In Spagna: al via le riprese del film sulla missione delle Oblate con le vittime della prostituzione

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Regia di Antonio Cuadri, ‘Se tutte le porte sono chiuse’ (‘Si todas las puertas se cierran’) racconta la storia della fondatrice della Congregazione, Madre Antonia, e invita alla presa di coscienza della Tratta.

Le Suore Oblate del Santissimo Redentore celebrano questo 2022 il bicentenario della nascita della loro fondatrice, Madre Antonia. Insieme al vescovo José María Benito Serra, nel 1864 fondò a Ciempozuelos (Madrid) la Casa d’accoglienza Nuestra Señora del Consuelo per accompagnare le donne vittime della prostituzione e dello sfruttamento sessuale.

Per commemorare questi 200 anni è in corso le riprese del film ‘Se tutte le porte sono chiuse’, in cui si svela la figura della religiosa, ma si propone anche di sollecitare una consapevolezza sociale per denunciare la realtà con cui lavorano le Oblate.

Diretto da Antonio Cuadri e interpretato da attori di alto livello, la sua prima dovrebbe avvenire nel 2023 per culminare questo evento speciale. In questi giorni le riprese sono a Madrid, dopo aver attraversato la Svizzera (città natale di Madre Antonia), Ciudad Rodrigo e Salamanca.

Antonio Cuadri, regista del film: “Le Oblate sono state chiare che non volevano un film di suore”
Attraverso il film viene raccontata la storia di tre donne vissute in tempi diversi ma che sono unite nella stessa trama: prostituzione e tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. Cuadri assicura che il film trasmette un messaggio molto attuale, poiché la tratta continua ad essere una realtà in gran parte del pianeta.

“Se tutte le porte sono chiuse” racconta la storia della fondatrice, che è emozionante, il suo arrivo in Spagna, l’incontro con padre Serra, la resistenza che lei stessa ha vinto, l’apertura della casa a Ciempozuelos… è emozionante, ma non avrebbe senso senza le durissime realtà che 150 anni dopo continuano a verificarsi nel campo delle donne che si prostituiscono, vittime di sfruttamento sessuale, di tratta…”

Un seme che Madre Antonia ha piantato e che 150 anni dopo continua a fiorire attraverso le Suore Oblate, “offrendo a molte donne nel mondo questa possibilità di realizzare un cambiamento nella loro vita e di intraprenderne una vita piena di dignità e di possibilità”, ha sottolineato Antonio Cuadri.

Il regista ha anche elogiato la collaborazione delle Suore durante il processo prima delle riprese, fornendo documentazione storica e lo spirito Oblato: “Le Oblate sono state fin dall’inizio chiare che non volevano un film sulle ‘monache’, ma piuttosto che il film potesse raccontare parte della vita di Madre Antonia, ispirato alle storie attuali di donne che si prostituiscono e di storie di volontarie-cooperatrici che sono il sostegno della famiglia Oblata”, ha precisato.

(cope.es)