Il dualismo è un alleato della polarizzazione, perché la genera…

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80° anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma (16-10-1943)
Ottanta anni fa il ‘sabato nero’, una delle pagine più buie della storia italiana: all’alba del 16 ottobre del 1943 i nazisti iniziarono il rastrellamento del Ghetto di Roma. Non furono risparmiati neanche altri quartieri della Capitale, da Trastevere a Testaccio, da Monteverde al Salario. In 1259 – 689 donne, 363 uomini e 207 bambini – furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni, a lasciarsi alle spalle tutte le cose e i ricordi di una vita. Le SS scelsero quella data appositamente: era il giorno del riposo per gli ebrei che celebravano anche la festa del Sukkot. In questo modo, i soldati nazisti erano sicuri di trovarli in casa. La maggior parte delle persone fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Per le vittime di quella razzia fu un viaggio senza ritorno: solamente in 16 sopravvissero, 15 uomini e una donna.

(del Blog dell’Accademia Alfonsiana)

Il dualismo finisce per sostenere che tra due poli, uno sarà sicuramente il più importante e corretto. La polarizzazione fa il resto…

Tra due poli uno è giusto e l’altro sbagliato, uno è retto e l’altro errato. Pertanto, uno è morale e l’altro immorale. Il polo corretto e morale cercherà di mettere a tacere l’altro, per cui abbonderanno cancellazioni e censure di ogni tipo, esplicitamente o implicitamente.

Per fare questo, si ha bisogno di etichette e fobie, di luoghi e non luoghi, di centri (sicuri) e periferie (insicure). Quelli che sono con noi e quelli che sono contro di noi, vincitori e vinti. Così, c’è più interesse a sconfiggere la parte avversaria che a sostenere il benessere comune. Interessa solo il benessere della propria “tribù”, ideologizzata e massificata, sebbene si creda paladina di ogni libertà e rispetto.

In tutto questo, si utilizza la strategia della paura: l’altro diverso sarà sempre un nemico, un aggressore delle nostre “sicurezze”. Indignati per una tale “invasione”, si attacca “per legittima difesa”. Così, le aggressioni si alimentano e si intensificano a vicenda. Le opinioni si irrigidiscono e diventano estreme. Si arriva a spaventare tutti poiché siano davvero arrabbiati. Si giunge così alla conclusione logica: con questi “altri” non si può parlare. Pertanto, non devono parlare neanche loro, vengono censurati e si vieta quasi la loro esistenza, la rilevanza personale e, soprattutto, sociale. Si pensi alla strategia di base della recente pandemia: si ha combinato l’isolamento con la paura degli altri (una miscela sottile, ma con il peggiore dei veleni).

La logica dualistica che alimenta la polarizzazione si nutre di questa sacrosanta convinzione: facciamo fatica ad ascoltare e a dialogare. Perché? È molto chiaro, perché “l’altro” non vuole capire che “io ho ragione”, che “noi possediamo la verità!”.

Perciò, come dicevamo, si alimentano le paure, fino ad accendere l’odio, e da lì alle mille forme di violenza e di guerra, è solo questione di una scintilla. Si pensi al modo in cui –attraverso la storia – si sono generati tutti gli odi “razziali” e “di classe”.

Nella storia – dalla quale sembra sia difficile imparare – da questi orizzonti sono nati tutti i tipi di totalitarismi che fanno una cosa sola: schiavizzare, in tutte le forme strutturali e sistemiche inimmaginabili. È la creatività del male portata alla sua massima prestazione (la logica “diabolica”).

Verso un possibile superamento della logica dualistica che polarizza…

Queste non sono situazioni “bestiali”, poiché le bestie in quanto tali non assomigliano nemmeno alle cose brutali e disumanizzanti che fanno gli esseri umani. Sono situazioni “diaboliche”, nel senso più etimologico. È il regno della divisione instaurato attraverso la menzogna, la falsa propaganda che sfigura e bandisce la verità[1].

È l’installazione della logica dell’odio: etnico, religioso e politico, come paradigma di “confronto”. In questa dolorosa realtà, sembra difficile scommettere sull’utopia della pace, continuare a puntare sull’«essere liberi e non avere paura»[2], quando la realtà è che una terribile logica (“diabolica”) ci stabilisce nell’incubo del terrore e nella logica della vendetta illimitata. Però, anche se a volte non è immediatamente possibile, dobbiamo continuare a sperare di trovare in ogni “nemico/a” un po’ di umanità, la stessa che se non la trovassimo negli “altri”, la perderemmo in ciascuno/a, senza poter continuare a puntare su un mondo, non perfetto, ma che si sforza e si impegna a vivere nella pace, nella dignità e nella libertà, nella comunione delle differenze, nelle differenze che danno origine alla comunione

Il fulcro è tra due realtà, non solo inevitabili, ma addirittura necessarie; tuttavia occorre evitare che siano contrapposte e polarizzate: quella personale (privata) e quella comune (pubblica). Partendo dal presupposto che il sistema ha già polarizzato queste due realtà, possiamo – e, quindi, dobbiamo – cominciare a depolarizzare almeno uno dei poli, a dargli un altro orientamento, un’altra logica, un’altra strutturazione. Dalle basi, personalmente e inter-personalmente, generare e coltivare uno stile di vita, che nel nostro linguaggio chiameremo comunionale, di non-violenza, di integrazione e di inclusione, di apertura e dialogo.

Si tratta di imparare a comunicare con rigore e autocritica, ma senza perdere l’orizzonte, che non deve mai essere il trionfo di alcuni basato sull’annientamento degli altri, ma piuttosto l’apprendimento di tutti, coltivando l’arte dei disaccordi creativi e, in un certo senso, produttivi. Si tratta, in sintesi, di assumere un processo di apprendimento che sappia combinare almeno tre processi che aiutino a superare il dualismo ed evitare polarizzazioni: comunicazione non-violenta + dialogo/scambio/negoziazione creativo-integrativa + pensiero (auto)critico-olistico.

Infine, ma non meno importante, non si può dimenticare che siamo esseri storici, e come tali, le nostre costruzioni sono sempre pellegrine, non saranno mai perfette, ma possono essere perfezionate… quindi, pazienza storica e apprendimento costante, senza mai permettere alla rabbia e all’indignazione – di per sé naturali – di prevalere.

P. Antonio Gerardo Fidalgo C.Ss.R

Nell’80° anniversario rastrellamento di Roma (16-10-1943)


[1] Cf. Michele Serra (1954), Editoriale a Che Tempo Che Fa (15/10/2023); in https://youtu.be/W6jdvMYk3ao?feature=shared

[2] Cf. Liliana Segre (1930); cf. A.G. Fidalgo, «La Senadora italiana Liliana Segre. Su testimonio de cómo se puede pasar del horror al compromiso por la paz y la libertad (Día de la memoria 27-01-1945/2023)» (27/01/2023), in https://www.alfonsiana.org/blog/2023/01/27/la-senadora-italiana-liliana-segrei-su-testimonio-de-como-se-puede-pasar-del-horror-al-compromiso-por-la-paz-y-la-libertad-dia-de-la-memoria-27-01-1945-2023/