Restaurato il mosaico della Madonna del Perpetuo Soccorso a Roma-Largo Preneste

0
3589

All’alba del 31 maggio 2022, per i passanti di Largo Preneste c’è stata una piacevole sorpresa. Il mosaico e l’immagine della Madonna sono in splendida forma. Usurati dallo smog e dagli agenti atmosferici, rischiavano di non essere più leggibili e di deteriorarsi irrimediabilmente. Ma i devoti della zona, il Comitato prenestino e il parroco di San Luca don Romano De Angelis hanno agito in perfetta sinergia per salvare uno dei santuari più insoliti dell’Urbe, frequentato da centinaia di persone al giorno, dalla loro automobile, durante le soste al semaforo o il transito veloce. Il giovane restauratore siciliano Roberto De Miceli è stato incaricato di intervenire sulle due immagini. Il lavoro è stato eseguito magistralmente, suscitando la gratitudine e la gioia di quanti si sono impegnati, affinché questa delicata operazione andasse in porto. A conclusione del mese mariano, festa della Visitazione della Beata Vergine, la Madonna, “visitata” di notte e di giorno, è ritornata al suo primo splendore.

L’origine di questa devozione è legata a due riproduzioni dell’icona della Madonna del Perpetuo Soccorso (un mosaico e una pittura), incastonate in un piccolo altare addossato ad un muro di cinta dell’ex fabbrica, ormai fatiscente, della Snia-Viscosa, (lo stabilimento che dal 1922 al 1954 ha prodotto seta artificiale e, durante la Seconda Guerra mondiale, divise militari), è diversa da tutte le altre. Una Madonna antica in quartiere così recente! Il santuarietto murale di Largo Preneste si trova nel territorio della parrocchia di San Luca Evangelista. E’ nato spontaneamente, senza progetti ne collaudi, eretto dalla pietà dei fedeli, giorno dopo giorno, e ancora in espansione. Le riproduzioni della Madonna bizantina sono circondate da numerosissimi ex voto per grazia ricevuta, tanto che si sono espansi per buona parte del muro di via di Portonaccio, e ormai stanno occupando anche il muro che dà sulla via Prenestina. Il più antico tra quelli ancora conservati, è datato 1953. Molti li ha consumati il tempo, la pioggia e il sole, altri ancora resistono. Essi hanno tutti formati diversi, qualcuno a forma di cuore, ad altri sono appese catenine, braccialetti, rosari, croci. E poi tanti fiori: sempre freschi; un anziano signore ogni sera cambia l’acqua ai vasi, grazie alla vicina fontanella di via Prenestina. Bellissime alcune invocazioni in onore della Vergine Maria. Come quella che recita: «Mamma del Cielo Vergine Santa vicino a Te il mio cuore canta. Mamma del Cielo stringila Tu come stringevi un dì Gesù, l’anima della mia Anna adorata», firmata L.J.C.; e ancora: «Viandante pe’ sta via, un pensiero pe’ Maria», lasciata da Gio, Anna e Rita il 17 novembre del 2011. E un’altra ancora: «Grazie lo stesso». Firmata semplicemente E. Ogni cimelio è testimonianza di una storia, fatta di grazie, favori, prodigi, gratitudine e amore. Il dialogo tra la Madre e i suoi figli avviene sulla strada, luogo di passaggio e di sosta. Maria ci ha preceduti nell’evangelizzazione delle periferie! Anzi, è lei che spiana la strada alla Chiesa!

Ma la storia della miracolosa Madonna di Largo Preneste, dice qualcuno, risale al 1910. In quegli anni i Redentoristi di Via Merulana continuavano a diffonderne la devozione che ebbe un nuovo slancio con la celebrazione del cinquantesimo anniversario del ripristino del culto nella chiesa di S. Alfonso (1866-1916). Stando ai ricordi dei più anziani la posa della prima immagine risale invece al lontano 26 novembre del 1917, quando, in piena Prima guerra mondiale, fu sganciata una bomba sulla fabbrica della Snia-Viscosa per sabotarla. Con meraviglia di quanti aspettavano il disastro, la bomba non esplose, risparmiando operai e passanti. Allora, una nobildonna romana, di cui non si conosce l’identità, decise di apporre l’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso nel punto esatto dove era stato gettato l’ordigno, in segno di ringraziamento. È da quel momento che la Vergine ha continuato a dispensare grazie ai molti fedeli che l’hanno invocata. In seguito, poco distante, comparve un’altra immagine, sempre della stessa Madonna. Forse per sostituire il mosaico, usurato dal tempo, o per testimoniare un’altra grazia ricevuta. Non ci sono documenti che lo dichiarino, solo due immagini vicine dello stesso soggetto, che dicono l’amore di un quartiere di periferia per la Madonna del perpetuo soccorso, la cui icona originale si venera in Via Merualana, nella Chiesa di Sant’Alfonso all’Esquilino, l’immagine della Madre di Dio più diffusa nel mondo.

Qualche devoto cominciò a portare fiori e candele e altri, magari fermi, in attesa che scattasse il semaforo verde, hanno sussurrato una preghiera, diventata col tempo un appuntamento mattutino o serale. La devozione si intensificò durante la Seconda Guerra mondiale, quando i bombardamenti fioccavano su tutta Italia e anche Roma ne era minacciata. Gli abitanti del quartiere, memori della protezione ricevuta nel primo conflitto mondiale, si raccoglievano davanti l’edicoletta, per recitare il Rosario, ma soprattutto per cercare un rifugio nell’incertezza della guerra che avanzava. Il quartiere rimase illeso e la devozione a quella Madonna si accrebbe a vista d’occhio.

Le sue vicende non terminarono con la fine della guerra. Nei roventi anni Settanta, tempi di contestazione e di anticlericalismo, qualcuno pensò di sparare alla Madonna, episodio ripetuto in diverse zone d’Italia, ma l’immagine miracolosa fu immediatamente riparata dagli abitanti del Prenestino, che ne hanno fatto uno dei simboli dell’identità del loro quartiere. Questi i dati della memoria collettiva, raccolti dalla viva voce dei residenti.

Molti non sapevano nemmeno come si chiamasse. Qualcuno la chiamava Madonna delle Grazie, qualche altro Madonna del Divino Amore, molti solo la Madonnina miracolosa di Largo Preneste, altri la Madonna dei viandanti o degli automobilisti, o la Vergine della strada, l’odigitria che indica Gesù come via, verità e vita. Tutti, al di là del titolo esatto, l’avrebbero riconosciuta, anche tra cento immagini diverse. I suoi tratti sono inconfondibili.

Oggi, un lungo murales, fatto da molte tessere, come un grande mosaico, quello che sembra un grande santuario della strada, a cielo aperto, è ancora un luogo di rifugio e di sosta ristoratrice nel caos della giornata frenetica. La Madre del Perpetuo Soccorso vuole rimanere in mezzo ai suoi figli, essere presente nelle vicende delle loro giornate. Maria è in uscita: superato il portone di una chiesa rimane all’aperto, per dire a tutti che Dio si può trovare dovunque, che è immischiato nella vita degli uomini del nostro tempo.

La Madonna, tanto venerata durante le missioni popolari redentoriste a tal punto da essere definita la missionantessa, continua a fare la missionaria: predica silenziosa, e dall’icona mostra Gesù ai passanti. È impossibile non vederla. Si impone con la sua presenza, dolce e materna.

Le testimonianze sono corali. Qualcuno le ha anche raccolte e affidate ad un foglio informativo on-line come la storia della signora Pina: «Ho una venerazione particolare per la Madonnina di Largo Preneste: si può ben dire che Lei mi abbia vista crescere. Poi, all’età di 25 anni, mi ha salvato la vita», racconta Pina Mancini, titolare dell’unico negozio di fiori di Largo Preneste, alla periferia sud est di Roma. «Ero stata colpita da una violenta emorragia, ma il mio medico non aveva dato gran peso alla cosa. Poi la situazione è precipitata e mi hanno dovuta portare in ospedale in fretta e in furia. L’autoambulanza che mi trasportava è passata proprio accanto all’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso e io, alzando un po’ la testa, sono riuscita a guardarla: «Madonnina mia, metti le tue mani su di me – l’ho invocata – ti prego, salvami: non me ne posso andare così presto. E grazie alla sua intercessione, tutto andò per il meglio. Da allora, ogni mattina, le porto i fiori freschi». La signora Pina gestisce il suo negozio di fiori dal 1956. Fa questo mestiere da quando aveva sette anni. Anche i suoi genitori facevano i fiorai e, dal 1943, avevano il loro banchetto accanto all’altarino. Ha nel negozio un mazzo di immaginette per donarle a chiunque vada a chiedere informazioni sull’immagine miracolosa o a chiunque compri fiori per poi portarli al piccolo santuario. «Diversi anni fa una mia amica, anche lei fioraia» continua la signora «m’è venuta a raccontare di aver sognato un mio nipote, figlio di mia sorella, morto da tempo. L’aveva visto preoccupato per l’illuminazione dell’immagine. E temendo che venisse a mancare la luce, le aveva consegnato 100 lire. Lei era corsa da me, all’indomani, per darmi esattamente 100 lire, per pagare la bolletta della luce. La cosa incredibile è che qualche giorno dopo, un operaio dell’Enel venne qui per comunicarmi che stavano per staccare la luce alla Madonnina, perché ormai la bolletta non la pagava più nessuno. A quel punto, mi sono presa l’impegno di farlo io, fino a che campo. Poi Dio provvederà». Piccole storie, intrise di fede e di devozione che si snodano all’ombra della Madonna dell’Icona, nel suo santuario romano sotto il cielo, aperto ventiquattrore su ventiquattro!

Vincenzo La Mendola CSSR