Per il Tempo del Creato 2024, che si celebra dal 1° settembre al 4 ottobre, il Segretariato Generale per l’Evangelizzazione, Commissione Generale per la Pastorale Sociale – Giustizia, Pace e Integrità del Creato ha preparato una serie di riflessioni e spunti per il dialogo nelle comunità. Nell’ultima settimana si propone il tema: Tutto è connesso.
Tutto è connesso
In natura nulla vive per se stesso. I fiumi non bevono la propria acqua, gli alberi non mangiano i propri frutti. Il sole non splende da solo e i fiori non diffondono il loro profumo da soli. Gesù non si sacrifica per se stesso, ma per noi. Vivere per gli altri è una regola di natura. Siamo tutti nati per aiutarci l’un l’altro. Papa Francesco
Riflettiamo
Viviamo in un universo relazionale. Ogni essere esistente, vivente o meno, occupa un posto all’interno di questa intricata rete di relazioni dinamiche, in un universo in continua evoluzione. Ciò significa che siamo interdipendenti e che la nostra esistenza dipende dall’esistenza di altre creature. A molti di noi piace vedersi all’apice dell’evoluzione o al centro dell’universo, separati dagli altri esseri viventi. Ma uno sguardo attento all’ampio percorso evolutivo della Terra e dell’universo, insieme a un’attenta lettura dei racconti biblici, ci porta a riconoscere un posto più modesto all’interno della creazione.
L’ambiente e la natura sono molto presenti nell’immaginario collettivo di quasi tutte le tradizioni religiose, che coincidono nella comprensione di una cosmologia relazionale. Nella tradizione cristiana, dalle prime pagine della Bibbia con il giardino dell’Eden alla visione dei nuovi cieli e della nuova terra nell’Apocalisse, possiamo vedere una visione unificante di tutto ciò che esiste. È la stessa visione che Papa Francesco espone in termini di “tutto è connesso” e che lo porta a concludere che qualsiasi approccio ecologico è sempre un approccio sociale. Molti possono pensare che la nostra fede cristiana non abbia un punto d’incontro con le questioni ambientali e di giustizia sociale, ma questo modo di pensare riflette solo il grado di disintegrazione che abbiamo raggiunto, tanto da rimanere chiusi in noi stessi e nel nostro egoismo. Se siamo consapevoli di contemplare e apprezzare questa inestricabile rete di relazioni sulla nostra terra, supereremo un’antropologia distorta e stabiliremo relazioni più armoniose con il mondo creato.
Per i cristiani, il fondamento ultimo della nostra visione di interconnessione e interdipendenza è la Trinità. Siamo creati a Sua immagine e somiglianza, seguendo questo modello divino. Così, mentre le creature tendono verso il loro Creatore, sono reciprocamente attratte l’una dall’altra; questo intreccio di relazioni si rivela in molti modi nell’universo e noi non ci limitiamo a percepirlo, ma vi partecipiamo.
Le teorie evolutive della vita ci mostrano che siamo tutti geneticamente interconnessi con le altre specie del pianeta. Nulla esiste o si sviluppa in sé e per sé, così come nulla esiste o ha senso in sé e per sé indipendentemente dall’insieme del Creato. Pertanto, la nostra realizzazione e la nostra salvezza non avvengono in modo isolato, ma all’interno di questa profonda rete di relazioni nell’universo.
Se il Dio Trino da cui emerge il mondo creato è koinonia, e se riconosciamo che l’intera comunità degli esseri viventi condivide la stessa discendenza, allora non c’è separazione tra la comunità umana e la terra, l’acqua, l’aria e tutte le forme viventi. Ciò significa che non è più possibile vivere nel pretenzioso stato di isolamento in cui l’umanità ha voluto vivere finora.
Dio non è un Dio frammentato, né la sua creazione è qualcosa di separato da sé; “in Lui viviamo, ci muoviamo e siamo” (At 17,28). La vita che scorre, si sviluppa ed evolve nel mondo creato non esiste disgiunta dalla sua Fonte. Riconoscendo la nostra origine, l’interconnessione e l’interdipendenza, non è opportuno separare gli affari umani da quelli naturali. L’approccio di Papa Francesco all’ecologia integrale parte proprio da questa interconnessione tra il mondo naturale e noi, che tocca tutti gli aspetti e le dimensioni umane sociali, come la cultura, la politica, l’economia e la teologia.
In quali modi pratici possiamo esprimere il nostro impegno a prenderci cura della nostra casa comune?
1. Ridurre i rifiuti. La riduzione dei rifiuti che produciamo può essere fatta in molti modi, dall’assicurarsi di non buttare via il cibo alla riduzione del consumo di plastica, che è uno dei principali inquinanti degli oceani. Portare con sé una borsa riutilizzabile, rifiutare di usare cannucce di plastica e riciclare bottiglie di plastica sono alcuni dei modi in cui possiamo contribuire ogni giorno.
2. Agire in modo ponderato quando si fa la spesa, optando per la sostenibilità ogni volta che è possibile. Anche prendere decisioni di acquisto informate aiuta. Per esempio, l’industria tessile è oggi il secondo inquinatore di acqua potabile dopo l’agricoltura e molte aziende di moda sfruttano i lavoratori tessili nei Paesi in via di sviluppo. Acquistando da fornitori locali e sostenibili, possiamo fare la differenza e fare pressione sulle aziende affinché adottino pratiche sostenibili.
Fonte: https://www.un.org/sustainabledevelopment
Domande su cui riflettere
1. Siamo consapevoli di quanto siano interdipendenti le nostre relazioni con Dio, con gli altri esseri umani e con il creato? (Cfr. LS 137 – 162).
2. In quali modi, come Redentoristi, potremmo collaborare con istituzioni o individui che condividono con noi le stesse preoccupazioni per la cura della nostra Casa Comune?
1. Siamo consapevoli che la ragione più profonda del nostro impegno per un’ecologia integrale è una ragione “teologica”, cioè che ci rimanda a Dio Creatore e alla nostra missione redentorista?
Attività e riflessione
1. Prima prepariamo il luogo per questo esercizio, che dovrebbe avere un minimo di condizioni: dovrebbe essere tranquillo e facilitare la meditazione, dovrebbe permetterci di sperimentare alcuni dettagli della natura: la brezza, il sole, l’odore della campagna, ecc. Può essere il giardino della nostra comunità o, in mancanza, la sala o il luogo in cui ci incontriamo. Dovrebbe essere uno spazio in cui i partecipanti possano rimanere in posizione comoda per tutta la durata dell’esercizio.
2. Una persona conduce l’esercizio. Innanzitutto, spiega ai partecipanti di cosa si tratta, quanto tempo ci vorrà e come procedere. L’esercizio può durare quanto si vuole e le condizioni lo consentono.
3. Il facilitatore invita i partecipanti ad assumere una posizione comoda, a chiudere gli occhi e ad aprirsi alla presenza della creazione attraverso i cinque sensi. Potete ispirarvi a queste parole di Papa Francesco: Un’ecologia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare la serena armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali, per contemplare il Creatore, che vive tra di noi e in ciò che ci circonda, e la cui presenza «non deve essere costruita, ma scoperta e svelata» (LS 225).
Per iniziare.
– Facciamo tre respiri e ad ogni inspirazione, in silenzio, invochiamo la Trinità in noi: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
– Ringraziamo Dio Padre contemplando il dono del mondo creato. Signore, Signore nostro, quanto è bello il tuo nome su tutta la terra” (Sal 8).
– Concentriamo i nostri pensieri sulla persona di Gesù Cristo, il Redentore per mezzo del quale tutto è stato creato, nel quale viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (At 17,28).
– Invochiamo lo Spirito Santo: “Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra” (Sal 103).
Prestare attenzione
– Al respiro. Quando respiro, focalizzo la mia attenzione su una singola inspirazione, che faccio più profondamente e lentamente. Sono consapevole che quando respiro, inspiro ossigeno ed espiro anidride carbonica. Questo scambio sostiene la mia vita in ogni momento. E penso alla mia dipendenza da questo ossigeno, che è stato generato attraverso lunghi e complessi processi in natura. Sono consapevole che quest’aria è pura, abbondante, vitale… E dico: “Laudato Si’”. Lode a te, mio Signore.
– All’olfatto. Cerco di individuare qualche profumo del luogo in cui mi trovo. Penso ai miei profumi preferiti, magari a quelli che mi riportano alla mente ricordi piacevoli del passato, di luoghi o persone… Ora penso ai fiumi, e cerco di ricordare il loro profumo; faccio lo stesso con il mare, con una montagna che conosco, con i cespugli e gli alberi di un luogo particolare …. Per tutto ciò che l’olfatto mi permette di percepire dico: “Laudato Si’”, sia lode a te, mio Signore.
– Alla vista. I circa 100 milioni di recettori della luce ci permettono di apprezzare l’immagine del mondo che ci circonda. Dopo il cervello, la vista è il secondo organo per complessità… Con gli occhi chiusi, penso con gratitudine al dono della vista che mi permette di contemplare ogni giorno la bellezza del creato. Per il dono della vista: “Laudato Si’” Lode a te, mio Signore.
– Al senso del gusto. Penso a come il gusto ci colleghi alle piante, ai frutti, all’acqua e al cibo che la terra produce e che nutre il nostro corpo. Attraverso questo senso posso identificare ciò che può essere dannoso per la mia salute. Sono grato per il dono del gusto e dico: “Laudato Si’”. Lode a te, mio Signore.
– Al senso del tatto. Sono consapevole di ciò che la mia pelle sta percependo attraverso i circa 2.500 recettori che vanno dai piedi alla testa. Penso alle texture della natura. Mi immagino sdraiato su un prato, in un fiume, di fronte al sole, di fronte alla brezza. Il senso del tatto ci parla continuamente… Con il tatto, dico con gratitudine: “Laudato Si’”. Lode a te, mio Signore.
– All’orecchio. Penso alle melodie che mi piacciono di più e che mi mettono in relazione con luoghi, persone o situazioni. Gran parte della nostra comunicazione con il mondo avviene attraverso questo senso. Attraverso di esso identifichiamo la voce dei nostri cari, il canto degli uccelli. Attraverso questo senso, ci colleghiamo alla lode dell’assemblea liturgica e ci sentiamo parte di una comunità. Immagino il suono di una cascata, della brezza che passa tra gli alberi, dei suoni nella notte… Perché posso sentire dico: “Laudato Si’”. Lode a te, mio Signore.
In conclusione:
– Ci sono due verità fondamentali: la prima è che non esistiamo per caso: la realtà che ci viene presentata dai nostri sensi ci permette anche di apprezzare la gloria del loro Creatore e come ogni creatura abbia uno scopo. La seconda verità è che nulla esiste, vive o si realizza se non in relazione all’intero mondo creato e al suo Creatore, perché tutto è collegato. La natura non è qualcosa di separato da noi. Siamo inclusi nella natura, ne facciamo parte e siamo compenetrati”.
– I partecipanti possono essere invitati a condividere le loro impressioni.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Come era in principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen
(l’originale è spagnolo)