“Essere redentorista è fare un’opzione di vita per la missione”, dal Sinodo, Mons. Pereira da Silva, CSsR

0
1189

Sinodo per l’Amazzonia: Intervista con S.E.R. Mons. Zenildo Luiz Pereira da Silva, CSsR, Vescovo della Prelatura di Borba, Amazzonia-Brasile

La Prelatura di Borba situata nello stato di Amazonas, Brasile, è stata eretta il13 luglio 1963 con la bolla “Ad Christi” di Papa Paolo VI.  Mons. Adriano Jaime Miriam Veigle è stato il primo vescovo della prelatura. Dal 20 settembre 2017 Mons. Zenildo L. Pereira da Silva, CSsR è l’attuale vescovo della Prelatura. Egli è uno dei partecipanti al Sinodo per l’Amazonia che si svolge a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019. Fra i partecipanti ci sono 6 redentoristi provenienti dal Brasile, Bolivia e Colombia: 5 vescovi e un superiore della Viceprovincia.

  1. Come descrive l’attuale situazione della regione amazzonica dal punto di vista pastorale?

L’immenso territorio dell’Amazzonia è caratterizzato da una pluralità di gruppi umani, culture e religioni. Questa pluralità che si traduce in una varietà di esperienze spirituali, diverse espressioni delle relazioni con il trascendente e differente comprensione dei simboli liturgici celebrati negli spazi sacri, mettono in crisi l’eredità coloniale e monoculturale della Chiesa e le sue liturgie oggi. Al di là della pluralità culturale e religiosa, le distanze causano un grave problema pastorale per la costituzione di una Chiesa con il volto Amazzonico (cfr. IL 128).

Le distanze, la mancanza di risorse e di sacerdoti ci impediscono di andare avanti con la formazione dei laici e del clero locale al servizio pastorale nelle comunità.

Oggi siamo una chiesa missionaria e abbiamo molti leader buoni e dediti al servizio, ma tuttavia si nota che nelle molte prelature e diocesi mancano due elementi fondamentali: le risorse umane e i sussidi finanziari.

Allo stesso tempo, l’avanzamento dei movimenti pentecostali, degli evangelici, delle sette religiose ecc., suscitano molta preoccupazione. Questi gruppi promuovono una teologia della prosperità basata sul superficialismo biblico, creando l’idea di un “Dio” dell’individualismo.

Personalmente, sostengo che si debba creare una base più solida per promuovere l’evangelizzazione in Amazzonia. Solo dalle offerte sporadiche e volontarie dei fedeli non è possibile sviluppare una pastorale più sistematica e adeguata alle necessità del popolo. Pertanto, è necessario risvegliare la Chiesa per una maggiore solidarietà, con la regione amazzonica e aiutare le diocesi e le prelature più bisognose.

  1. Quali sono le caratteristiche specifiche della prelatura di Borba?

La Prelatura è situata sulle rive del fiume Madeira nello stato Amazonas. L’evangelizzazione si realizza attraverso le barche. È un trasporto costoso. In un solo viaggio, per visitare 20 comunità, bisogna spendere tra 700 e 1,500 reais. E’ molto costoso!

Cattedrale in Borba, durante la festa di Santo Antônio (Wikimedia, fot. Bárbara Nonato)

Non abbiamo strade e tutte le parrocchie e le comunità sono visitate in barca, in motoscafo, in canoa, ecc. La strada è il fiume, i laghi e i torrenti. Nella Prelatura abbiamo circa 400 comunità, dove l’agente pastorale deve arrivare. In queste comunità vivono i popoli indigeni: Munduruku, sateré.

Altra caratteristica peculiare è la forte pietas popolare, le feste dei santi e altre espressioni delle tradizioni particolari.

 

  1. Quali speranze emergono mentre il Sinodo si sviluppa?

Il Sinodo è il risultato di un lungo processo di ascolto che è iniziato più di un anno fa. Questo ascolto attento ha dimostrato i reali bisogni della Chiesa in Amazzonia.

Il Sinodo suscita le speranze nei seguenti aspetti:

  • la possibilità di formare una Chiesa con il volto amazzonico;
  • sensibilità sulla necessità dell’apertura e il dialogo tra le culture;
  • crescita di una Chiesa missionaria e ministeriale;
  • una trasformazione, un passaggio dalla Chiesa con visite sporadiche o annuali alla Chiesa fondata sulla presenza;
  • un’evangelizzazione basata sulla Parola di Dio e sull’Eucaristia;
  • sorgono alcune suggerimenti più audaci come per esempio: l’ordinazione del diaconato femminile, la promozione e il continuo miglioramento della formazione del diaconato maschile permanente, formazione di buoni catechisti per le comunità più lontane ecc. (Sono proposte!);
  • l’ecologia è un tema trasversale e deve accompagnare tutte le azioni pastorali … risvegliando l’impegno e la consapevolezza.

  1. Lei sta visitando la comunità di Sant’Alfonso a Roma nel giorno della festa di Nostra Signora di Aparecida, patrona del Brasile, presiedendo l’Eucaristia nella nostra comunità redentorista. Il Santuario di Aparecida è la prima parrocchia in America Latina, dove i Redentoristi hanno iniziato il loro ministero missionario. In che modo oggi, secondo Lei, i Redentoristi possono continuare il loro lavoro missionario nel Brasile e nell’America Latina per affrontare le attuali sfide e approfittare delle opportunità della società e della Chiesa?

Anzitutto vorrei esprimere la mia gratitudine per l’invito! Celebrare la festa con i confratelli è una gioia. Siamo fratelli. Siamo mariani! Questa festa della Madonna di Aparecida ci spinge e ci motiva ancora di più all’evangelizzazione e alla missione.

Essere redentorista è una grazia, una benedizione. Essere redentorista è fare un’opzione di vita per la missione, significa passare la propria vita al servizio dell’annuncio del regno di Dio, annuncio esplicito della Parola di Dio.

La vocazione alla vita redentorista è fondamentalmente una chiamata alla vita missionaria. La regione amazzonica è un terreno di missione. Quindi penso che è proprio il nostro luogo, della congregazione del Santissimo Redentore.

Ricordo ancora che la nostra decisione per la missione è basata sul seguente testo biblico: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4,18).

Vorrei sottolineare che la nostra presenza in Amazzonia si giustifica dalle seguenti ragioni:

  • è una regione di missione. Noi siamo missionari. Abbiamo molti buoni esempi e testimonianze dei missionari stranieri e brasiliani che hanno offerto la vita per questa causa;
  • è una regione dove i poveri e gli abbandonati sono disprezzati. Per questo motivo la presenza redentorista in Amazzonia è un servizio del samaritano che cura, del custode che vigila e che è presente nella vita delle comunità e dei poveri. Vivere in mezzo ai più abbandonati è vivere nel nostro carisma.

Del resto, vorrei fare un riferimento alla nostra costituzione n.74 che ci ricorda che il Vangelo deve essere considerato come norma suprema di tutte le azioni dei religiosi. Benché alla portata di noi tutti, è bene ricordare che i Redentoristi evangelizzano sempre a partire e attraverso la comunità. Pertanto, la presenza del carisma redentorista in Amazzonia è necessario come un segno profetico e di speranza. Dove sono i poveri, là devono essere i Redentoristi.

Sono un vescovo redentorista della Prelatura più povera della Regione del Nord. Sono molto lieto e grato alla Congregazione del Santissimo Redentore, alla Provincia di Denver e alla Viceprovincia di Manaus nelle quali sono cresciuto e stato formato al servizio della Chiesa. Che Dio sempre benedica questa famiglia Redentorista con buone e sante vocazioni.

Grazie per l’intervista. Le auguriamo la luce dello Spirito Santo, ricorderemo lei e tutta la Chiesa in Amazzonia nella nostra preghiera, specialmente in questo importante momento dell’incontro sinodale.

Scala News
foto: P. Luiz A. Roballo CSsR