Nel giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti, padre Rogério Gomes CSsR, Superiore Generale, ha presieduto la Messa celebrata dalla comunità redentorista nella chiesa di Sant’Alfonso a Roma.
Ecco l’omelia offerta dal Padre Generale:
Cari Confratelli, cari Fratelli e Sorelle presenti a questa celebrazione,
- Ieri abbiamo celebrato la solennità di Tutti i Santi, cioè di uomini e donne come tutti noi che, nel corso della loro storia personale, hanno plasmato la loro vita sulle vie di Dio e dell’amore verso il prossimo. Sono luci che ci guidano nel nostro cammino personale e comunitario verso la santità, senza mai dimenticare la nostra umanità. I santi sono stati uomini e donne che hanno permesso che i frammenti della loro fragilità e le loro virtù fossero assemblati con il cemento divino formando una bella opera d’arte, il mosaico della santità. La bellezza e lo splendore di Dio dimostrano che il primo cammino verso la santità è la consapevolezza delle nostre frammentazioni, senza considerarci inutili su questa terra. I nostri frammenti possono sempre essere opera d’arte di profonda bellezza.
- In continuità con la celebrazione di ieri, oggi celebriamo i fedeli defunti. L’esperienza della finitudine fa parte di tutto ciò che esiste, eccetto Dio. Umanamente, definiamo questa esperienza come morte. La soglia tra la vita e la morte è così tenue. Conviviamo quotidianamente con la morte e dimentichiamo che essa ci fa vivere: ci nutriamo di esseri, animali e piante, “morti”. Conviviamo ogni giorno con la morte: da quella naturale a quella causata dagli stessi esseri umani ai loro fratelli e sorelle: morte causata da malattie, guerre, carestie, fame, migrazioni, aborto, eutanasia, ingiustizia. Di fronte alla morte la nostra esperienza può essere di dolore, di abbandono o di profonda indifferenza. La morte è l’ombra che ci accompagna ogni giorno, di cui abbiamo paura perché non la conosciamo e perché è, umanamente parlando, la nostra esperienza di nullità. Questo assume un nuovo significato a partire dalla fede, la luce che ci mostra qualcosa oltre l’oscurità della tomba.
- Ascoltando il Vangelo di oggi (Mt 25, 31-46), potremmo chiederci: che rapporto ha con la celebrazione dei fedeli defunti? Non si dovrebbe parlare della resurrezione piuttosto che di coloro che hanno praticato la giustizia e di coloro che non l’hanno praticata? Senza trascurare la bellezza e la profondità dei testi che ci parlano della risurrezione, della vita e dell’eternità, il testo di Matteo tocca qualcosa di fondamentale. L’esperienza del Regno di Dio passa attraverso la storia e attraverso le relazioni personali che abbiamo con il nostro prossimo e il nostro amore per lui. “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Quindi, la resurrezione è quando ci mettiamo nudi davanti al Signore del Tempo e della Storia e gli portiamo solo le mani piene del bene che abbiamo fatto in questo mondo. È quando coincidiamo totalmente in Dio e viviamo solo in Lui. Egli è la nostra vita eterna! Come ci ricorda Giobbe “Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro” (Gb 19,25-27).
- Celebrare i fedeli defunti è ricordare coloro che amiamo, che erano presenti con noi e che ora sperimentano la vita in Dio. La celebrazione di oggi ci permette di ricordare con gratitudine le persone che hanno lasciato le loro impronte nella nostra storia. Così vogliamo affidarli al Signore come il nostro dono più prezioso che abbiamo ricevuto da Lui e che ora gli restituiamo, ancora con il dolore della nostalgia, come una profonda gratitudine. Allo stesso tempo, ci prepariamo alla nostra Pasqua definitiva con il Signore, il luogo, dove ci incontreremo un giorno attraverso l’amore divino. Quelli che se ne sono andati sono rimasti in silenzio, ma noi crediamo nella risurrezione, nella comunione dei santi, nella vita eterna. Loro sono e vivono in Dio.
- Come ha scritto fra Prudente Nery, frate cappuccino, nel giorno della sua Pasqua: “Quando arriva l’inverno nell’emisfero nord, senza che nessuno li istruisca, gli uccelli si alzano spontaneamente in cielo in un’incredibile avventura. Spinti da un misterioso retaggio della loro specie, seguendo solo le pulsazioni magnetiche della terra, volano, sulle scie del sole, per migliaia di chilometri, notte e giorno, cercando solo di rimanere in vita. Così sarà anche per noi quando, al crepuscolo di tutti gli autunni, il freddo dell’inverno si abbatterà su di noi. Trasportati dall’affascinante destino della nostra specie, voleremo allora, seguendo solo i richiami dell’eternità, verso la dimora della luce, il cuore di Dio. E lì conosceremo ciò che ora solo intuiamo e, ascoltando Gesù Cristo, la Via, la Verità e la Vita, crediamo: Non ci sono due regni, il regno dei morti e il regno dei vivi, il regno della terra e il regno dei cieli, ma solo il Regno di Dio, che ha voluto che fossimo eterni”.
- In questo giorno voglio ricordare la vita di tutti i confratelli che si sono consumati in favore della redenzione (dies impedere pro redemptis) e che sono morti per cause naturali, per la croce della malattia o che hanno dato la vita per la fede, come i nostri martiri. Attraverso la comunione dei santi, essi rimangono vivi con noi grazie alle loro memorie di redenzione e a ciò che hanno fatto durante il loro tempo sulla terra. Sono state vite di senso e hanno dato senso a molte altre vite attraverso la predicazione del Vangelo, l’ascolto delle confessioni, le innumerevoli lavori missionari realizzati, la carità verso i poveri. Hanno capito che qualsiasi cosa si faccia per uno dei piccoli si fa al Signore. Grazie a loro per le tante vite donate e fino al giorno in cui ci incontreremo nel Signore! Oltre a loro, faccio memoria dei nostri cari fedeli defunti laici associati alla nostra missione, i nostri oblati, le Suore del Santissimo Redentore e le Congregazioni religiose che fanno parte della nostra Famiglia Redentorista.
La Madre del Perpetuo Soccorso e i nostri santi, martiri, beati e venerabili ci aiutino a prepararci all’incontro definitivo nella gloria del Signore.
Padre Rogério Gomes, C.Ss.R
Superiore Generale
Roma, 02 novembre 2022