150 anni fa, hanno appena celebrato questo anniversario, Antonia de Oviedo y Schönthal fondò questa congregazione a Ciempozuelos, provincia di Madrid, e adottò il nome di “Madre Antonia de la Misericordia”, quasi un programma di quello che sarebbero state lei e le sue figlie Oblate del Santissimo Redentore. Consacrati alla missione redentrice nel 1870, offrirono una casa alle donne in contesti di prostituzione nella Madrid dell’epoca. Da allora, l’ardore per la missione di questi religiosi dediti ad altri li ha portati in 15 Paesi, realizzando, in questo secolo e mezzo di esistenza, ciò che Papa Francesco chiede a tutta la Chiesa, per arrivare ai confini geografici, esistenziale e virtuale.
Tutto questo seguendo il loro carisma che li ha portati ad abitare luoghi e realtà emergenti di prostituzione e tratta a scopo di sfruttamento sessuale, dove la loro presenza è necessaria. In questo senso, la testimonianza di due Sorelle Oblate, la loro vocazione e risposta al Signore, illustrano molto bene cosa significa vivere quotidianamente la missione e un carisma.
Così racconta in Venezuela suor Maria Luisa Fernández: “Raccogliere la mia esperienza di missione in Venezuela è trovare me stessa. Sono arrivata in Venezuela il 29 agosto 1960. Sentirmi fortunata di far parte del gruppo di cinque sorelle che hanno fondato la congregazione in questo paese non mi libera dal crepacuore degli addii in Spagna. A quel tempo, quando uno partiva, era per non tornare. 20 ore di volo ci hanno messo in Venezuela e abbiamo iniziato a sognare. Insieme ci assumiamo la responsabilità di inviare con la responsabilità di seminare il carisma in questa terra. Partiamo a poco a poco, con la fiducia che è Dio che fa germogliare e crescere il seme. A 22 anni sono la più giovane del gruppo. Mi sento supportata dalle mie sorelle. Sottolineo che ciò che ci muove è la convinzione che “è causa di Dio” dall’esperienza del nostro padre fondatore, dal quale abbiamo ricevuto l’eredità missionaria.
Camminando nella semplicità, molte volte senza sapere come, si configura il mio essere Oblata, comprendo il significato dell’oblazione e della dedizione come gesti di amore e servizio nei diversi incarichi e compiti. Sento di evangelizzare e di essere evangelizzata, essendo compagna, educatrice, guida delle donne, con la gente umile. È grazia formare la mia vocazione alla vita consacrata nei tempi del Concilio e dopo il Vaticano II. I cambiamenti convertono e danno forma alla vita del presente e del futuro. La fondazione in Venezuela è concepita con nuovi orizzonti in mente. Il paese ha debuttato con la democrazia, con molti anni di prosperità, dove tutto era possibile. Fino a 20 anni fa è iniziata la crisi, che si è fatta profonda con le grandi mancanze del momento.
Guardando indietro vediamo il seme germinato, cresciuto. Un grande albero che ha subito anche potature. Oggi siamo una minoranza, ma sia nella prosperità che nella scarsità impariamo a vivere felici. Le donne e le persone ci mantengono nella speranza. È incoraggiante essere parte della vita consacrata in Venezuela, a contatto con i poveri. Promuovere la speranza con gesti di solidarietà. Ciò che mi ha sostenuto in questo lungo cammino è la certezza che Dio è sempre presente. Che Gesù Redentore mi guida, mi accompagna, mi invita a seguirlo come discepolo. Mi sostiene con la tenerezza del buon pastore ”.
È in Brasile dove suor Maria Pilar Laria ha vissuto la sua vocazione di Oblata del Santissimo Redentore: “Sono spagnola: sono nata in una piccola città dell’entroterra nel nord della Spagna, in una famiglia religiosa, molto cattolica. I miei genitori mi hanno insegnato fin da piccola a mettere in pratica tutto ciò che sapevano, mi hanno cresciuto nella fede, vivendo la vita cristiana, ed è così che sono cresciuta. Dio preparava la strada, finché non ha sentito il desiderio di seguire la vocazione religiosa. La mia formazione con le Suore Oblate è stata una scuola di vere esperienze umane e psicologiche, di approfondimento della nostra spiritualità e conoscenza della vita dei nostri fondatori, José María Benito Serra e Antonia Maria de la Misericordia. Ho professato il 15 agosto 1959, emettendo così i miei primi voti. Grande è stata la mia sorpresa quando ho saputo che la mia prima destinazione sarebbe stata il Brasile, una missionaria in terre americane. Ero pronta a tutto, dentro di me c’era il fervore e la gioia di una giovane donna di 20 anni, che faceva la mia consacrazione all’unico Dio della mia vita per dedicarmi con entusiasmo all’annuncio del Regno vivendo con gioia la mia vocazione dedicata alle Oblate, Carisma e missione.
Sono passati 61 anni da quando sono arrivato in Brasile e sono orgogliosa di avere quell’esperienza di vita, lavoro e cultura che mi hanno insegnato molto dal quotidiano. In tutti questi anni ho vissuto diverse esperienze: vita comunitaria, missione, culture diverse in vari luoghi e stati del Brasile. Così è stata la mia vita: tra luci e ombre, Dio mi ha purificato, sempre con l’impulso a crescere nella vita spirituale, avendo come motto ‘santificazione’ e, come centro, ‘vita di preghiera’, perché senza quella forza che Dio mi ha dato, sarebbe impossibile affrontare le sfide che la vita ci offre. Questo è il mio modo di essere una Oblata, radicato in Gesù Redentore e nel sogno dei nostri fondatori. Continuo con gioia ad essere ogni giorno un segno profetico, vivendo l’essenza della spiritualità in ogni gesto di accoglienza, misericordia, tenerezza, rispetto e impegno sociale, convinta dell’azione e della forza dello Spirito Santo, nella Missione con donne in situazione della prostituzione”.
Queste due sorelle, come ognuna delle componenti di questa Congregazione, hanno fatto vita quello che diceva Madre Antonia, la loro fondatrice: “Sono Oblata e ho fatto un’oblazione di me stessa”.
(omp.es)