Padre Generale: La missione del fratello è, innanzitutto, un impegno di servizio nella costruzione di una comunità cristiana.

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Alla vigilia della festa di San Gerardo Majella, padre Rogério Gomes, Superiore Generale, ha incontrato online più di 100 fratelli provenienti dalle varie unità della nostra Congregazione Redentorista.  Durante l’incontro, il Padre Generale ha condiviso una riflessione sulla vocazione del fratello redentorista. Tra le altre cose, ha detto:

“L’identità del religioso fratello consiste in una vocazione libera e consapevole alla vita consacrata, come risposta al Battesimo, che si distingue per la chiamata a vivere la fraternità e il servizio al prossimo, incarnando la presenza di Cristo in mezzo al Popolo di Dio, specialmente tra i più bisognosi. La missione del fratello è, innanzitutto, un impegno di servizio nella costruzione di una comunità cristiana, dove il valore umano non si misura con ruoli gerarchici, ma con spirito di condivisione, di accoglienza e di solidarietà.”

Padre Rogério Gomes ha ricordato, che “essere un fratello redentorista comporta una vasta gamma di attività che sono in linea con il nostro carisma. La professionalizzazione dei fratelli è essenziale in diversi settori, come il lavoro sociale, il diritto, la psicologia, la comunicazione, l’assistenza infermieristica e l’amministrazione, tra gli altri. Tuttavia, questo non deve diventare un imperativo. (…) Credo che San Gerardo sia molto attuale per noi e possa insegnarci ad essere missionari redentoristi basati sulla semplicità, su una spiritualità profonda e sull’incontro con gli altri, senza distinzione di persone.

Padre Generale ha ringraziato i fratelli per loro testimonianza di vita e per la dedizione alla missione redentorista, che si basa sull’annuncio di un’abbondante redenzione ai più poveri ed emarginati, seguendo l’esempio di Gesù Cristo. Ha detto:

“Voi, fedeli alla missione di annunciare la Buona Novella ai più bisognosi, siete un segno vivente dell’amore redentore di Dio nel mondo. Riconosciamo con gratitudine il lavoro pastorale e missionario che svolgono, specialmente nelle missioni popolari, nei santuari, nelle parrocchie, nei centri di spiritualità, nelle sacrestie, nei progetti sociali e nei centri di migrazione. In questi luoghi essi promuovono la dignità umana, l’accoglienza e la giustizia, sempre guidati da uno spirito di fraternità e di servizio, dove la loro presenza guarisce tante ferite e rafforza la fede di molti. I fratelli Redentoristi, con la loro testimonianza di una vita semplice e impegnata, sono missionari di speranza, seguendo le orme del Redentore, e devono esserne un ricordo vivente anche per il clero.”

L’incontro ha creato spazio anche per la condivisione fraterna tra i partecipanti.


Di seguito riportiamo l’intero messaggio del Padre Generale ai Confratelli.


Messaggio in occasione dell’Incontro Online con i Fratelli Redentoristi

Cari fratelli,

  1. È una grande gioia per noi del Governo Generale incontrarvi nei vespri della festa del nostro caro fratello, San Gerardo Maiella, un grande missionario della nostra Congregazione, che ha plasmato la sua vita attraverso la preghiera, la vita fraterna in comunità e l’aiuto ai più poveri e abbandonati. Nonostante la distanza storica e le differenze di contesto, San Gerardo continua ad essere una fonte di ispirazione per tutti noi missionari redentoristi. In questo incontro, non parlerò direttamente di San Gerardo, ma vorrei cogliere l’occasione per lasciarvi un messaggio di incoraggiamento nella vostra vita consacrata e nella vostra missione, cari fratelli missionari redentoristi.
  2. La vita consacrata sta affrontando profonde trasformazioni nel contesto contemporaneo, spinte da cambiamenti culturali, sociali ed ecclesiali. Il modello tradizionale, radicato in strutture rigide e incentrato sulla disciplina, sta cedendo il passo a forme più flessibili e dialogiche, in sintonia con i valori dell’autonomia, della diversità e del servizio all’umanità. La crescente secolarizzazione sfida le comunità consacrate a ridefinire il loro posto nella società, cercando rilevanza in una cultura che valorizza la soggettività e l’individualismo. Inoltre, il calo delle vocazioni e l’invecchiamento dei membri professi, insieme alla scomparsa di alcune congregazioni, richiedono un rinnovamento sia del carisma che della missione, costringendoli ad adattarsi a nuove forme di evangelizzazione e di presenza profetica, con l’obiettivo di trovare una nuova identità.[1] O’Murchu afferma che il ciclo di una congregazione è di circa 300 anni, durante i quali si rinnova o scompare.[2] Così, per rimanere fedele alla sua essenza, la vita consacrata ha bisogno di sapersi reimmaginare, rimanendo ancorata al Vangelo, ma anche aperta ai segni dei tempi e alle nuove esigenze spirituali e pastorali del Popolo di Dio. Questo Popolo di Dio sperimenta «le gioie e le speranze, i dolori e le angosce […] specialmente dei poveri e di coloro che soffrono, [che] sono insieme gioie e speranze, tristezze e angosce dei discepoli di Cristo” (GS 1).
  3. La società contemporanea si caratterizza per la sua fluidità, come sottolinea Bauman, segnata da un costante cambiamento di valori, ruoli e istituzioni. In questo scenario, le certezze del passato sono spesso sostituite da una molteplicità di opzioni, e l'”essere” lascia il posto al “fare e apparire”. Questo genera una profonda crisi di identità a diversi livelli. L’instabilità delle relazioni, i legami comunitari e la concezione della verità favoriscono l’individualismo e la frammentazione, ostacolando il senso di appartenenza e di continuità. In un mondo in cui le identità sono viste come costrutti temporanei e mutevoli, la nozione di un’identità stabile e perenne è in crisi, portando molti a una ricerca incessante di riconoscimento e autoaffermazione. Questa fluidità, come ci ricorda Bauman, si manifesta in tutti gli ambiti: religioso, sociale, professionale, personale e relazionale, provocando angoscia e senso di sradicamento, in quanto le vecchie forme di comprensione personale e comunitaria perdono la loro capacità di regolazione e normalizzazione. Qui mi chiedo se non sia questo il motivo per cui molti confratelli abbandonano la vita consacrata e sacerdotale, o perché alcuni religiosi fratelli si dedicano al ministero sacerdotale. Se ci lasciamo guidare da una società che valorizza il “fare” e l'”apparire”, è evidente che l'”essere” diventa una realtà nascosta, parte del mistero umano.
  4. La Chiesa, in generale, rimane fortemente concentrata sul ministero sacerdotale, che rafforza una visione gerarchica e sacramentale della sua missione e della sua struttura. Sebbene questa enfasi abbia fondamenti teologici, spesso oscura il ruolo essenziale dei religiosi fratelli e dei laici nella vita ecclesiale, relegandoli a posizioni secondarie o meramente assistenziali. Questa difficoltà a pensare al di là di una logica prevalentemente sacramentale impedisce alla Chiesa di apprezzare pienamente la diversità delle vocazioni e dei ministeri che compongono il Corpo di Cristo (cfr 1 Cor 12,12). Questa visione limita il ruolo dei laici, specialmente nell’ambito della leadership e dell’evangelizzazione, e marginalizza anche il ruolo profetico e fraterno dei religiosi fratelli, la cui vocazione è orientata più verso la testimonianza silenziosa della fraternità e del servizio, che verso il ministero sacramentale.
  5. L’identità del religioso fratello consiste in una vocazione libera e consapevole alla vita consacrata, come risposta al Battesimo, che si distingue per la chiamata a vivere la fraternità e il servizio al prossimo, incarnando la presenza di Cristo in mezzo al Popolo di Dio, specialmente tra i più bisognosi. La missione del fratello è, innanzitutto, un impegno di servizio nella costruzione di una comunità cristiana, dove il valore umano non si misura con ruoli gerarchici, ma con spirito di condivisione, di accoglienza e di solidarietà. “La vocazione e l’identità del religioso fratello acquistano senso in questa dinamica, che è allo stesso tempo integrativa e complementare ai vari ministeri, ma anche promotrice di segni profetici”.[3] I Fratelli Redentoristi condividono la stessa missione dei chierici della Congregazione, ma esprimono questa missione in modo unico, attraverso il lavoro pastorale, educativo, sociale e missionario, essendo profeti di una Chiesa inclusiva e solidale, dove la fraternità è la chiave di tutto.
  6. I religiosi e le religiose assumono un ruolo profetico essenziale nell’attuale contesto ecclesiale, presentando un modo di essere Chiesa che non si basa sulla gerarchia, ma sull’esperienza radicale della fraternità. Come afferma il documento Identità e missione del religioso fratello nella Chiesa, “l’identità del fratello è un mistero di comunione per la missione. Al centro di questa triplice prospettiva c’è il cuore dell’identità del religioso fratello, ovvero: la fraternità, come dono che riceve (mistero), come dono che condivide (comunione) e come dono (missione)”.[4] La loro testimonianza sfida le strutture ecclesiastiche tradizionali, promuovendo una visione inclusiva e comunitaria, dove il valore della persona non dipende dalla sua posizione all’interno di una gerarchia o dal suo agire, ma dalla sua capacità di amare e servire. Questa posizione critica e alternativa all’accentramento del potere clericale è un appello urgente per la Chiesa a riscoprire la sua essenza di Popolo di Dio, in cui tutti sono chiamati ad essere discepoli-missionari, condividendo equamente la missione e la responsabilità per il Regno di Dio.
  7. Cari Fratelli, vi incoraggio, come religiosi, a rafforzare la vostra identità e la vostra missione all’interno della Congregazione, sottolineando la ricchezza e l’unicità della vocazione del vostro fratello o della vostra sorella nella Chiesa. Si tratta di riaffermare costantemente il loro ruolo fondamentale di presenza attiva e profetica in mezzo al Popolo di Dio, sottolineando che il loro contributo è indispensabile quanto quello dei ministri ordinati, senza cadere in una visione dualistica del “noi e voi”. “Prima delle opere esteriori, si compie la missione di rendere presente Cristo nel mondo attraverso la testimonianza personale”.[5] La Congregazione respira con due polmoni e noi siamo un solo corpo missionario (cf. Cost. 2). Pertanto, dobbiamo cambiare quella mentalità secondo cui ci sono due classi all’interno della Congregazione. Siamo missionari redentoristi che si completano a vicenda nell’annuncio del Vangelo. È essenziale che, a partire dal carisma redentorista e dalla loro attività missionaria, comunichino il valore e la testimonianza specifica della loro vita consacrata, mostrando che la loro vocazione non è solo funzionale, ma essenziale per la vita apostolica della Congregazione.
  8. I fratelli devono essere attivi promotori vocazionali, presentando con entusiasmo la figura del fratello missionario redentorista come segno di fraternità, semplicità e servizio impegnato. Con il loro esempio di vita, possono suscitare nuove vocazioni, facendo comprendere che la missione redentorista si realizza non solo nel ministero sacerdotale, ma anche nella testimonianza della fraternità e nella presenza solidale con i più poveri e abbandonati. 
  9. Vorrei ricordarvi che essere un fratello redentorista comporta una vasta gamma di attività che sono in linea con il nostro carisma. La professionalizzazione dei fratelli è essenziale in diversi settori, come il lavoro sociale, il diritto, la psicologia, la comunicazione, l’assistenza infermieristica e l’amministrazione, tra gli altri. Tuttavia, questo non deve diventare un imperativo. Dobbiamo stare attenti a non correre il rischio di diventare professionali nel fare le cose e dimenticare la nostra consacrazione, che si basa sul mistero di Cristo Redentore. È anche importante non creare una mentalità di divisione tra i fratelli formati e quelli che non lo sono. Nella Congregazione c’è posto per tutti coloro che desiderano prestare servizio, sia alla porta, nell’orto, nell’orto, in sacrestia, sia come professori universitari e ricercatori. Non dobbiamo lasciarci trasportare dal canto delle sirene del “fare e apparire”, perché questo può portarci nel mare profondo della perdita di identità e del vuoto. Questa mentalità può essere combattuta con una profonda vita spirituale e una convivenza fraterna. Credo che San Gerardo sia molto attuale per noi e possa insegnarci ad essere missionari redentoristi basati sulla semplicità, su una spiritualità profonda e sull’incontro con gli altri, senza distinzione di persone.
  10. Cari Fratelli, a nome della Congregazione, vi sono profondamente grato per la vostra testimonianza di vita e per la vostra dedizione alla missione Redentorista, che si basa sull’annuncio di un’abbondante redenzione ai più poveri ed emarginati, seguendo l’esempio di Gesù Cristo. Voi, fedeli alla missione di annunciare la Buona Novella ai più bisognosi, siete un segno vivente dell’amore redentore di Dio nel mondo. Riconosciamo con gratitudine il lavoro pastorale e missionario che svolgono, specialmente nelle missioni popolari, nei santuari, nelle parrocchie, nei centri di spiritualità, nelle sacrestie, nei progetti sociali e nei centri di migrazione. In questi luoghi essi promuovono la dignità umana, l’accoglienza e la giustizia, sempre guidati da uno spirito di fraternità e di servizio, dove la loro presenza guarisce tante ferite e rafforza la fede di molti. I fratelli Redentoristi, con la loro testimonianza di una vita semplice e impegnata, sono missionari di speranza, seguendo le orme del Redentore, e devono esserne un ricordo vivente anche per il clero.

Che il fratello Gerardo, che è diventato santo per la sua semplicità e per aver cercato di fare la volontà di Dio nella sua vita quotidiana, ci aiuti tutti noi missionari redentoristi a essere una congregazione che viva veramente la fraternità come principio evangelico. Maria, Madre del Perpetuo Soccorso, protegga ciascuno di voi.

P. Rogério Gomes, C.Ss.R
Superiore Generale

Roma, 15 ottobre 2024

Testo originale: Spagnolo


[1] Cf. TACCONI, Giuseppe. Alla ricerca di nuove identità. Formazione e organizzazione nelle comunità religiose di vita apostolica attiva nel tempo di crisi. Leumann (TO): Elledici, 2001, p. 38-45.

[2] Cfr. O’MURCHU, Diarmuird. Refundar la vida religiosa en el siglo XXVI. Madrid: Sirena de los Vientos, 2020/ La vita religiosa nel XXI secolo: la prospettiva della rifondazione. USA: Orbis Book, 2016.

[3] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA. Identità e missione del religioso fratello nella Chiesa, n. 12.

[4] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA. Identità e missione del religioso fratello nella Chiesa, n. 4.

[5] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA. Identità e missione del religioso fratello nella Chiesa, n. 28.