modo la relazione tra un credente e Dio è collegata alle relazioni tra quel credente e gli altri esseri umani? Se esteso all’infinito, questo elenco ci indicherebbe la lunga e complessa storia della teologia come disciplina.

È quindi con notevole cautela che poniamo la domanda relativa a qualsiasi aspirante paradigma teologico per la persona umana come essere relazionale. In un breve blog è meglio procedere per esempi, quindi consideriamo l'”Übernatürliches Existential” (Esistenziale soprannaturale) di Karl Rahner come candidato al ruolo di paradigma teologico. Questo termine è posto tra virgolette nei Grundkurs, forse a indicare la consapevolezza dell’autore che si tratta di una costruzione linguistica piuttosto audace. In Heidegger, il sostantivo esistenziale indica una caratteristica inerente, costitutiva e universale dell’esistenza umana. Il termine di Rahner viene qui utilizzato per suggerire che l’autocomunicazione salvifica di Dio nella creazione (in corso) è proprio una caratteristica di questo tipo.

Questa audace affermazione ha provocato e provoca tuttora reazioni critiche in vari ambienti teologici, come quello dell’ortodossia radicale (alla John Millbank). Non è nostro scopo entrare in questo dibattito, ma semplicemente suggerire solo tre (tra le molte possibili) ragioni per cui questa idea potrebbe essere considerata un paradigma teologico della persona umana come essere relazionale.

La prima ragione è che il termine suggerisce che la persona è un essere relazionale non solo nei confronti degli altri esseri umani, ma anche nei confronti di Dio. Inoltre, insiste sul fatto che questa relazione è un’iniziativa di Dio… la relazione umana con Dio è fin dall’inizio una risposta. “Fin dall’inizio” significa che Dio è già lì a offrire questa relazione quando l’essere umano prende coscienza di qualcosa, perché senza l’offerta di Dio non ci sarebbe nulla con cui relazionarsi.

La seconda ragione è che l’idea include una sottile dimensione prescrittiva, che, come abbiamo visto, è necessaria perché un paradigma sia un paradigma. L’autocomunicazione di Dio non è una questione di condivisione di informazioni su Dio, ma di salvezza umana. Ma, come ci ricorda Agostino, Dio non ci salverà senza la nostra collaborazione, e quindi siamo obbligati a rispondere con il nostro stile di vita.

La terza ragione è che partire dall’antropologia significa partire da dove la cultura moderna è radicata: nel soggetto autocosciente. Nel tedesco colloquiale si dice “se vuoi dare un passaggio a qualcuno prendilo dove sta”. Le intenzioni di Rahner sono in ultima analisi profondamente teologiche, ma egli ritiene che il miglior punto di ingresso nella teologia per la persona moderna sia la sua capacità di autotrascendenza. Per dirla con le sue parole:

“Non appena l’uomo viene inteso come l’essere assolutamente trascendente rispetto a Dio, “antropocentrismo” e “teocentrismo” in teologia non sono opposti, ma strettamente una stessa cosa, vista da due lati” (Theological Investigations 9, p. 28).

p. Martin McKeever, CSsR

Traduzione libera, consulta il testo in originale (inglese);