Cultura cyberpunk: pandemia e vita

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La pandemia ha colpito l’intero mondo delle persone tanto da limitare le attività che necessitano della presenza fisica. Sembra che persone di diversi settori della società siano state rinchiuse nelle loro case. Anche la Chiesa ha sperimentato tali limitazioni, sfociate in messe e celebrazioni liturgiche tenute attraverso gli schermi virtuali. In seminario, gli studenti seminaristi non sono stati esclusi da questi nuovi situazioni. Le nostre lezioni sono state trasferite sul computer e i nostri consueti apostolati sono stati svolti in forme alternative che ci hanno impedito di raggiungere veramente le persone. Tutti questi cambiamenti e nuove situazioni sono diventati il ​​nostro stile di vita che forse è povero nel rapporto personale ma alto negli impegni tecnologici.

Essere rinchiusi da soli in una stanza e impegnarsi nella tecnologia è stato sorprendente per noi. Potrebbe essere una nuova cultura, ma uno dei videogiochi a cui ho giocato, CyberPunk, presenta un fenomeno simile. CyberPunk presenta una società tecnologicamente avanzata in cui le macchine high-tech mediano i movimenti. Le persone in CyberPunk vivono una vita modesta, quindi il giocatore naviga nella società incontrando i peggiori crimini, come droga, omicidio e corruzione. Ma questi crimini sono coperti da tecnologie programmate per nascondere le attività illegali nelle macchine di fascia alta. Pertanto, l’obiettivo del giocatore è scegliere se schierarsi con il male o con il bene, e tale scelta incide sul finale.

Ora stiamo sperimentando una forma di gioco simile. Il computer, con la sua mobilità e interattività, media la nostra vita quotidiana. Attraversiamo virtualmente altri paesi anche se siamo all’interno delle nostre stanze di quarantena.

I computer hanno distrutto le barriere dei protocolli Covid, soprattutto per le persone considerate “grandi” nella società. Si assiste allo stile di vita più piccolo, scarsa sensibilità alla vita. Nonostante questa portata del computer, presenta alcuni svantaggi. I computer non possono permetterci di raggiungere gli altri che sono rimasti nelle strade. Queste macchine possono nascondere la vera identità delle persone che abusano della tecnologia per gratificazione personale.

Questi abusi della tecnologia sono inevitabili nella situazione che dobbiamo affrontare; tuttavia, le persone e persino la Chiesa si avvalgono di questa mediazione informatica. Utilizziamo i social network per fare acquisti tramite denaro digitale. Conduciamo lezioni online e svolgiamo gli sforzi sacramentali della Chiesa. La tecnologia ha convertito quasi tutte le attività che abbiamo svolto fisicamente. È quindi nostro dovere controllare le nostre scelte morali quando ci impegniamo in questa cultura nascente. Abbiamo assistito a come la bontà abbia portato a tali impegni, ma dobbiamo anche essere cauti nei confronti dei predatori che commettono crimini informatici, come l’hacking, il furto di identità, il cyberbullismo e simili. Spetta a noi riconciliare queste negatività nel mondo cibernetico con la nostra bontà creativa. Possiamo sostenere la Chiesa usando i social media per dire la verità nel contrastare le fake news e le diverse agenzie che usano i computer per raccolte fondi e opere di beneficenza.

Ora, con le energie delle persone spese in questo nuovo mondo mediato dalla tecnologia, possiamo immaginare quali poteri creativi risulteranno da queste energie dirette a una realizzazione spirituale più profonda attraverso le tecnologie.

Fratello Sigfrid Rosin, C.Ss.R
(dalla rivista Ang Lingganay, Davao 2020-2021)