Suonate il corno! Apertura dell’anno di grazia

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Sul Blogo dell’Accademia Alfonsiana continua con questo post la serie sulle parole-chiave del Giubileo 2025, pensata in forma dialogica: a un primo intervento di un docente dell’Accademia Alfonsiana segue un secondo contributo scritto da uno studente. Prima parola-chiave: Giubileo – Post 2/2.

Il post del p. Andrzej S. Wodka, C.Ss.R., sulla parola «giubileo» ci invita a cogliere la grazia straordinaria che accompagna l’aprirsi dell’anno giubilare, un anno di speranza. Le tre parole ebraiche dalle quali deriva la parola «giubileo» – jobel (ariete), jobil (richiamo) e jobal (remissione) – ci richiamano ad ascoltare il suono del corno, a vigilare e a convertirci. 

La connessione tra il Giubileo e la tradizione biblica, in particolare il suono del corno associato al sacrificio di Isacco, sottolinea l’importanza della fede e della liberazione. L’apertura della Porta Santa non è un mero atto rituale, è un atto che segna l’inizio di un periodo di grazia e riconciliazione. Il riferimento al sacrificio di Isacco e all’ariete che lo sostituisce come simbolo di Gesù Cristo, l’Agnello di Dio, sottolinea la continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Suonate il corno! Quando c’è un suono, non si può non richiamare l’importanza dell’ascolto. L’ascolto non si limita alla ricezione di onde sonore attraverso le orecchie; il nostro corpo interagisce con il suono, creando una risonanza che coinvolge emozioni, stati d’animo, memoria, affetti, sentimenti, ecc. Il rapporto tra suono e ascolto è multidimensionale, coinvolgendo aspetti fisici, psicologici e sociali. L’ascolto è un atto relazionale che genera momenti di euforia, incertezza e attesa. In questo anno giubilare che ci chiama a vivere la speranza, possiamo domandarci: «Ho sentito la chiamata del corno giubilare della speranza? Da cosa voglio essere liberato? Come vivrò la speranza qui dove mi trovo? Quali speranze mi hanno deluso?».

P. Andrzej S. Wodka fa un richiamo nel suo post: «Animati dalla fede rivelata, i credenti non possono tollerare le varie forme della schiavitù (spesso a vita), praticata anche presso altri popoli». Questo aspetto è particolarmente rilevante in un’epoca in cui le disuguaglianze sociali sono evidenti. La chiamata a non tollerare schiavitù o privazioni permanenti è un invito a riflettere sulle ingiustizie contemporanee. Siamo chiamati a promuovere la giustizia con speranza, una speranza che non delude perché radicata nell’amore di Cristo. 

Spes non confundit, come pellegrini di speranza siamo chiamati ad essere dei profeti, che attendono con speranza nel tempo del buio, dell’incertezza, della notte, l’avvenire di un mondo più umano, più fraterno, più amorevole. In questo giubileo possiamo cercare la remissione dei nostri peccati, ma possiamo anche proclamare l’anno di grazia e la possibilità di ricominciare a chi più non spera, annunciando che il giorno verrà, non sappiamo quando, ma verrà. 

Nel libro di Isaia troviamo questa domanda: «Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?». La sentinella risponde: «Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!» (Is21,11-12). C’è quindi, un prima e un dopo, un momento di attesa, un momento dove sentiamo che il buio della notte è infinito e che il giorno non arriva. Ed ecco, arrivare in questo Anno Santo, momento di grazia straordinaria, la voce, il suono del corno che annuncia in questo buio, la presenza della luce, e della speranza che siamo chiamati ad accendere, personalmente e come comunità. È una chiamata che oltre ad interrogarci, attende una risposta; arriverà il giorno, arriverà la giustizia, la pace, l’amore, dobbiamo continuare a domandare, e domandare ancora, attraverso la conversione: «Convertitivi, venite». 

Dove andremo? Da chi andremo? Chi ci può donare la speranza? Con Simon Pietro rispondiamo: da Gesù. «Tu hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69).

Amélia Vasco Manjate, dottoranda 
Pontificio Istituto Accademia Alfonsiana