Prot. N.: 0000 143/2024
Roma, 01 agosto 2024
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Missionari di speranza sulle orme del Redentore
ANNO DEDICATO ALLA FORMAZIONE PER LA MISSIONE
Il Signore che ci istruisce a ravvivare il dono di Dio che abita in noi
Cost. 77-90, SG; 050-085; Mt 10,5-15; Lc 9,1-6; 2 Tm 1,6
Cari Confratelli, Formandi e Famiglia Redentoristi,
- Il 1° agosto 1787 ricordiamo la morte del nostro Fondatore, un uomo umile e intellettuale, con profondo zelo pastorale, che ha contribuito e continua a contribuire alla Chiesa del nostro tempo. Lo spirito di Alfonso è ancora vivo nella Chiesa e nella Congregazione, anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
- Tra le molte eredità lasciate da Alfonso, vorrei riflettere su una che nel contesto attuale esige da noi Redentoristi una presenza ecclesiale significativa e un impegno sociale più intenso: la formazione delle coscienze. Il 26 aprile 1950, Papa Pio XII dichiarò Alfonso Patrono dei moralisti e dei confessori. Cosa significa questo per noi congregati e laici associati alla nostra missione?
- Per comprendere questo tema e il contributo di Alfonso, è necessario comprendere il contesto religioso in cui visse, in cui predominava la dottrina del rigore della legge e la concezione di un Dio estremamente distante dall’essere umano, inteso come giudice che giudica e condanna i peccatori. Emerse una morale della paura di perdersi e di essere dannati nelle fiamme dell’inferno. Gli esseri umani erano misurati dalle loro azioni e veniva loro applicata la legge. La comprensione di un Dio amorevole e misericordioso, capace di lasciare le novantanove pecore e cercare quella che si era persa (cf. Lc 15,4-7), non era considerata in questo contesto.
- Di fronte a questa realtà, Alfonso propone un approccio diverso. Invece di applicare il rigore della legge, cerca l’equilibrio e la misericordia. Secondo lui, l’essere umano è fragile e, anche se pecca, è perdonato dall’amore di Dio, che è maggiore di qualsiasi peccato umano (cf. Rm 5,20). Con la sua morte, Gesù Redentore ha pagato tutti i debiti che gli esseri umani hanno ereditato dal peccato di Adamo. Dopo l’incontro con il Signore delle misericordie, attraverso la conversione e la fede, avviene il perdono e la persona continua il suo nuovo cammino. In questa visione, l’essere umano è più delle sue azioni e, per grazia, è in grado di superare i limiti causati dal peccato.
- Per la grazia di Dio, l’uomo è capace di conversione. Questa conversione avviene perché Dio tocca la dimensione più intima della persona, la sua coscienza, il luogo del discernimento, la dimora dello Spirito che la illumina e la ispira a cercare la via del bene. È attraverso la coscienza che ogni persona può compiere la sua scelta fondamentale, libera dalla vita e dalla morte (cf. Deuteronomio 30:19).
- La coscienza è il nucleo fondamentale della persona, come afferma la Gaudium et Spes 16: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità “. È lì che l’essere umano è ciò che è.
- La Sacra Scrittura usa il termine ‘cuore’ per riferirsi alla coscienza. “Ascolta, Israele… Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima” (Dt 6,4-5). In altre parole, amerai il Signore tuo Dio con tutta la tua coscienza e con tutta la tua vitalità. È nel fondo della sua coscienza che l’essere umano sperimenta questo Dio folle di amore che si svuota di sé stesso, assume la condizione umana e si fa carne per vivere tra noi e salvarci (cfr. Gv 3,16; Fil 2,6-11).
- La coscienza non è qui compresa in un contesto psicofisiologico. Non esclude questi aspetti, ma si pone come centro relazionale, dove l’essere umano si comprende con tutti i suoi limiti e trova l’amore redentore di Dio che lo libera. È nella coscienza che risiede la sede della libertà umana, è lì che brilla la scintilla divina e l’essere umano risponde alla chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi.
- La coscienza dell’essere umano non può essere violata e, di fronte a ciò che egli denigra, l’essere umano può fare obiezione di coscienza. Un cristiano, di fronte a una legge che lo obbliga a uccidere qualcuno, potrebbe in coscienza disobbedire perché togliere la vita ad un altro costituisce un attentato alla vita, un dono di Dio. Alfonso, quando perde un caso per l’acquisto della giustizia, rinuncia alla sua professione, rifiutando quel tipo di giustizia che non considera né osserva criteri etici, ma che si vende e si trasforma in una legge che opprime. Questo esempio di Alfonso deve essere ricordato oggi per il rimorso di coscienza di molti che trattano con la giustizia e la ingannano o la comprano.
- Alfonso è avvocato, visitatore dell’ospedale degli incurabili, sacerdote, lavoratore tra i caprai poveri e fondatore della Congregazione. Un uomo sensibile che vide la necessità di formare quelle persone semplici affinché fossero consapevoli del loro proprio valore e dignità e si rendessero conto di essere immagine e somiglianza di Dio (cf. Gn 1,27) e che per questo Dio le ama. Per questo utilizza tutta la sua formazione culturale e teologico-spirituale per aiutare uomini e donne a comprendere il messaggio del Vangelo. Scrive, dipinge e compone musica per sensibilizzare le persone sul profondo amore di Dio.
- La dottrina spirituale e morale di sant’Alfonso ci rende consapevoli dell’amore immenso di Dio per gli esseri umani. Allo stesso tempo, ci insegna a discernere la realtà del male nella nostra società che anestetizza le nostre coscienze e le viola a poco a poco in modo molto sottile, entrando nelle nostre azioni, nelle nostre famiglie e nelle nostre istituzioni sociali. La coscienza del cristiano è inviolabile perché è protetta dalla forza del Vangelo, che si rivela come un messaggio sapiente per il discernimento e la decisione.
- Cosa direbbe Alfonso se vedesse la situazione della nostra giustizia, della nostra politica e della disuguaglianza sociale in cui viviamo? Ci provoca a non essere d’accordo con la realtà che spesso inizia a diventare normale per noi. L’insegnamento di Alfonso ci allontana dall’indifferenza per la corruzione politica, la violenza, l’ingiustizia, la divisione ecclesiale e tutto ciò che minaccia la dignità umana. Alfonso ci incoraggia ad andare alle fondamenta del nostro essere, guardandoci dentro e formando una coscienza critica, non permettendo alle forze del male di vilipendere la nostra coscienza, perché è un tabernacolo inviolabile, la dimora dello Spirito che illumina l’agire umano e le dona la sapienza.
- In questo anno dedicato alla Formazione per la Missione, è importante che tutti noi, confratelli, formandi e laici associati nella nostra missione, approfondiamo la comprensione di questo importante aspetto della nostra vita. Alfonso utilizzò tutta la sua formazione e non smise mai di formarsi per la missione tra i più poveri e abbandonati. Oggi tocca a ciascuno di noi formarci per poter offrire al Popolo di Dio chiavi di lettura per comprendere la realtà e prendere coscienza della propria dignità come Dio vuole.
- Sant’Alfonso e la nostra Madre del Perpetuo Soccorso ci aiutino in questo arduo compito di formare le nostre coscienze, affinché umilmente, come Missionari della Speranza, possiamo seguire le orme del Redentore essendo la luce del mondo (cfr. Communicanda 1/2024).
Fraternamente in Cristo Redentore,
P. Rogério Gomes, C.Ss.R.
Superiore Generale
Originale: Spagnolo