Un gruppo di docenti e collaboratori propone un corso transdisciplinare presso l’Accademia Alfonsiana dal titolo “La persona umana come essere relazionale. Prospettive transdisciplinari”. Il testo originale è pubblicato sul sito dell’Accademia Alfonsiana di Roma.
Nell’ultimo post di questa serie non propongo di aggiungere un altro paradigma ai cinque già studiati, ma piuttosto di offrire alcune considerazioni metodologiche più generali. Sebbene queste riflessioni nascano dalla riflessione sui diversi paradigmi studiati in questa serie, si spera che possano essere d’aiuto nell’ulteriore pianificazione e realizzazione del corso transdisciplinare.
Da un punto di vista metodologico, forse il punto di partenza migliore è l’idea stessa di disciplina. Che cosa costituisce una disciplina rispetto a un’idea, una teoria o una prospettiva? Se non abbiamo una certa chiarezza e un certo consenso su cosa intendiamo per disciplina, è molto improbabile che saremo in grado di spiegare chiaramente cosa intendiamo per “transdisciplinare”.
Una seconda considerazione metodologica riguarda il rapporto tra una disciplina, un paradigma e un metodo. Quando si sviluppa una nuova disciplina, come la sociologia, è per studiare qualche nuovo problema, spesso utilizzando nuovi metodi, per perseguire alcuni obiettivi teorici e/o pratici. Possiamo pensare a un paradigma come a una sorta di modello per lo studio del nuovo problema, mentre i metodi sono tecniche utilizzate all’interno di un determinato paradigma. Esaminando i cinque paradigmi selezionati (personalista, fenomenologico, psicologico, sociologico e teologico) è risultato evidente che una disciplina come la psicologia o la sociologia non opera con un unico paradigma o con un unico metodo. Nel corso previsto l’oggetto di studio selezionato è piuttosto specifico: la persona umana come essere relazionale. Una questione metodologica chiave sarà come possiamo muoverci (nel nostro pensiero) tra diverse discipline che impiegano diversi paradigmi e diversi metodi nello studio di questo oggetto selezionato? Se ci limitiamo a giustapporre i risultati di diverse discipline, non possiamo certo affermare di essere transdisciplinari. Ma date le differenze di cui sopra, non è affatto scontato che si possa semplicemente trasferire una scoperta (o trasferire noi stessi!) da una disciplina all’altra. Da qui la necessità di chiarire cosa intendiamo esattamente per prospettiva transdisciplinare.
Come se tutto ciò non fosse abbastanza complicato, nel nostro studio dei cinque paradigmi è emerso chiaramente che non ci sono solo divergenze tra le diverse discipline, ma anche all’interno delle discipline stesse. Si pone quindi la questione metodologica di quale dei vari paradigmi (spesso in competizione tra loro) utilizzati all’interno di una determinata disciplina vogliamo seguire nel nostro studio transdisciplinare della persona come essere relazionale? Questa scelta è arbitraria o alcuni paradigmi sono intrinsecamente più compatibili con una prospettiva teologica morale?
Un’ultima questione metodologica riguarda il rapporto tra le diverse discipline studiate e la disciplina della teologia morale. Possiamo presumere che una scoperta della sociologia, per esempio, possa essere semplicemente integrata nella riflessione teologica morale sulla persona umana? Non è possibile che, così com’è, un dato risultato sociologico sia semplicemente incommensurabile con il discorso morale-teologico (a causa di presupposti, metodi e obiettivi)? In tal caso, ha senso parlare di una gerarchia di discipline o ogni disciplina ha ipso facto la stessa validità rispetto alle altre?
Queste sono solo alcune delle questioni metodologiche che la riflessione sui cinque paradigmi ha portato alla luce. Senza dubbio, durante il corso emergeranno molte altre questioni di questo tipo, alcune delle quali potrebbero rivelarsi quisquilie o addirittura aporie. Probabilmente è meglio essere modesti nelle nostre aspettative e pensare che il corso si avvalga delle varie discipline per evidenziare aspetti della nostra comprensione della persona umana come essere relazionale, piuttosto che aspirare a un’improbabile sintesi.
p. Martin McKeever, CSsR
Traduzione libera, consulta il testo in originale (inglese);