Per il Tempo del Creato 2024, che si celebra dal 1° settembre al 4 ottobre, il Segretariato Generale per l’Evangelizzazione, Commissione Generale per la Pastorale Sociale – Giustizia, Pace e Integrità del Creato ha preparato una serie di riflessioni e spunti per il dialogo nelle comunità. Nella 2°settimana si propone il tema: La gloria dell’uomo è diventata la desolazione della terra.
Non dimenticate che la pelle della Terra porta i vostri colori:
Terra rossa, terra nera, terra gialla, terra bianca. Noi siamo la Terra.
Ricordate che anche le piante, gli alberi e il mondo animale hanno le loro tribù, le loro famiglie e le loro storie. Ascoltateli, parlate con loro. Sono poemi viventi.
(Joy Harjo)
Nel costruire la sua storia, l’uomo ha sempre cercato di controllare la natura e per farlo l’ha strumentalizzata, privandola della sua intrinseca dignità di creatura. Con la rivoluzione industriale e l’adozione del sistema di mercato, la nostra interferenza con la terra è diventata sempre più drammatica, intensificata dai vantaggi tecnologici ottenuti e dall’uso di combustibili fossili. Fin dal XVIII secolo si è affermata l’idea che l’uomo “migliori” la natura, che deve essere addomesticata perché “selvaggia”. Le foreste sono state viste come territori da conquistare e “trasformare”, più per la loro utilità economica che per il loro valore intrinseco.
Oggi gli esperti sono giunti alla conclusione che l’impatto dell’attività umana è stato così devastante per gli ecosistemi terrestri che stiamo entrando in una nuova era geologica chiamata Antropocene, o età dell’uomo (Paul Crutzen e Eugene Stoermer, 2000). Altri parlano di “terra incognita”, cioè di una fase della storia evolutiva della Terra che l’uomo non ha mai vissuto prima. Si sostiene inoltre che dal 1950 c’è stata una cosiddetta “grande accelerazione” dell’attività umana che ha avuto un impatto sullo stato e sul funzionamento della Terra mai visto negli ultimi 12.000 anni. Gli studi scientifici delle Nazioni Unite, nel frattempo, hanno previsto un drammatico aumento della temperatura globale nel prossimo secolo, a meno che non venga posto un limite al rilascio di gas serra.
La scienza è molto chiara su questa conclusione: stiamo esercitando una pressione eccessiva sul pianeta. Negli ultimi decenni, il rapido deterioramento della natura, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e l’inquinamento della nostra casa comune sono diventati sempre più evidenti, tutti a causa dell’azione diretta dell’uomo. L’attività umana è diventata la forza decisiva del cambiamento climatico e ambientale e ciò solleva interrogativi sulle cause e sulle conseguenze di tale comportamento.
Potremmo sostenere che siamo arrivati a questo punto a causa della separazione che abbiamo creato tra il mondo naturale e noi come specie umana. Finora abbiamo creduto che la natura fosse inferiore a noi. In realtà, poco più di 200 anni fa, l’esploratore tedesco Alexander Humboldt concluse che la natura, di cui facciamo parte, agisce come una rete di vita, sottolineando che i fenomeni naturali dei continenti erano strettamente correlati. Egli descrisse la natura come un organismo vivente con sistemi diversi che comunicano e si rigenerano armoniosamente. In altre parole, ci ha aiutato a comprendere l’ordine, la bellezza e l’interrelazione che esistono all’interno di una natura che non è puramente “selvaggia”.
Negli ultimi decenni, gli sforzi degli ambientalisti hanno cercato di convincere il mondo che la crisi climatica è reale, concreta e ha serie implicazioni per il presente e il futuro della vita sulla Terra; le prove sono inconfutabili. La Chiesa, da parte sua, riconoscendo la gravità della questione, ha insistito sulla formazione di una coscienza ecologica basata su una solida teologia della creazione e della redenzione. Dalla pubblicazione della Laudato Si’ nel 2015, la realtà della crisi ambientale e della cura della casa comune continua a catturare l’attenzione e l’immaginazione dei credenti in generale e delle istituzioni cattoliche.
Non di rado siamo sopraffatti dalla quantità di informazioni e opinioni sulle questioni ambientali, come il riscaldamento globale o il crollo della biodiversità, e sembra che la nostra migliore risposta sia la passività. Forse ci siamo chiesti se, dal nostro ambito religioso, la questione ecologica sia qualcosa di cui dovremmo occuparci; e se sì, in che modo dovremmo farlo? In ogni caso, ciò che è certo è che ci troviamo di fronte a una crisi reale, a una verità scomoda che dobbiamo affrontare e a una sfida urgente, che Thomas Berry ha descritto con queste parole:
“A causa dell’enorme e devastante impatto che l’umanità ha avuto sull’intero pianeta, la nostra visione del futuro può essere riassunta in tre premesse:
1. La gloria dell’uomo è diventata la desolazione della terra.
2. La desolazione della Terra è ora la nostra più grande vergogna e la nostra più grande minaccia.
3. Pertanto, tutti i programmi, le politiche, le attività e le istituzioni devono d’ora in poi essere giudicati in base alla misura in cui essi coagulano, ignorano o promuovono una relazione reciprocamente vantaggiosa tra l’uomo e la Terra”.
La “desolazione della terra” può essere chiaramente espressa nei seguenti fatti:
1. La temperatura del pianeta ha raggiunto livelli senza precedenti. Dal 1880 le temperature globali sono aumentate di oltre 1°C (1,8°F). Sedici dei 17 anni in cui si è registrato un riscaldamento record si sono verificati durante questo secolo.
2. Il clima sta diventando sempre più estremo. Siccità e tempeste stanno diventando meno prevedibili e più frequenti a causa del riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani.
3. La natura è molto sensibile alle nostre azioni. La causa principale del cambiamento climatico è l’uomo e la sua attività sul pianeta. Si tratta di un impatto diffuso sugli oceani, sui cicli naturali dell’acqua, sulla riduzione di neve e ghiaccio, sull’innalzamento del livello del mare e su molti eventi meteorologici estremi. L’azione umana ha ulteriormente aggravato il tasso di estinzione delle specie e la perdita di biodiversità nel tempo presente.
4. Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), circa 5.200 specie sono attualmente minacciate di estinzione, pari al 25% dei mammiferi e degli anfibi, al 34% dei pesci, al 20% dei rettili e all’11% degli uccelli. Ogni anno l’elenco delle specie estinte e in pericolo si allunga: alcune emblematiche, altre poco conosciute, ma tutte molto importanti per l’equilibrio degli ecosistemi. Molte specie scompaiono addirittura senza che se ne conosca l’esistenza. Alcuni scienziati parlano di una sesta estinzione di massa già in corso (cfr. Abel G.M. National Geographic).
5. Senza un’azione urgente, la situazione tenderà a peggiorare. È evidente che se l’uomo continuerà a bruciare combustibili fossili, a tagliare le foreste e a svolgere attività che generano e rilasciano gas serra nell’atmosfera, il nostro pianeta potrebbe conoscere un clima simile a quello che si registrava prima della nascita della civilizzazione umana.
Questa è una realtà che, aiutata dalla nostra comprensione scientifica del mondo e dalla crescente consapevolezza ecologica sollecitata dalla Laudato Si’, ci sfida a trovare nuovi modi di affrontare la nostra vocazione e la nostra missione redentorista nel mondo di oggi. Il modo in cui concepiamo la nostra fede e la nostra missione ha necessariamente implicazioni pratiche nel nostro mondo, e quindi permettere che la fede cristiana sia separata dalla nostra responsabilità per il Pianeta significherebbe tradire la vocazione che abbiamo ricevuto come cristiani e come religiosi.
L’attuale crisi ecologica è una verità scomoda che è difficile ignorare; è una verità che dobbiamo ascoltare e far conoscere. È in questo contesto che la Laudato Si’ rappresenta non solo una bussola morale ma anche spirituale che ci indica la strada da seguire e ci porta ad ascoltare la voce della Creazione. Ciò che è importante, in mezzo a questa realtà, è riconoscere “la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di
unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale” (LS 13).
La nostra sfida di fronte a questa realtà consiste innanzitutto nel portarla alla luce. Una delle nostre principali sfide come battezzati e religiosi, oltre all’ascolto, è quella di riformulare la narrazione convenzionale della scienza, della politica e dell’economia sulla crisi ecologica come una narrazione morale e spirituale. È qui che risiede il nostro ruolo e il nostro più grande contributo alla questione ecologica. Nel nostro ministero, ad esempio, ascoltando il grido della terra e il grido dei poveri, dovremo riposizionare le Scritture, la nostra tradizione teologica e la nostra cultura missionaria per restituire al mondo creato la sua dignità e ristabilire le nostre relazioni con esso e con il Creatore.
Domande per il dialogo
– Avete mai pensato alle risorse che fanno funzionare le nostre case e i nostri edifici, o a come il cibo, l’energia, l’acqua vengono prodotti e portati nelle nostre case?
– Avete mai pensato alle risorse che vengono buttate via, come la plastica, e dove vanno a finire quando le buttiamo via?
– Avete mai pensato all’impatto che le nostre abitudini di consumo hanno sul pianeta?
La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia. (LS, 21)
La riflessione proposta dal Segretariato Generale per l’Evangelizzazione, Commissione Generale per la Pastorale Sociale – Giustizia, Pace e Integrità del Creato
(il testo originale è spagnolo)