Riflessione mariana preparata dal Segretariato Generale per l’Evangelizzazione, Commissione Generale per la Pastorale Sociale – Giustizia, Pace e Integrità del Creato all’occasione di del Tempo del Creato 2024, che si celebra dal 1° settembre al 4 ottobre.
Dio è il Padre delle cose create, e Maria la madre delle cose ricreate, che partorisce Colui dal quale tutte le cose sono state create e redente.
Sant’Anselmo
Meditare sull’icona del Perpetuo Soccorso
Nella tradizione cristiana, soprattutto in quella orientale, le icone sono presentate come finestre che ci mettono in contatto con la trascendenza, che collegano il regno materiale e quello spirituale, il naturale e il soprannaturale. L’icona del Perpetuo Soccorso, come la grande maggioranza delle icone, rappresenta quelle aree di santità in cui il creato è connesso con il suo Creatore, che uniscono cielo e terra; è ciò che ci permette di vedere elementi come il colore dorato, gli angeli, la grande mano di Maria, ecc. Alcuni elementi di questa icona ci rimandano anche al mistero della creazione-redenzione: la stella, il cielo, la carne di Gesù, che entra nel mondo attraverso Maria.
Concentrando la nostra attenzione sulla figura di Maria, notiamo che essa porta in grembo colui attraverso il quale il mondo è stato creato e che per la nostra salvezza si è incarnato nel suo grembo verginale. Per questo è stata invocata come Regina dell’Universo o Madre della creazione, perché la maternità di Maria e la sua collaborazione all’opera di redenzione toccano anche l’intera creazione. Per alcuni commentatori dell’Icona, il giovane volto di Gesù e i suoi piedi nudi sono l’espressione artistica per comunicare che Colui che diventa umano nel grembo di Maria ed entra nella storia non solo dell’essere umano, ma di ogni creatura.
Le lettere greche MP ƟY in alto a sinistra e a destra proclamano Maria come Madre di Dio. Maria che dà alla luce Gesù, il Cristo (Mt 1,16), il Dio dell’amore che ha voluto piantare la sua tenda in mezzo a noi. Altre icone bizantine si riferiscono a Maria come “Platytéra”, che letteralmente significa “colei che è ampia, più spaziosa del cielo”. Così, le grandi mani di Maria che stringono le piccole mani di Gesù possono collegarci a questa verità.
La nostra icona può anche riferirsi a una Redenzione che abbraccia l’intero cosmo. Così il “Sì” creativo di Maria all’Annunciazione può essere descritto come un “Sì cosmico”. Con il suo sì, Maria dà un sì alla redenzione dell’intera creazione. Sant’Anselmo afferma che Dio è il Padre delle cose create e Maria la madre delle cose ricreate, che partorisce Colui dal quale tutte le cose sono state create e redente. Infatti “Maria ha partorito Colui senza il quale nulla può essere buono” (Disc. 52; PL 158, 955-956).
Madre di tutta la creazione
L’immaginario mitico dei popoli nativi ha stabilito relazioni molto strette con il mondo creato, in particolare con la Terra come madre. Questi popoli hanno manifestato una grande sensibilità per la capacità della Terra di curare e nutrire come una madre. Anche Papa Francesco, in Cara Amazzonia, ha apprezzato questo tipo di relazione tra gli esseri umani e la Terra, e ha sottolineato che queste relazioni ci manifestano la maternità (cosmica) di Maria, la Madre di tutti, che contribuisce all’incontro vitale con il Redentore (AQ 111). Ecco perché “mentre crediamo fermamente in Gesù come unico Redentore del mondo, coltiviamo una profonda devozione per sua Madre” (Cara Amazzonia 107).
Fin dalle sue origini, il cristianesimo si è riferito molto spontaneamente a Maria con il titolo di Madre. Infatti, molto presto alle origini del cristianesimo ci si è resi conto che non era possibile rifiutare questo titolo senza negare la verità rivelata del Dio incarnato. Ciò significa che quando invochiamo Maria come Madre del Redentore, la contempliamo allo stesso tempo come parte del mistero della Creazione e della Redenzione, poiché il mistero di Cristo abbraccia l’intera Creazione.
La categoria di madre ci rimanda sempre a Maria. La diversità dei titoli mariani ci offre ora la possibilità di concentrarci su aspetti particolari di Maria in ambito ecologico, come “madre della creazione” e “collaboratrice nell’opera della redenzione”. Se Teilhard de Chardin ha parlato di un Cristo cosmico, nello stesso senso è possibile riferirsi alla maternità cosmica di Maria e al suo ruolo nell’opera redentiva della creazione: se Maria è la “piena di grazia” che è stata preservata dal peccato che disintegra le relazioni tra Dio e le sue creature, essendo la madre del Redentore è una “collaboratrice” dell’opera del Figlio. Così, se la redenzione di Gesù ha effetti cosmici, la maternità di Maria ha la stessa portata. Queste sottolineature della nostra devozione mariana hanno importanti implicazioni per la cura della Casa comune.
Il titolo di Madre del Creato ci aiuta a contemplare il Verbo eterno del Padre che, facendosi carne, sceglie il grembo di Maria e, attraverso di lei, rende l’intera creazione partecipe dell’opera di redenzione. Il Concilio Vaticano II ha attribuito a Maria la funzione di “tipo”, cioè di “figura” della Chiesa, in relazione alla sua santità immacolata che si manifesta in molti modi nella Chiesa. Rifacendosi alla creazione originaria, dove Dio vide che tutto ciò che aveva fatto era buono (cfr. Gen 1,31), Maria potrebbe rappresentare l’archetipo non solo di un’umanità, ma anche di una natura redenta; è l’icona del destino comune che la terra e l’umanità condividono. Giovanni Paolo II lo dice con queste parole: “Maria, accanto a suo Figlio, è l’immagine più perfetta della libertà e della liberazione dell’umanità e del cosmo. La Chiesa deve guardare a lei, Madre e modello, per comprendere il pieno significato della sua missione”.
Maria-Madre, piena di grazia fin dal primo momento della sua esistenza, ci rivela la vocazione dell’essere umano e la vocazione dell’intero mondo naturale. Essendo la prima ad essere redenta, grazia e natura si intrecciano in lei. Vale a dire, è completamente naturale, nella misura in cui è la creatura originale che Dio ha voluto nel paradiso. Se il peccato originale è inteso come rottura del rapporto tra Dio e la sua creazione, nella natura immacolata di Maria non c’è questa rottura. Ed è per questo che lei è come il giardino originale, il paradiso naturale, la foresta incontaminata, il paradiso terrestre in cui tutti aspiriamo a vivere.
In effetti, la natura ci rivela alcune delle virtù che sono già realizzate in Maria. Quando ci riferiamo, ad esempio, a una foresta vergine e incontaminata, pensiamo a quello stato ideale che ci offre quel senso di completezza, di sicurezza, di protezione e di casa. In molti altri modi Maria, come Vergine e Madre, può aiutarci ad articolare gli effetti e i benefici della Redenzione sul mondo creato, traducendoli in azioni concrete per la guarigione di un mondo ferito. Il culto di Maria, Madre del Creato, può essere un antidoto efficace al degrado ambientale, perché ci riflette l’armonia tra natura e grazia che dobbiamo ristabilire per la nostra casa comune.
Elevata al cielo, Maria è Madre e Regina di tutto il creato. Nel suo corpo glorificato, insieme a Cristo risorto, parte della creazione ha raggiunto la pienezza della sua bellezza. Ella non solo conserva con cura nel suo cuore tutta la vita di Gesù (cfr. Lc 2,19.51), ma comprende anche il significato e la vocazione di tutte le cose create. Per questo, il credente può chiederle di aiutarci, con il suo esempio e la sua intercessione, a guardare questo mondo con occhi più saggi (cfr. LS 241).
Domande per la riflessione
– Maria, in quanto donna del nostro popolo, può aiutarci a comprendere come l’opera della creazione e della redenzione si compia in noi. Inoltre, può aiutarci a comprendere la nostra dignità e quella delle altre creature redente. Come può la nostra devozione mariana articolare le preoccupazioni ambientali?
– Nella missione di Maria come Madre del Redentore, possiamo contemplare l’archetipo della missione redentrice, in cui Dio usa la mediazione umana per compiere la sua opera di redenzione. Come può il “Sì” creativo di Maria ispirare anche in noi la comprensione della nostra vocazione di collaboratori nell’opera di redenzione che abbraccia l’intera creazione?
– Titoli mariani come Madre del Creatore o Madre di tutto il creato ci aprono la possibilità di esplorare gli accenti “ecologici” della pietà mariana. Come potremmo presentare questi accenti nella nostra predicazione?
La preghiera di Papa Francesco alla Madre dell’Amazzonia
Madre della vita,
nel tuo grembo materno è stato formato Gesù,
che è il Signore di tutto ciò che esiste.
Risorto, ti ha trasformato con la sua luce
e ti ha reso regina di tutto il creato.
Per questo ti chiediamo di regnare, Maria,
nel cuore pulsante dell’Amazzonia.
Mostrati come madre di tutte le creature,
nella bellezza dei fiori, dei fiumi,
del grande fiume che la attraversa
e di tutto ciò che vibra nelle sue giungle.
Prenditi cura di questa esplosione di bellezza con il tuo amore.
Chiedete a Gesù di riversare tutto il suo amore
sugli uomini e sulle donne che vi abitano,
affinché lo ammirino e se ne prendano cura.
Fai nascere tuo Figlio nei loro cuori
affinché risplenda in Amazzonia,
nei loro popoli e nelle loro culture,
con la luce della sua Parola, con la consolazione del suo amore,
con il suo messaggio di fraternità e giustizia.
Che ogni Eucaristia
possa far sorgere anche tanta meraviglia
per la gloria del Padre.
Madre, guarda i poveri dell’Amazzonia,
perché la loro casa è distrutta
da interessi meschini.
Quanto dolore e quanta miseria!
Quanto abbandono e quanti abusi
in questa terra benedetta
traboccante di vita!
Tocca la sensibilità dei potenti
perché, anche se sentiamo che è già tardi
ci chiamate a salvare
ciò che è ancora vivo.
Madre del cuore trafitto
che soffre nei tuoi figli oltraggiati
e nella natura ferita,
regni in Amazzonia
insieme a tuo figlio.
Regna perché nessun altro si senta
dell’opera di Dio.
In te confidiamo, Madre della vita
non abbandonarci
in quest’ora buia.
Amen.