Al fin di chiamarlo per nome…

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(dal Blog dell’Accademia Alfonsiana)

Meditazione con Sant’Alfonso e papa Francesco

«Con cuore di padre: così Giuseppe ha amato Gesù, chiamato in tutti e quattro i Vangeli “il figlio di Giuseppe”. I due Evangelisti che hanno posto in rilievo la sua figura, Matteo e Luca, raccontano poco, ma a sufficienza per far capire che tipo di padre egli fosse e la missione affidatagli dalla Provvidenza»[1]

…accanto al sì di Maria, si pone sullo “sfondo” dell’evento dell’Incarnazione anche il sì di Giuseppe. Di fianco all’apparizione che coinvolge la prima, vi è il sogno che vive il secondo[2]. Ad entrambi il compito di “dare il nome” al Figlio di Dio (Mt 1,21), di “offrire” all’umanità la possibilità di chiamarlo a sua volta per nome, così da riconoscerlo e riconoscerne, contestualmente, la missione di salvezza: «egli salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Il sì silenzioso ma eloquente di Giuseppe

Dio grande e misericordioso, che tra gli umili poni la tua dimora, concedi alla tua Chiesa la fecondità̀ dello Spirito, perché́, sull’esempio di Maria, accolga il Verbo della vita e, come madre gioiosa, lo consegni all’attesa delle genti. Per il nostro Signore Gesù̀ Cristo. (Colletta IVa domenica)

Discendendo in terra a salvare l’uomo, il Verbo Eterno «discende dal seno del suo Padre divino, dove ab eterno fu generato tra gli splendori de’ santi» nel seno «d’una vergine, figlia di Adamo». E mentre nel seno del Padre, egli «è immenso, onnipotente, felicissimo, e supremo signore», «nel seno di Maria egli è creatura, è piccolo, è debole, è afflitto, è servo». Facendosi «servo del Padre […] per obbedirlo si fece anche servo delle sue creature, cioè di Maria e di Giuseppe (Lc 2,51). Inoltre si fece anche servo di Pilato che lo condannò alla morte, ed egli ubbidiente l’accettò; si fe’ servo de’ carnefici che vollero flagellarlo, coronarlo di spine e crocifiggerlo, ed egli a tutti umilmente ubbidì sottomettendosi alle loro mani»[3].

In questo stralcio del testo alfonsiano ritroviamo l’unico riferimento alla figura di Giuseppe contemplato nelle 18 meditazioni dell’Avvento prese in considerazione lungo il nostro percorso di riflessione. Quest’elemento, più che rappresentare un limite, si offre a noi come possibile chiave di lettura di questa figura non marginale nell’opera dell’Incarnazione la cui caratteristica principale è, probabilmente, l’esserci silenzioso ma eloquente. La stessa pericope evangelica della IV domenica d’Avvento (Lc 1,26-38) ci parla di Giuseppe ma non fa parlare Giuseppe.

Il suo nome, nell’insieme degli scritti alfonsiani dedicati al Natale, compare più di 100 volte, ma mai da solo. È in prevalenza affiancato al nome di Maria, – che solitamente è posto prima di quello di Giuseppe – e al nome di Gesù, che egli accoglie e accompagna nelle tappe della sua giovane esistenza contrassegnata da alcuni luoghi ed eventi (Nazaret: l’annuncio; Betlemme: la nascita; Gerusalemme: la presentazione al tempio; Egitto: la fuga e il nascondimento; Nazaret: l’infanzia; Gerusalemme: lo smarrimento; Nazaret: la vita nascosta)[4].

L’imposizione del nome

Imponendo con Maria il nome a Gesù, Giuseppe “collabora” al disegno di salvezza di Dio. In quel nome – scrive Alfonso nell’ottava meditazione per l’ottava di Natale – «si trova la salute» (At 4,12)[5]: «questo gran nome è assomigliato dallo Spirito Santo all’olio» (Cant. l, 2) e siccome l’olio – come dice san Bernardo – «è luce, è cibo ed è medicina» così «il nome di Gesù è luce alla mente, è cibo al cuore ed è medicina all’anima».

«È luce alla mente» perché «con questo nome si convertì il mondo dalle tenebre dell’idolatria alla luce della fede». Inoltre «il nome di Gesù è cibo che pasce i nostri cuori; sì, perché questo nome ci ricorda quel che ha fatto Gesù per salvarci. Onde questo nome ci consola nelle tribolazioni, ci dà forza a camminare per la via della salute, ci dà animo nelle diffidenze, c’infiamma ad amare, ricordandoci quel che ha patito il nostro Redentore per salvarci». E, infine, questo nome «è medicina all’anima, mentre la rende forte contro le tentazioni de’ nostri nemici. Trema l’inferno e fugge all’invocazione di questo santo nome […]. Chi è tentato e chiama Gesù, non cade; e sempre che l’invocherà, non caderà e sarà salvo […]. Si perde chi non l’invoca in suo aiuto o chi persistendo la tentazione lascia d’invocarlo»[6].

In qualche modo, attraverso Maria e Giuseppe, che lo hanno chiamato per primi, Dio Padre dà ad ogni uomo la possibilità di chiamare per nome il Cristo – l’unto – e di trovare, in quel nome, “luce”, “sostegno” e “guarigione”. L’Avvento e il Natale di nostro Signore ci riconsegnano questa possibilità di riflessione e di cammino.

…ancora uno spunto di riflessione

Scrivete dunque, o mio Salvatore, scrivete sul mio povero cuore il vostro potentissimo nome di Gesù; acciocch’io avendolo sempre nel mio cuore con amarvi, l’abbia poi sempre nella bocca con invocarlo in tutte le tentazioni che mi apparecchia l’inferno per tornare a vedermi suo schiavo e separato da voi. Nel vostro nome io troverò ogni bene: se sarò afflitto, egli mi consolerà, pensando quando voi più di me siete stato afflitto per amor mio; se mi vedrò sconfidato per li miei peccati, egli mi darà coraggio, ricordandomi che voi perciò siete venuto al mondo, per salvare i peccatori; se sarò tentato, il vostro nome mi darà fortezza, ricordandomi che voi potete più aiutarmi che non può abbattermi l’inferno: se finalmente mi troverò freddo nel vostro amore, egli mi darà fervore, ricordandomi l’amore che voi m’avete portato (cf. Ottava di Natale, 219-220).

Padre Antonio Donato, CSsR

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[1] Francesco, Patris corde, Lettera apostolica in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di san Giuseppe quale patrono della Chiesa Universale, in http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20201208_patris-corde.html [accesso: 23.12.2020].

[2] Ibid., § 3.

[3] A.M. de Liguori, [Meditazioni] Per li giorni dell’Avvento sino alla novena della nascita di Gesù Cristo, in Opere ascetiche, IV: Incarnazione – Eucaristia – Sacro Cuore di Gesù, Redentoristi, Roma 1939, med. V, 150.

[4] Si vedano le meditazioni Per l’ottava di Natale e per li giorni sino all’Epifania e le meditazioni Per l’ottava dell’epifania (cf. A. M. de Liguori, Opere ascetiche, IV: Incarnazione – Eucaristia – Sacro Cuore di Gesù, Redentoristi, Roma 1939, 202-243).

[5] A.M. de Liguori, [Meditazioni] Per l’ottava di Natale e per li giorni sino all’Epifania, in Opere ascetiche, IV: Incarnazione – Eucaristia – Sacro Cuore di Gesù, Redentoristi, Roma 1939, med. VIII, 218.

[6] Cf. Ibid., med. VIII, 218-219.