16 ottobre: Festa di San Gerardo Majella

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Noi Redentoristi, amici e collaboratori celebriamo la festa di un Fratello, San Gerardo Majella, uno dei santi redentoristi più popolari e amati. San Gerardo è conosciuto come il santo delle madri, in particolare delle madri in attesa, dei bambini (specialmente quelli non ancora nati), delle persone accusate ingiustamente, delle buone confessioni, dei fratelli e delle sorelle religiosi e, soprattutto, come il santo della gioia.

Biografia di San Gerardo Majella

Pubblichiamo di seguito l’omelia preparata da padre Ivel Mendanha CSsR, Consultore generale, per la festa di San Gerardo Majella. L’autore ci invita a riflettere sulla testimonianza della vita di San Gerardo, in cui si rende visibile l’amore per Dio, per Gesù nell’Eucaristia, per i poveri e per la Madonna. 


Festa di San Gerardo 

C’è un episodio che il nostro ex Superiore Generale, ora Cardinale Joseph Tobin, racconta della sua visita a Marianella a Napoli, la casa natale di Sant’Alfonso Liguori, fondatore dei Redentoristi. Nella bella chiesetta annessa alla casa ci sono due altari, uno dedicato al fondatore stesso, Sant’Alfonso, e l’altro a San Gerardo Majella. Sull’altare di San Gerardo si accendevano sempre candele elettriche, c’erano bellissimi fiori che adornavano l’altare e molti mazzi di fiori. L’altare dedicato a Sant’Alfonso, invece, era spoglio, con un semplice mazzo di fiori e una sola candela accesa. La differenza era evidente. Quando il Cardinale Tobin chiese al Fratello Redentorista che era il sacrestano e che si occupava della chiesa il perché di questa netta differenza, dove Sant’Alfonso, fondatore, vescovo, dottore della Chiesa, la sua stessa città natale e dove quasi tutte le persone e i negozi portavano il suo nome, eppure, non un altare spoglio con quasi nessuna candela accesa. Il Fratello Redentorista rispose immediatamente: “Oh, caro Padre Generale, la gente qui onora Sant’Alfonso perché era un grande scrittore e insegnante e un maestro così intelligente, ma la gente ha sempre amato San Gerardo perché ha toccato le loro vite con i miracoli e continua a farlo con tanti miracoli, così vengono con le loro lacrime e le loro sofferenze a San Gerardo e lui risponde a loro oggi come quando era vivo”. Uno è un grande fondatore e scrittore che ha scritto tanti libri, l’altro ha trascorso la sua vita toccando il cuore delle persone con i miracoli.

Quando si legge per la prima volta la vita di San Gerardo Majella si rimane immediatamente colpiti dal fatto che si trattava da un lato di un incredibile operatore di miracoli e dall’altro di un giovane che, quando non faceva miracoli, sembrava passare la vita a fare mortificazioni e penitenze, tanto che quando lessi per la prima volta la vita di San Gerardo da giovane novizio mi trovai in soggezione di fronte a lui, ma dicevo a me stesso: la sua vita è quasi troppo perfetta, al di là di me, e non potrò mai nemmeno sognare di essere come lui, per non parlare di cercare di essere come lui. Tuttavia, una volta venuto a vivere a Roma e a visitare Materdomini, dove San Gerardo morì e dove oggi riposano le sue spoglie, studiando più da vicino la sua vita e i suoi scritti, sono arrivato a vedere in San Gerardo un uomo che nel brevissimo arco della sua vita, solo 29 anni, di cui solo 6 trascorsi nella Comunità Redentorista e 5 come Redentorista professo, era così umano e viveva la sua chiamata alla santità in un modo così umano che toccava e tocca tuttora ogni essere umano che desidera Dio e vuole essere in comunione con Dio nei semplici dettagli della vita quotidiana. 

San Gerardo, la sua vita e la sua spiritualità insegnano a ciascuno di noi che possiamo rispondere alla chiamata ad essere santi, ad essere sante nel vivere quotidianamente una vita di comunione con il nostro Dio che ci ama così tanto e che di tanto in tanto ci manda dolci promemoria attraverso persone come Gerardo per rispondere al suo incredibile amore per noi. Per me è proprio questo il motivo per cui le persone accorrono a decine di migliaia al Santuario di San Gerardo a Materdomini con il profondo desiderio nel cuore di incontrare e sperimentare il Dio dell’amore e della tenerezza, della misericordia e del perdono, della cura e della compassione in cui San Gerardo credeva e in cui Gerardo voleva che tutti credessero. Cos’è che ha reso Gerard così umano e così accessibile durante la sua vita e anche adesso alle persone? Credo che sia stato quello che è stato conosciuto come i 4 amori della vita di Gerard. Questi quattro amori sono aspetti di una semplice ma profonda spiritualità dell’amore, della santità e dell’unità con Dio, qualcosa che ogni essere umano, da quello molto intelligente a quello molto semplice, può emulare quotidianamente e che sicuramente tutti i Fratelli e i Sacerdoti Redentoristi si sforzano di vivere nella loro vita quotidiana di Redentoristi. 

In primo luogo, il profondo amore di Gerardo per il suo amatissimo Dio ora reso umano, che soffre e muore per lui sulla croce.  Qualsiasi immagine o statua di San Gerardo lo vedrà sempre raffigurato con il Crocifisso al suo fianco o abbracciato al Crocifisso. Questo proprio perché Gerardo era profondamente innamorato di Gesù Crocifisso. Gerardo era un appassionato amante di Dio, al quale si rivolgeva come al suo Dio più amato (il mio carissimo dio). Gerardo aveva imparato da sant’Alfonso che il Signore crocifisso era l’espressione più profonda dell’amore di Dio per l’umanità. Dio ci ha amato così tanto da darci suo figlio e il Figlio ci ha amato così tanto da scegliere di morire per noi.  Gerard vedeva la croce come una presentazione dell’amore, dell’amore con la Trinità, un amore che trabocca. L’amore del Padre sostiene il Figlio nella sua sorprendente espressione del loro amore per noi. Come Gerardo, Fratello e Sacerdote Redentorista, anche noi indossiamo un crocifisso che teniamo al collo con un cordone e infilato nell’abito. Venerando il Signore crocifisso sulla sua croce, impariamo da san Gerardo che, nel mezzo del nostro dolore e della nostra sofferenza, del tormento e dell’angoscia, dell’esclusione e del rifiuto, dobbiamo volgere lo sguardo al Signore crocifisso e vedere in lui la pienezza dell’amore per noi, nonché la grazia di portare la nostra croce con serenità e pace, sapendo che il Signore crocifisso concede la sua grazia d’amore a tutti coloro che cercano il suo aiuto, come fece Gerardo. 

In secondo luogo, il profondo amore di Gerardo per il Signore Eucaristico. Come il fondatore, Sant’Alfonso, per il quale il Signore Eucaristico nel Santissimo Sacramento era il fulcro della sua spiritualità d’amore, anche Gerardo aveva un amore molto profondo per l’Eucaristia. L’Eucaristia per San Gerardo era la presenza viva del Signore dell’amore in mezzo a noi e quindi il desiderio profondo di essere alla presenza del Signore vivo nel Santissimo Sacramento. L’Eucaristia era un’esperienza di essere amati, di ricevere il Signore dell’amore e anche la grazia di essere alla presenza del Signore dell’amore. Questo amore per l’Eucaristia per Gerardo fu fin dalla giovinezza e rimase per tutta la sua vita di Redentorista. Era la sua disposizione esteriore e la riverenza con cui era solito rimanere per ore nella chiesa, davanti al Santissimo Sacramento, che visitava così spesso. Aveva un grande desiderio che anche altri visitassero Gesù nel Santissimo Sacramento, e animati dal suo fervore e dal suo esempio zelante molti visitavano il Santissimo Sacramento e allora grande e inspiegabile era la sua gioia. Da Gerardo impariamo la grazia di vivere una vita eucaristica. Una vita cioè nella consapevolezza di essere amati dal Signore che ha scelto di rimanere con noi prima permettendoci di consumare la sua presenza vivificante nella santa comunione e poi di sedere e pregare e aprire il proprio cuore al Signore eucaristico, crescendo nel suo amore per noi, ricevendo la forza della sua grazia per vivere quotidianamente la sua vita d’amore e con la sua grazia dell’Eucaristia per affrontare le sfide della vita quotidiana.

Terzo, l’amore di Gerardo per i poveri. L’amore di Gerardo per il Signore crocifisso e per il Signore eucaristico non lo limitava a una spiritualità di sola cappella o chiesa, ma lo spingeva ad adorare e servire lo stesso Signore crocifisso ed eucaristico nei poveri e negli abbandonati. Gerardo sapeva bene che i poveri erano i poveri di Cristo e che quando rispondiamo con sincerità alle loro necessità, siamo i primi ad esserne arricchiti. Questo amore rispettoso e generoso per i poveri viene descritto come “un’inclinazione naturale verso i poveri”, sottolineando “che era molto compassionevole con tutti e specialmente con i poveri, per i quali aveva una speciale dolcezza”. La vera santità e la vita vissuta in Gesù si riflettono sempre in un profondo amore per i poveri e gli abbandonati, i piccoli: “Tutto quello che fate al più piccolo dei miei fratelli lo fate a me”. Ecco qualcosa che è così fondamentale per la spiritualità cristiana e redentorista e che tocca tutte le persone, specialmente i piccoli, i sofferenti, quelli che hanno veramente bisogno di un Dio d’amore.

Quarto, l’amore di Gerardo per la Madonna. Scorrendo gli scritti di Gerardo si rimane naturalmente colpiti dai numerosi riferimenti a Maria. Si può dire che non c’è una sola pagina dei suoi scritti in cui il nome della Beata Vergine Maria non sia citato in una forma o nell’altra. Iniziava sempre le sue lettere con le parole “Gesù e Maria”. Sul letto di morte questo ardore rimase, mentre cercava le immagini di Gesù Crocifisso e di Maria.  I suoi confratelli annotano che “i suoi occhi non si spostavano dal Crocifisso e dal bel quadro della Madre ai piedi della croce che si trovava sulla parete di fronte al suo letto. Continuava a guardarlo ed emetteva profondi sospiri di amore e di ardore”. L’amore di Gerardo per Maria era caldo, sincero e ricco di spontaneità. A Maria pregava costantemente per la grazia della perseveranza nella sua vocazione e così anche noi Redentoristi preghiamo quotidianamente Maria, recitando o cantando la Salve Regina, per la grazia di perseverare nella nostra vocazione di Fratelli e Sacerdoti Redentoristi, Missionari della Speranza sulle orme del Redentore.

In conclusione, generalmente si nota che nella Congregazione Gerardo è il Santo Patrono di tutti i nostri Fratelli Redentoristi. Sebbene questo sia vero, credo che San Gerardo sia il patrono di tutti i Redentoristi chiamati a vivere la nostra vita religiosa come Luce per il mondo, come Missionari della Speranza sulle orme del Redentore. I quattro amori di Gerardo: Il Signore Crocifisso, il Signore Eucaristico, i Poveri del Signore e Nostra Madre sono i quattro amori di ogni Missionario Redentorista. 

Che tutti noi, in questo giorno di festa del nostro amato San Gerardo, impariamo da lui ad amare il Signore Crocifisso, ad adorare con amore il Signore nella Santissima Eucaristia, ad avere un amore filiale per la Nostra Madre e a raggiungere con amore i poveri e gli abbandonati. Gerardo ci mostra la via dell’amore, del vivere con gioia la nostra vocazione religiosa, sia essa di Fratello o di Sacerdote. È un modo vero e semplice, vero ma santo, di essere Missionari della Speranza seguendo le orme del Redentore. 

Amen.