Che Senso ha..l’anno della MISERICORDIA

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Con l’indizione dell’Anno Santo della Misericordia (che ci accompagnerà dall’8 dicembre al 20 novembre), la Chiesa tutta è chiamata a essere segno credibile della misericordia di Dio. Una verità efficacemente sintetizzata da Papa Francesco nel motto programmatico che accompagnerà il cammino della Chiesa in questo particolare anno di Grazia: “Misericordiosi come il Padre”.

Con questa motto, il Pontefice vuole esprimere sia l’intento principale del Giubileo, cioè la riscoperta della misericordia divina come architrave che sorregge la vita della Chiesa, sia l’invito, rivolto a ogni fedele in Cristo, a compiere quotidianamente gesti concreti di misericordia.

Quest’ultimo invito costituisce un segno peculiare dell’Anno Santo. È compito di tutto il popolo cristiano riflettere «durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale» (Misericordiae Vultus, n. 15).

Una riflessione che si offre, nel cammino della vita cristiana, come una rinnovata possibilità per «risvegliare la coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà» (ivi) e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove «i poveri sono i privilegiati della misericordia divina» (ivi).

È dunque importante «riscoprire le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti» (ivi). E non di meno, è essenziale riflettere sulle opere di misericordia spirituale impegnandosi a «consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti» (ivi).

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo che le opere di misericordia «sono azioni caritatevoli con le quali soccorriamo il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali» (CCC, n. 2447). Con il nostro comportamento siamo quindi chiamati a rendere visibile l’agire stesso di Dio che si fa prossimo del povero: «i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese» (Dt 15, 11). Nella sua missione terrena, Gesù fa sua questa parola divina e la consegna ai discepoli invitandoli a «riconoscere la sua presenza nei poveri che sono suoi fratelli» (CCC, n. 2499): «quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt, 25,40). Il Giubileo ci offre l’occasione e la possibilità di «capire se viviamo o no come discepoli del Cristo» (MV, n. 15). Egli «esige da noi un serio impegno, mediante le opere di misericordia, per la liberazione da ogni forma di male» (Catechismo degli Adulti, n. 130). «Un programma di vita tanto impegnativo quanto ricco di gioia e di pace» (MV, n. 13). Un cammino, suggerisce Papa Francesco, nel quale è essenziale «recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta dal Signore. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerla come proprio stile di vita» (cf. ivi).

P. Antonio Donato C.Ss.R. (Il Cammino con San Gerardo, Settembre, 2015)

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